Nel giardino della Casa Bianca, vicino a dove Jacqueline Kennedy pianto' un roseto come omaggio floreale alla Nuova Frontiera e familiare alla suocera Rose Fitzgerald, Michelle e Barak Obama stanno mettendo un orto di broccoli e zucchine. Invito al tempo stesso ad una piu' sana alimentazione, piu' rispettosa dei trigliceridi, e ad un pizzico di altrettanto sana autarchia commerciale. Un "orto di guerra" che segna, insieme al ritiro dall'Iraq ed al sostegno pubblico dell'economia in crisi, una ferma ed agreste rottura con il passato piu' recente, fatto di bombe in Medioriente e junk food. Oggi il New York Times rivela da dove e' iniziata la lunga marcia sfociata nella rivoluzione alimentare del Presidente, e chi ne e' l'ispiratore: la campagna romana, con il suo pecorino verace, ed il signor Giovanni Bernabei, italiano che se ci fosse il Nobel del mangiar sano se lo aggiudicherebbe il prossimo dicembre. Esiste anche un profeta della Buona Novella. Anzi, una profetessa. Si chiama Alice Waters ed e' una affermata chef californiana. Tutto comincia un paio di anni fa, alla prestigiosa American Academy di Roma, istituto culturale che ogni anno ospita decine di studiosi per quei soggiorni sabbatici tanto utili ad affinarsi nelle proprie competenze quanto per favorire gli scambi e le conoscenze tra le due rive dell'Atlantico. L'American Academy, a quel tempo, aveva un problema: la cucina non funzionava. Fior di intellettuali, specializzandi e pensatori costretti ad ingurgitare a mensa roba irriconoscibile quanto inedibile. "Papponi immangiabili", rievoca ancora adesso Kristina Milnor, una classicista che pure e' abituata a leggere della zuppa di sangue di bue che a Sparta si propinava ai piu' bellicosi tra i Lacedemoni. A lei il sangue di bue nessuno l'ha mai dato, certo, ma un paio di volte all'American Academy lo stufato di coniglio del coniglio aveva tutto, persino la testa che galleggiava in un mare di improbabile sugo.
Risultato: indici di gradimento alti per l'organizzazione della biblioteca e degli alloggiamenti, bassissimi per quello che invece avrebbe potuto facilmente essere un punto di forza dell'istituto. La buona nomea del quale, in paesi come l'America, si basa anche su queste cose. Ecco allora che la direttrice dell'Accademia, Carmela Vircillo Franklin, si fa venire in mente l'invenzione. Prende il telefono e chiama a Berkeley, California, la signora Waters. Lei accetta l'incarico, piomba a Roma e trova Giovanni Bernabei. Questi e' nient'altro se non un agricoltore della campagna limitrofa a Roma. In altri tempi qualcuno avrebbe potuto chiamare con termine tecnico burino, in quanto proveniente dall'Agro. Ma quei tempi sono finiti: ora e' un operatore agricolo di punta, che ha fatto della qualita' del Made in Italy il proprio marchio di riconoscimento ed e' pronto ad aprirsi ai mercati globalizzati. A farla corta: e' il fornitore di frutta e verdura dell'American Academy. Tutta roba freschissima e di prima qualita', che finita nelle mani sapienti di Alice Waters si e' traformata in quello che
Marzo 2009