Bernhard Scholz è il presidente della Compagnia delle Opere, l’associazione imprenditoriale che riunisce oltre 34mila imprese, principalmente medie e piccole, e più di 1.000 organizzazioni non-profit., con l’obiettivo di “promuovere e tutelare la presenza dignitosa delle persone nel contesto sociale e il lavoro di tutti, nonché la presenza di opere e imprese nella società, favorendo una concezione del mercato e delle sue regole in grado di comprendere e rispettare la persona in ogni suo aspetto, dimensione e momento della vita”. Da questa posizione ha un osservatorio privilegiato sul tessuto economico-imprenditoriale italiano e da Matching, la fiera-non fiera della Compagnia delle Opere, ha affrontato con Agi i temi della crisi e le sue conseguenze.
Presidente Scholz, a che punto siamo con questo turmoil finanziario? Come reagiscono le imprese?
«Il primo dato che tutti abbiamo sotto gli occhi riguarda la caparbietà e la forza con cui le imprese italiane hanno saputo affrontare la crisi senza limitarsi a subire il calo degli ordini, i problemi di liquidità, le difficoltà dei mercati, ma cercando di mettere in campo nuove risorse: innanzitutto l’indomita capacità di rispondere con l’innovazione alle nuove e spesso drammatiche sfide, migliorando prodotti e processi, affinando strategie, riposizionandosi rispetto alla concorrenza. In una situazione di difficoltà come quella che stiamo affrontando il rischio peggiore è la logica del “si salvi chi può”, il prevalere di interessi particolari rispetto alla necessità di una posizione che abbia come orizzonte non solo il bene personale, ma anche quello comune. Invece ci sono tanti imprenditori che hanno deciso da mesi di non prendere lo stipendio, per non compromettere l’azienda e il lavoro dei dipendenti. Altri che stanno investendo nell’impresa il loro patrimonio personale. Ci sono dipendenti che stanno lavorando con maggiore energia per aiutare l’azienda in questo passaggio tormentato. E ci sono tanti che dedicano tempo ad aiutare chi sta rischiando di dover chiudere l’attività. Il primo complice della crisi è la solitudine del fare impresa. Ed è evidente che da questa crisi non si può uscire da soli; e che anzi la solitudine è spesso la concausa dell’aggravarsi di molte situazioni economiche, sia a livello imprenditoriale, sia a livello personale o famigliare. Per questo il primo modo di contrastare la crisi è creare un tessuto di relazioni che permetta di non affrontare le difficoltà da soli».
Come si sviluppano queste relazioni?
«In tanti modi. Ci sono imprenditori che creano consorzi, oppure nuove società o anche aggregazioni informali per sostenersi in sfide che da soli non sarebbero in grado di affrontare. Il Matching, di cui in questi giorni si svolge la quinta edizione, è proprio la dimostrazione del fatto che il lavoro e il dialogo tra chi lavora, il sostegno reciproco tra chi lavora, sono le strade principali che ci permetteranno di attraversare questa fase. Matching nasce per favorire le relazioni tra imprenditori e la conoscenza di tutto ciò che riguarda la vita e lo sviluppo dell’impresa. Quest’anno in particolare abbiamo posto l’attenzione su internazionalizzazione e innovazione come due strade prioritarie per lo sviluppo e la risposta alla crisi. Sul fronte dell’internazionalizzazione sono presenti a Matching imprese e buyer di 42 paesi. In tema di innovazione abbiamo tante iniziative che cercano di favorire il dialogo tra mondo della ricerca e mondo dell’impresa».
La ripresa dunque passa anche e forse soprattutto per le persone?
«Certamente. In una situazione come quella attuale siamo chiamati a riscoprire con maggiore forza quale sia la natura di quella posizione autenticamente umana capace di realizzare un legame inscindibile tra bene della persona, il bene dell’azienda e il bene comune. E quindi, siamo chiamati a riscoprire cosa significa vivere il proprio lavoro in modo che, rispondendo al proprio bisogno, possa essere una risposta anche al bisogno di tutti; e quale sia, perciò, la relazione tra il lavoro di ciascuno e il bene comune».
La politica che supporto può dare? Ad esempio, ultimamente si è parlato spesso di Irap…
«L'Irap è un peso che punisce chi crea lavoro, è un antivolano. Un ulteriore abbassamento del peso fiscale, per quanto possibile, è una delle priorità' per aiutare il Paese a ripartire. Le agevolazioni finora sono state troppo deboli. In un suo recente intervento sul Corriere della Sera, Alberto Quadrio Curzio richiamava l’importanza di erogare fondi per favorire l’aggregazione di imprese, rifacendosi anche a una idea del ministro Tremonti che andava nella stessa direzione. Si tratta di una proposta interessante e da perseguire con decisione, che sarebbe in linea con il principio di sussidiarietà, a noi così caro, che il Matching non solo propone ma mette in atto, perché favorisce il formarsi di reti - e perché no, col tempo di imprese un po’ più grandi - senza costringere gli imprenditori piccoli a sacrificarsi, ma incentivandoli ad entrare in forme di aggregazione che li vedono più attivi e partecipi. Oltre a questo, ovviamente, sono da mantenere gli ammortizzatori sociali, che sono fondamentali per evitare effetti sociali drammatici che nel 2010 potremmo trovarci ad affrontare».
Matteo Buffolo