"...Vissi d'Arte. Vissi...". Ma, contrariamente al destino dell'eroina pucciniana, dovra' continuare a nutrirsi d'Arte il turismo italiano, se vorra' resistere ai contraccolpi della crisi internazionale e contrastare la concorrenza di Paesi emergenti che meglio sanno tutelare e valorizzare il loro patrimonio. Si chiama turismo culturale, una voce che incide del 36 per cento sul fatturato complessivo del settore. Un numero importante, tanto piu' perche' generato da un turismo ricco, vale a dire una spesa pro capite di circa il 42 per cento. "Ecco perche' accentuare l'attenzione sul turismo culturale e' strategico per l'economia turistica italiana. Ci renderebbe ancora piu' competitivi sul mercato internazionale", ha detto Maria Chiara Ronchi, nell'anticipare nella sua veste di direttore i contenuti della XIV Borsa del Turismo e delle 100 citta' d'Arte italiane, che dal 28 al 30 maggio terra' a Ravenna, "Nessuna concorrenza con il turismo, diciamo cosi', di massa. Anzi possiamo creare un effetto trascinamento, vale a dire prolungare e in un certo senso regolare le stagioni dei flussi, perche' le citta' d'arte e i borghi hanno attrattive godibili in tutte le stagioni. Penso alle tradizioni cosi' diverse da un territorio all'altro", prosegue Maria Chiara Ronchi, "penso all'arte enogastronomica, al ritmo lento della vita del borgo. Tutti elementi che ne fanno un territorio riconoscibile, che si distingue. E non secondario, questo circuito alleggerirebbe anche la pressione sulle grandi citta'". Diventa, dunque, una priorita' la conservazione e la tutela di questo territorio. "In questa direzione va il protocollo d'intesa concordato tra la Borsa del Turismo delle 100 citta' d'Arte d'Italia e le Citta' e i siti italiani patrimonio mondiale dell'Unesco", ha detto Maria Chiara Ronchi.
Stando ai dati della Confesercenti, il turismo culturale ha tenuto alla forte flessione registrata dal settore in generale, dove la crisi "e' risultata in un salasso per le piccole e medie imprese del turismo e del commercio". Le cifre dicono "che complessivamente 78mila imprese, tra turistiche e commerciali nel senso piu' ampio, sono sparite dal mercato, di cui 11mila prettamente turistiche". Il dato tradotto significa che "sono andati persi 220mila posti di lavoro. Si tratta di disoccupati che si vedono poco, ma che ci sono. E questo significa che anche il lavoro autonomo ha pagato un prezzo molto alto". Non si dispongono di dati sull'andamento del turismo straniero, quello che sceglie l'Italia prima di tutto per l'offerta artistico culturale, e poi per l'enogastronomia. Il piu' recente -pubblicato nel Rapporto 2009- e' riferito a due anni prima e da quello emerge che sotto gli effetti della crisi e delle oscillazione delle monete e' passato dal 57-58 per cento del totale al di sotto del 50 per cento. "La Confesercenti calcola 10-12 punti percentuali in meno.", ha sottolineato la fonte. Come Maria Chiara Ronchi, anche la Confesercenti insiste molto sul turismo culturale: "Si' perche' non solo e' in grado di 'destagionalizzare' un turismo italiano truppo concentrato nei soli mesi estivi ma anche perche' puo' fare da volano per altri attivita' e garantire cosi' maggiore stabilita' occupazionale e una buona coesione sociale".
Marzo 2010