Ambrogioni cosa succede ai manager? Da una parte sono visti come una ‘casta’ privilegiata cui andrebbe applicata una sovra-tassa. Dall’altra si moltiplicano episodi di ‘intolleranza’ verso una categoria che rischia di passare come un potenziale capro espiatorio della crisi economica.
E' bene fare chiarezza e mettere le cose al loro posto. La crisi economica che stiamo attraversando è senza precedenti e sta mettendo a dura prova il nostro sistema produttivo. Ma proprio per questo vanno mantenuti i nervi saldi, evitare ogni forma di demagogia ed affrontare con serietà i problemi. I manager, va detto senza indecisione, sono una risorsa del Paese e rappresentano una soluzione alla crisi, non ne sono certo responsabili. Ed e’ strumentale, per non dire di peggio, ‘strillare’ sui giornali gli stipendi di pochi big manager, soprattutto se di società coinvolte da crack finanziari. Così si finisce con il mettere alla gogna tutta la categoria. Poi non meravigliamoci se assistiamo a episodi di intolleranza nei confronti della categoria, come è accaduto recentemente in Francia. Accendere la miccia in momenti di crisi è facile, ma molto pericoloso.
Ma le retribuzioni dei dirigenti sono veramente troppo alte rispetto ai lavoratori dipendenti? e giustificano una sovra-tassa come ha recentemente proposto la Cgil e il segretario del Pd?
"Ci rendiamo conto delle esigenze politiche di Franceschini ma non e' con proposte estemporanee che si possono dare risposte adeguate alle componenti piu' deboli della nostra società: l'ipotesi di imporre una tassa extra sui redditi superiori a 120 mila euro, e' inaccettabile, nel merito e nel metodo. Il 70% di questi redditi appartiene a dirigenti aziendali che subiscono una pressione fiscale già opprimente e che oltre i 75 mila euro lordi e' pari al 43%: una retribuzione lorda di 120 mila euro diventa, al netto, di 63.500 euro/anno e quindi di 4.900 euro al mese. Parlare di ricchezza ci sembra francamente incongruo. Chi cita, a sproposito, quello che sta facendo Obama negli Stati Uniti, dimentica o fa finta di dimenticare che in America sui livelli retributivi di cui stiamo discutendo, grava una aliquota fiscale compresa tra il 25% e il 30 per cento. Fra l’altro se vogliamo ragionare in termini di politica fiscale, allora vi sono altre due considerazioni da fare. La prima è che quelli dei manager sono redditi dichiarati, trasparenti e forse è per questo che figurano ai primi posti delle classiche reddituali di un Paese che – dicono gli esperti – registra un’evasione fiscale pari a 250 miliardi di base imponibile, senza contare altre forme di elusione. Inoltre se accettiamo il concetto che l’economia è ormai globalizzata, ciò vale certamente, se non soprattutto, per i manager, chiamati ad operare in tutti i Continenti, in tutti i Paesi e nei settori più diversi. Va da sé, allora, che il trattamento retributivo e fiscale del management deve essere il più possibile omogeneo per non creare barriere ed ostacoli artificiali all’indispensabile mobilità professionale.
Tuttavia la proposta della sovra-tassa non sembrava celare intenti punitivi; l’obiettivo era sostenere un fondo sociale.
Anche in questo caso va fatta chiarezza. Se parliamo di solidarietà è bene ribadire che i dirigenti la fanno da sempre, finanziando il fondo Inps per l'indennità di mobilità con uno 0,30% della loro retribuzione che vale poco meno di 30 milioni di euro annui: tutela da cui, peraltro, per legge, sono esclusi. Ma c’è un altro discorso da fare: il livello retributivo di un dirigente medio e che opera in una azienda privata, è correlato a rischi e a responsabilità spesso sottovalutate. Inoltre non si dice mai che i dirigenti sono gli unici lavoratori dipendenti privi di tutela reale del posto di lavoro.
Vuole dire che la crisi sta mordendo anche la categoria dei dirigenti?
Purtroppo si, e i dati di Federmanager lo dimostrano. Nel 2009 non meno di 8.000-9.000 dirigenti saranno disoccupati. Per questo chiediamo segnali di attenzione da parte della politica e da parte del governo. Abbiamo bisogno di aiutare i dirigenti che rischiano il posto di lavoro ricollocandoli e riportandoli nel ciclo produttivo. Come Federmanager abbiamo chiesto al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, di destinare risorse adeguate alla legge 266 del 1997 che incentiva l'assunzione di dirigenti nelle piccole e medie imprese. Abbiamo anche chiesto che la riforma degli ammortizzatori sociali includa effettivamente i dirigenti consentendoci così, attraverso i nostri istituti bilaterali, di riorientare professionalmente queste risorse e di rimetterle sul mercato del lavoro evitando la dispersione inaccettabile di competenze professionali preziose per il nostro sistema economico.
Marzo 2009