(AGI) - CdV - Con Benedetto XVI che concesse la dispensa dai 5 anni dalla morte necessari per iniziare la causa di beatificazione, e' dell'ex presidente della Cei, card. Camillo Ruini, che la richiese, il merito della rapidita' con la quale, battendo ogni record, Giovanni Paolo II sale all'onore degli altari. "Il 3 maggio 2005 - ricorda oggi sull'Osservatore Romano il card. Angelo Amato, capo del dicastero competente - il vicario di Roma, il card. Camillo Ruini, presento' al card. Jose' Saraiva Martins, allora prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, la richiesta della diocesi di Roma di costituirsi attore della causa di beatificazione e canonizzazione del Pontefice, aggiungendo anche la domanda di dispensa ex toto dal termine stabilito di cinque anni dalla morte per l'apertura dell'inchiesta diocesana". "Il 9 maggio 2005 - sottolinea il card. Amato - il neo eletto Papa Benedetto XVI accolse benevolmente la richiesta di dispensa. Qualche giorno dopo, il 13 maggio, durante l'incontro col clero romano nella basilica Lateranense, lo stesso Pontefice ne diede notizia, che fu accolta dall'assemblea con un fragoroso applauso". Fu quello, rileva il porporato salesiano, "l'inizio di un iter che, ponendosi in una corsia preferenziale, sgombra cioe' da ostacoli di altri processi, ha avuto uno svolgimento sollecito, ma condotto con estrema accuratezza e professionalita'". Dunque "l'invocazione del popolo di Dio era stata raccolta", ma, tiene a precisare Amato, "la millenaria prudenza della Chiesa suggeriva di obbedire meticolosamente alle norme emanate dallo stesso Giovanni Paolo II nel 1983, con la costituzione apostolica Divinus perfectionis magister". Insomma il criterio seguito e' stato "Santo Subito si, ma soprattutto Santo sicuro". Infatti, "un'incauta frettolosita' non doveva pregiudicare l'accuratezza del procedimento".
"Il vicariato di Roma - ricostruisce Amato sul giornale vaticano - si assunse il compito di accertare l'esistenza della fama di santita' e cioe' dell'opinione diffusa tra i fedeli circa la purita' e l'integrita' del servo di Dio Giovanni Paolo II e circa le virtu' da lui praticate in grado eroico". "Si dimostro' inoltre - continua il capo dicastero - che tale fama non era procurata artificiosamente, ma era spontanea, stabile, molto diffusa tra persone degne di fede e presente nella quasi totalita' del popolo di Dio. Certifico' anche la fama dei segni e cioe' l'opinione corrente tra i fedeli circa le grazie e i favori ricevuti da Dio mediante l'intercessione del servo di Dio". Secondo il card. Amato, "per un riscontro empirico della fama sanctitatis et signorum di Papa Giovanni Paolo II, e' sufficiente sostare un poco in piazza San Pietro, in qualsiasi giorno dell'anno, per vedere la fila interminabile di fedeli che si recano in pellegrinaggio alla sua tomba nelle grotte vaticane". "Cio' - conclude il cardinael - a confermare che la sua fama di santita' e' una communis opinio, e cioe' un'opinione diffusa tra i fedeli nei confronti della bonta' di un servo di Dio, testimone eroico ed esemplare della sequela Christi".