Silvano Agosti, regista e scrittore, si ispiro' al Kirghizistan per scrivere "Lettere dalla Kirghisia", pubblicato nel 2006. L'AGI lo ha intervistato su quanto accade in quel Paese. "La Kirghisia - racconta Agosti - e' un paese il cui popolo, infinitamente tenero e amichevole non puo' che essere perennemente nella minaccia di un brutale confronto con il potere. In Kirghisia oggi sta accadendo quello che e' avvenuto in Italia nel 1923, in Cile negli anni settanta e cosi' via. La sopportazione di una sistematica oppressione politica produce ovunque negli esseri umani una energia di rinnovamento capace di travolgere ogni feroce difesa del potere, ma il solo dialogo che in questi casi gli apparati sanno usare e' quello delle armi per uccidere. I cento morti sono l'ultimo atto di un confronto crudele tra chi chiede il rispetto dei propri diritti e chi glieli nega".
Il Kirghizistan e' fondato sullo sfruttamento intensivo del petrolio. "Nel mio romanzo 'Lettere dalla Kirghisia' -spiega Agosti- ho inviato ai miei simili dieci lettere, 'costruendo' un Kirghizistan non piu' basato sul petrolio ma sul buon senso. E allora li' nessuno lavora piu' di tre ore al giorno e il resto del tempo lo dedicano alla vita, a ogni cittadino viene regalata una casa al compiersi del diciottesimo anno di eta' e i bambini crescono per essere come sono e non parodie di se stessi, quindi non esistono scuole ma parchi dove si gioca fino a 18 anni. Una fiaba? No, un progetto - conclude Agosti - semplice e facilmente realizzabile".