CINA: VENT'ANNI DA TIENANMEN, RICORDO CHE IMBARAZZA PECHINO

Era la notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 quando l'esercito cinese inizio' a muoversi dalla periferia di Pechino verso Piazza Tienanmen, cuore storico della capitale, e apri' il fuoco contro migliaia di studenti che protestavano contro il regime di Deng Xiaoping. Un massacro che provoco' la condanna dell'Occidente e all'imposizione di un embargo sulla vendita di armi alla Cina. A vent'anni da uno degli episodi piu' drammatici della storia cinese, si ricorda il massacro che sconvolse anni di regime e segno' con una linea di sangue il passaggio a una Cina piu' moderna e democratica. Da allora il governo cinese non ha mai fornito una precisa versione della strage che, continua a essere descritto solo come "un incidente" dall'establishment, nel piu' pieno imbarazzo del governo. Mentre Pechino ricorda nel silenzio e' la vicina Hong Kong a organizzare una manifestazione per ricordare le vittime del massacro. Una serie di iniziative si susseguiranno fino al 4 giugno, giorno in cui e' stata organizzata una veglia. Era l'aprile 1989 quando ebbe inizio la protesta studentesca in Cina nata dal cordoglio per la morte del politico riformatore Hu Yaobang, popolare tra i riformisti, e dalla richiesta al Partito di prendere una posizione ufficiale nei suoi confronti.
La protesta divenne via via piu' intensa dopo le notizie dei primi scontri tra manifestanti e polizia. Gli studenti si convinsero allora che i mass media cinesi stessero distorcendo la natura delle loro azioni, che erano solamente volte a supportare la figura di Hu. Il 22 aprile, giorno dei funerali, gli studenti scesero in Piazza Tiananmen, nella citta' di Pechino, chiedendo di incontrare il Primo ministro Li Peng; la leadership comunista ed i media ufficiali ignorarono la protesta e per questo gli studenti proclamarono uno sciopero generale all'universita' di Pechino. All'interno del PCC Zhao Ziyang, Segretario generale del Partito, era favorevole ad un'opposizione moderata e non violenta nei confronti della manifestazione, riportando il dibattito suscitato dagli studenti in ambiti istituzionali. Favorevole alla linea dura era invece Li Peng, Primo ministro, che era convinto che i manifestanti fossero manipolati da potenze straniere. Egli, in particolare, approfitto' dell'assenza di Zhao, che doveva recarsi in visita ufficiale in Corea del Nord, per diffondere le sue convinzioni. Si incontro' con Deng Xiaoping, che, nonostante si fosse ritirato da tutte le cariche piu' importanti (ma rimaneva Presidente della potente Commissione militare), restava un personaggio estremamente influente nella politica cinese. Il 26 aprile fu pubblicato sul Quotidiano del Popolo un editoriale a firma di Deng Xiaoping che accusava gli studenti di complottare contro lo stato e fomentare agitazioni di piazza.
Questa dichiarazione fece infuriare gli studenti e il 27 aprile circa 50.000 studenti scesero nelle strade di Pechino, ignorando il pericolo di repressioni da parte delle autorita' e richiedendo che si ritrattassero queste pesanti dichiarazioni. Il 4 maggio circa 100.000 persone marciarono nelle strade di Pechino, chiedendo piu' liberta' nei media e un dialogo formale tra le autorita' del partito e una rappresentanza eletta dagli studenti.Il 13 maggio, duemila studenti decisero di insediarsi in Piazza Tiananmen e le loro richieste si radicalizzarono ulteriormente: non solo chiedevano una legittimazione, ma criticavano la corruzione del Partito ed il ritorno al conservatorismo da parte di Deng Xiaoping e chiedevano riforme politiche democratiche, innalzando il segretario del partito comunista russo in quel momento in missione in Cina Gorbacev a simbolo della riforma. In migliaia si unirono a questa protesta, supportata dagli stessi residenti di Pechino. I manifestanti innalzarono al centro della piazza un'enorme statua, alta 10 metri, chiamata Dea della Democrazia, in polistirolo e cartapesta. La protesta si era ampliata anche fuori dalla citta' di Pechino, arrivando a coinvolgere oltre 300 citta'. Di fronte all'immobilismo dei massimi dirigenti, fu ancora Deng Xiaoping a prendere l'iniziativa, decidendo, assieme ad altri anziani del Partito, di dichiarare la legge marziale per dare un segnale ancora piu' forte agli studenti. La notte del 19 maggio venne quindi convocato il Comitato permanente dell'Ufficio politico, organo comprendente i massimi dirigenti del PCC, al quale spettava l'imposizione della legge marziale: alcune fonti riferiscono che Zhao Ziyang fu il solo su 5 a votare contro, altre dicono che, non essendo stata trovata una maggioranza (2 a favore, 2 contro ed 1 astenuto), Deng la impose unilateralmente. Resta comunque il fatto che l'esercito, il giorno dopo, fu chiamato ad occupare la capitale. Zhao Ziyang tento' quindi una mossa disperata: all'alba del 20 maggio si presento' in Piazza Tiananmen e tento' di convincere gli studenti ad interrompere lo sciopero della fame e l'occupazione della piazza, promettendo che le loro ragioni sarebbero state ascoltate. Nemmeno la proclamazione pubblica della legge marziale convinse i manifestanti ad arrendersi. La situazione resto' quindi paralizzata per 12 giorni. Fu Deng a prendere la decisione finale: in quanto Presidente della Commissione militare, fece pervenire alle truppe l'ordine di usare la forza.
La notte del 3 giugno l'esercito inizio' quindi a muoversi dalla periferia verso Piazza Tienanmen. Di fronte alla resistenza che incontrarono, aprirono il fuoco ed arrivarono in piazza. Nonostante non sia possibile una ricostruzione accurata dei fatti, fu un massacro. Il governo cinese parlo' inizialmente di 200 civili e 100 soldati morti, ma poi abbasso' il numero di militari uccisi ad 'alcune dozzine'. La CIA stimo' invece 400-800 vittime. La Croce Rossa riferi' 2600 morti e 30.000 feriti. Le testimonianze di stranieri affermarono invece che 3000 persone vennero uccise. La stessa cifra fu data da un sito inglese di Pechino. Le stime piu' alte parlarono di 7.000-12.000 morti. Nei giorni seguenti si mise in atto una feroce caccia ai restanti contestatori, che furono imprigionati o esiliati.
ANNIVERSARIO TIENANMEN NEL SILENZIO ASSOLUTO
Al ventesimo anniversario del massacro di Tienanmen, compiuto dall'esercito cinese nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989, la Cina si chiude nel silenzio ufficiale, serra l'accesso alla storica piazza, aumenta la censura su Internet e rafforza le restrizioni sugli attivisti. Solo l'aumento del numero dei poliziotti attorno alla piazza e la perquisizione per chi si avvicina alla zona danno il segno che la giornata e' particolare a Pechino, dove parlare in pubblico del massacro continua ad essere un tabu'. Uno dei piu' noti dissidenti, Qi Zhiyong, che perse la gamba sinistra nel 1989 ed e' sotto costante sorveglianza della polizia, ha inviato un sms all'agenzia France Press per far sapere che e' stato costretto a salire su un'auto per essere portato via da Pechino. "Ogni giorno devo mandare a scuola mia figlia su una macchina della polizia. Stavolta, quando mia figlia e' scesa, gli agenti si sono rifiutati di far scendere anche a me. Al contrario, sono saliti altri due agenti, mi hanno costretto a sedere nel mezzo, e ora mi stanno portando via da Pechino. E hanno intenzione di togliermi il cellulare". E a quel punto tutte le chiamate al telefonino di Qi, 53 anni, a cui era stato chiesto nei giorni scorsi di lasciare la capitale, sono andate a vuoto. Del resto, lui e' abituato ad essere allontanato in occasioni "sensibili": fu portato via durante le Olimpiadi di agosto, quando a febbraio arrivo' in Cina il segretario di Stato Hillary Clinton, e a marzo, durante l'annuale sessione del
Parlamento cinese.
La censura va a tutto spiano: le notizie sul sanguinoso massacro che pose fine a sette settimane di proteste degli studenti vengono periodicamente tagliate dagli schermi della Bbc e Cnn, in lingua cinese. Alla vigilia dell'anniversario, Pechino ha
deciso di bloccare anche l'accesso al microblogging Twitter, alla posta elettronica di Hotmail, al nuovo motore di ricerca Microsoft Bing e al server fotografico Flickr (censure che si sommano alle numerose restrizioni a cui gia' sono soggetti gli utenti cinesi del web, penalizzati dalle censure di Youtube, Blogspot, Wordpress). In un comunicato, Reporters without Borders ha ricordato che "il black out sull'informazione e' stato cosi' efficace per 20 anni che la gran parte dei giovani cinesi sono del tutto ignari di quel che accadde quella notte". La maggioranza degli studenti dell'Universita' di Pechino, motore iniziale delle proteste, non sanno nulla di quel che successe: l'enorme campus della Beijing Daxue (nota con il nomignolo Beida in Cina), la maggiore universita' del Paese, vive l'anniversario piu' concentrata sugli esami di fine corso che per le rivendicazioni politiche.
Solamente alcuni famigliari delle vittime e i dissidenti in esilio hanno alzato al voce, esattamente come accade ogni giugno da vent'anni. "Il dolore rimane vivo nel luogo piu' profondo del mio cuore", ha detto Zhang Xianling, 72 anni, co-fondatrice dell'associazione Madri di Tienanmen, che riunisce 120 famigliari di
vittime. Basandosi sui dati raccolti negli ospedali le Madri credono che le morti quella notte possana essere stati 2.000. Il cadavere di Wang Nan, deceduto a 19 anni alle 3 di mattina del 4 scattando foto dinanzi ai fucili dei soldati, fu sotterrato vicino alla Scuola Secondaria Numero 28, ed affioro' in superficie con la pioggia. Zhang mostra il casco che portava il figlio: il proietttile entro' dal lato sinistra, attraverso' il cranio e usci' dalla parte posteriore. Gli amici lo cercarono per undici giorni in 24 ospedali "dove videro cadaveri di meno di un metro e anziane dai piedi di loto", nate dunque in epoca imperiale. Jeff Widener, l'autore della famosa foto di un giovane dinanzi a un tank, ha raccontato che il 4 giugno, quando i soldati uscirono a pulire le strade, "il suolo del viale Chang'An era letteralmente rosso di sangue". Ma gli appelli delle Madri al governo (computo ufficiale dei morti, risarcimento, perdono ufficiale e un giudizio sui responsabili) continuano a rimanere inascoltati.
ANNIVERSARIO TIENANMEN, CENSURATI TWITTER E HOTMAIL
Alla vigilia del ventesimo anniversario della strage di Tienanmen il governo cinese offre il meglio di se' in quanto a censura. Pechino ha deciso di bloccare l'accesso al microblogging Twitter, alla posta elettronica di Hotmail, al nuovo motore di ricerca Microsoft Bing e al server fotografico Flickr, scatenando l'ira della comunita' online cinese, la piu' numerosa al mondo con circa 250 milioni di navigatori. Un provvedimento che si somma alle numerose restrizioni a cui sono soggetti gli utenti cinesi del web, gia' penalizzati dalle censure di Youtube, Blogspot, Wordpress. Il 4 giugno ricorre il 20mo anniversario del massacro di studenti e lavoratori compiuto dall'esercito cinese nel 1989.
FOTO-SIMBOLO TIENANMEN, AUTORE IMPRECO' CONTRO UOMO FERMO
E' l'immagine simbolo del massacro di Tienanmen, ma anche di tutte le liberta' negate: un uomo impavido, piantato dinanzi a una colonna di blindati sul viale di Chang'An, a Pechino. Una commovente protesta individuale ore dopo che centinaia di giovani cinesi erano morti per i proiettili di quei corazzati. L'immagine fu scattata il 5 giugno del 1989 da almeno tre fotografi piazzati sui balconi dell'Hotel Beijing, vicino a piazza Tienanmen: Gli statunitensi Jeff Widener, per l'agenzia Associated Press, e Charlie Cole, per la rivista "Newsweek"; e il britannico Stuart Franklin, di Magnum, per la rivista "Time". "Quell'uomo solo mi rovinera' la foto", penso' Widener, oggi 52enne, prima di immortalare le gesta dello sconosciuto, raggiunto in occasione del ventesimo anniversario dei tragici fatti.
Anche Cnn e Bbc captarono l'immagine di quel giovane che sembrava aver appena fatto la spesa e che affronto' il blindato, gli taglio' il passo e riusci' a parlare con il soldato all'interno della torretta, prima che tre uomini se lo portassero via, inghiottito per sempre dalla storia. Nella foto il cinese piu' cercato dai corrispondenti stranieri ad ogni anniversario della strage porta una borsa e una giacchetta nella mano sinistra, mentre nell'angolo inferiore destro dell'immagine si vede parte di un lampione di Chang An, il viale della "pace eterna". Era mezzogiorno, "quando i tank entrarono a Chang An: temevo che sparassero a quell'uomo, ma non lo fecero. Ricordo che dissi a Kurt: 'questo tipo e' pazzo, lo ammazzeranno'". Kurt, o Kirt, era
lo studente americano che consenti' a Widener di usare la sua stanza, al sesto piano dell'hotel e che, sfidando la polizia, riusci' a portare il rullino, nascosto nella biancheria, fino agli uffici dell'Associated Press: "Non ho piu' saputo nulla di lui, mi piacerebbe sapere che cosa ha fatto, perche' senza il suo coraggioso aiuto il mondo non avrebbe visto questa foto".
Dalla notte della strage, Widener, allora responsabile per l'Asia a Bangkok, aveva avuto problemi: era rimasto senza batterie per il flash proprio mentre cominciavano gli spari, e una pietra lo aveva colpito alla testa lasciandolo scioccato per piu' di un giorno. Widener gesticola ricordando il dolore, lo spavento, i morti. Quando era alla finestra dell'albergo, "notai con orrore che la velocita' di otturazione era troppo bassa per una lente di 800 millimetri. Mi arrischiai a correre fino alla camera per cambiarla e ottenere un'immagine piu' nitida. Ma dimenticai che la velocita' della pellicola era di meno di 100 Asa (l'indice fotografico che misura la sensibilita' della pellicola) e non gli 800 ASA di sempre". "La maggioranza dei fotografi si sbagliano su questo, alcuni dicono che l'esposizione era sbagliata. Di fatto, era perfetta. Pero' ero sicuro di fotografare a 1/250 (la velocita' di otturazione della fotografia, calcolata in frazioni di secondo)... e non a 1/30. E' un miracolo che la foto si veda nitida. Scattai solo tre volte", ricorda Widener, a cui brucia solo che quella foto non gli diede il Pulitzer del 1990, nonostante fosse in finale. Maggior fortuna ebbe Charlie Cole, a cui l'immagine valse un World Press ward nel 1989. "Scattai la foto con una Nikon e una lente da 300 millimetri, da un balcone che era molto lontano, a circa 200 metri dalla scena", nella stanza di Stuart Franklin, all'ottavo piano dell'albergo. Dopo aver disperso la gente che era tornata in piazza la mattina, una colonna di 25 blindati avanzava lungo il viale. "Stuart ed io scattavamo le foto spalla contro la spalla, e dal niente apparve quel giovane, con una giacca in mano e una borsa nell'altra, mettendosi davanti ai blindati. Non potevo crederci. Ma continuai a sparare convinto che gli avrebbero sparato. E invece il tank sifermo'".
Rimane ignota la sorte del coraggioso giovane che i media piu' tardi identificarono come un tale Wang Weilin: secondo alcuni, portato via dalla polizia, fu giustiziato; ma se cosi' fosse, e' singolare che il regime non diede pubblicita' all'esecuzione, che avrebbe avuto un valore esemplare. "Fu lui a creare l'immagine, io scattai solo la foto", racconta Cole, dell'uomo che con il suo gesto commosse il mondo. "E io fui onorato di stare li'".
Giugno 2009