Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani dal 5 dicembre 2007. In molti la indicano come l'uomo che ha rivoluzionato uno dei musei piu' famosi al mondo. In cosa consiste questa rivoluzione?
Vengo da un'esperienza di molti anni di gestione dei musei italiani: sono stato direttore degli Uffizi, soprintendente a Venezia, Firenze, sono stato anche ministro dei Beni Culturali nel governo tecnico di Lamberto Dini. Conosco bene il mondo dei musei e delle soprintendenze quindi ho portato qui quello che sapevo. Sono intervenuto prima di tutto cercando la collaborazione dei colleghi: i Musei Vaticani hanno la fortuna di poter contare su uno staff di tecnici, studiosi, storici dell'arte, archeologi, ma anche restauratori, tecnici di varia formazione e competenza di assoluta eccellenza. I miei messaggi sono stati accolti positivamente e i primi risultati si cominciano a vedere.
Quali sono?
L'apertura prolungata e notturna dei musei, il sistema di prenotazione online che dimostra di funzionare, il rinnovo della concessione per la vendita dei prodotti in offerta al pubblico, interventi edilizi per sistemare meglio gli uffici. Sono riuscito a licenziare il primo nuovo regolamento della gestione dei musei, che riguarda attivita' del personale, uffici e quant'altro. Sono nati uffici nuovi, come quello del conservatore, che ha il compito di monitorare la situazione conservativa delle varie collezioni. Per esempio, la soprintendenza ai beni ambientali e architettonici. Sembra incredibile ma prima non c'era. I Musei Vaticani hanno anche compiti di soprintendenza, di controllo, su un patrimonio architettonico che e' fra i piu' importanti del mondo. All'interno delle mura vaticane ci sono i capolavori dei piu' grandi architetti mai vissuti, Michelangelo, Bramante, Bernini, Borromini, Nervi. Era assolutamente necessario che ci fosse un ufficio specializzato proprio nel controllo e nella manutenzione e tutela del patrimonio.
Qual e' il compito prioritario di un museo?
Non dimentico mai che il vero primario compito di un museo, specie per uno come questo, e' quello di produrre informazione, cultura, risultati. Abbiamo concluso, e sembrava un'impresa impossibile, il restauro della Cappella Paolina di Michelangelo. L'ha inaugurata il Papa con i vespri del 4 luglio scorso, dopo 7 anni di lavori. Aprirla al grande pubblico? Lo escludo, non fa parte del percorso dei musei. E' la cappella del Papa e della corte papale, il Papa la vuole per se'.
E' vero che la Cappella Paolina puo' vantare l'ultima pennellata di Michelangelo?
Si', l'ultimo capolavoro di Michelangelo pittore e' la Cappella Paolina, cui ha lavorato fino al 1550, quando ormai era vicino agli 80 anni. Come sappiamo e' poi vissuto ancora a lungo, occupandosi soprattutto di architettura e della cupola di San Pietro, il suo grande cruccio, che non ha visto finita. L'ultima sua opera e' una scultura, la Pieta' Rondanini, che e' al museo del Castello Sforzesco di Milano. Ci ha lavorato fino alla notte prima che entrasse in coma e poi morisse, nel febbraio 1564, nel suo studio di Macel de' Corvi a Roma. Quella veramente e' la sua ultima preghiera, il suo testamento spirituale.
C'e' un autoritratto del Buonarroti nella Cappella Paolina, come ipotizzato da alcuni studiosi subito dopo la fine del restauro?
No, non c'e' un autoritratto di Michelangelo nella Cappella Paolina. Gli unici certi che si conoscono sono due. Uno nella Cappella Sistina, dove tra i santi c'e' un san Bartolomeo, che secondo la tradizione venne scorticato vivo come un coniglio. Si vede san Bartolomeo che regge la sua pelle in mano, e in quella pelle si riconosce la faccia di Michelangelo. Questo perche' lui diede al san Bartolomeo la faccia di Pietro Aretino, un poligrafo giornalista di quel tempo che ce l'aveva con Michelangelo. Come se l'avesse spellato vivo, fa vedere nella pelle il suo ritratto.
L'altro autoritratto?
E' nella Pieta' di Firenze, nel museo dell'Opera del Duomo di Firenze. La Pieta' era una scultura che Michelangelo aveva progettato per la sua tomba. C'e' il Cristo, la Madonna e la Maddalena. Dietro un vecchio, Giuseppe d'Arimatea, che sostiene da dietro il corpo di Cristo, e li' c'e' la faccia di Michelangelo. Questi sono quelli certi, gli altri sono interpretazioni non documentabili.
Michelangelo e la 'sua' Cappella Sistina sono l'attrazione fatale dei Musei Vaticani. Come coinvolgere i visitatori anche verso gli altri capolavori dei Musei?
Non e' facile. Per la gran parte del popolo dei Musei Vaticani, circa 4 milioni e mezzo ogni anno in media, l'oggetto del desiderio e' la Cappella Sistina, che ha una notorieta' pop nel mondo, con un Michelangelo superstar: e' un fenomeno oggettivo dei nostri tempi. Addirittura lo stesso Raffaello e' oscurato da Michelangelo. Non possiamo contrastare il fenomeno, possiamo pero' far capire al pubblico che ci sono anche altre cose: la parte archeologica, il museo egizio, quello etrusco, la galleria d'arte moderna contemporanea che e' una tra le piu' importanti del mondo, con capolavori da Van Gogh a Matisse, a Bacon, Martini, Morandi, De Pisis. Questo lo possiamo fare organizzando delle giornate o delle occasioni speciali proprio per offrire al pubblico quella sezione di museo, quella serie di capolavori. Piu' facile a dirlo che a farlo, perche' c'e' la pressione dei grandi numeri, quelli che comunque vogliono vedere la Cappella Sistina e del resto non si interessano. Non si puo' contrastare questo fenomeno, ma offrire altre opportunita' si'. E sara' soprattutto questo il mio personale impegno dei prossimi mesi. L'apertura prolungata e notturna dei Musei Vaticani nei venerdi' dell'estate e' stata un successo, tanto da prorogare l'iniziativa ai venerdi' di settembre e ottobre.
E' possibile immaginare in un futuro prossimo un giorno fisso di apertura notturna, come succede per esempio al Louvre?
Penso di mettere a regime le aperture pomeridiane e notturne a partire dall'estate 2010. D'inverno avrebbe poco senso. Quest'anno e' stato sperimentale e non dubito che il successo che c'e' stato il 24 luglio scorso ci sara' anche nei prossimi venerdi'. Ho voluto l'apertura notturna proprio per aprire i musei del Papa, soprattutto ai romani. I cittadini si sentono espropriati dei loro musei dal popolo dei turisti, degli stranieri, cosi' come a Roma in tutte le citta' d'arte del mondo come Firenze, Parigi, Madrid. Questo e' male, perche' i cittadini dovrebbero capire che gli Uffizi per i fiorentini, i Vaticani per i romani, il Louvre per i parigini sono i loro musei. Il modo per farlo capire e' quello di aprirli quando i grandi flussi turistici organizzati non ci sono. La sera del 24 luglio abbiamo visto il museo abitato dal popolo di Roma, dalle famiglie, dai fidanzati, dagli amici, dalle persone di questa citta' che ritrovavano i loro musei in una luce e in un'atmosfera particolare. Questo mi pare positivo.
Lei ha avuto parole di elogio per la lezione-spettacolo di Dario Fo su Giotto che si e' tenuta a Firenze nell'estate. Ha parlato del premio Nobel come di un creativo straordinario, di un affabulatore incredibile. Nel 2007 Fo ha portato in scena una lezione-spettacolo su Michelangelo. Ospiterebbe nei Musei Vaticani un evento del genere?
Certamente si'. Si potrebbe fare, con grande qualita' e assoluto rigore. L'idea e' bella e si puo' fare, non c'e' dubbio che sarebbe un evento di qualita'. La vita di Michelangelo e' la sceneggiatura filmica piu' bella che ci sia, e' stato un amministratore della sua immagine intelligentissimo, gli e' mancata soltanto la televisione. Quella non l'aveva, ma si e' costruito un'immagine di se stesso assolutamente geniale, era lui che ha inventato il personaggio Michelangelo, quello che litigava con il papa, che non doveva vedere nessuno, che era misantropo: non era vero niente, tutte cose che ha costruito su se stesso e che poi il grande storico e critico Giorgio Vasari ha divulgato costruendo quindi l'immagine di Michelangelo che noi conosciamo. Grande genio della televisione Michelangelo: se vivesse oggi lavorerebbe con la televisione.
Conosciute quanto gli stessi Musei sono le file croniche per accedervi. Qual e' la situazione?
Le file croniche non ci sono piu': con il sistema delle prenotazioni online siamo riuscite a fluidificare le visite. Su internet c'e' un surplus obbligatorio di prevendita di 4 euro, da aggiungere ai 14 del biglietto. Non e' poco, ma conviene a chi non vuole avere problemi ed essere certo di entrare all'ora prestabilita. E' stato un anno magro e di crisi e questo vale per Roma, Firenze e Venezia. I Vaticani reggono, ma tutti la avvertiamo. Mancano gli americani, i giapponesi sono meno del solito, ma emergono nuove nazioni come i brasiliani, i russi, i coreani.
Al Louvre gli under 26 residenti nei paesi dell'Unione Europea entrano gratis. E' una misura allo studio della direzione dei Vaticani l'ingresso gratuito per gli under 26?
Sara' difficile adottare una misura del genere perche' il reddito dei Musei e' fondamentale per il funzionamento di tutto lo Stato. I Musei con i loro circa 60 milioni di euro di introiti annui, tra biglietti, libri e quant'altro, forniscono un utile piuttosto importante per il funzionamento di altri uffici e dicasteri che non hanno redditi diretti. Quindi non e' possibile immaginare fasce di gratuita' per i Musei Vaticani. Una riduzione e' stata invece prevista per le visite scolastiche, che cerchiamo di qualificare e potenziare sempre di piu'. Abbiamo una sezione didattica che funziona molto bene con una serie di operatrici qualificate che si occupano delle visite dei giovani, dai 6 ai 15 anni. La didattica e' fondamentale: un museo deve servire come strumento di educazione insieme alla scuola per trasformare le persone in cittadini consapevoli della loro storia della loro cultura.
In un'intervista lei ha dichiarato che per visitare i Musei Vaticani ci vorrebbe una settimana. Esiste un biglietto aperto per chi volesse veramente visitare per una settimana i Musei Vaticani?
No, non c'e' il biglietto aperto, c'e' solo quello giornaliero. Ma si potrebbe immaginare un open ticket. Prometto che esplorero' questa possibilita'.
Il supermanager Mario Resca, direttore per la Valorizzazione del Patrimonio culturale recentemente nominato dal ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, ha parlato dei Musei Vaticani come 'un esempio positivo, che genera profitto'. Tra i compiti di un museo antico di 500 anni come quello dei Vaticani, c'e' anche quello del profitto?
Il grande incommensurabile profitto che danno i musei in tutto il mondo consiste nell'incivilimento della gente che li visita. Un cittadino incivilito, piu' colto, piu' consapevole e' anche un operaio piu' bravo, un impiegato piu' efficiente, un dirigente piu' responsabile. Questo nessuno lo calcola ma il vero profitto e' questo qui, poi tutto il resto sono spiccioli, dalla vendita delle cartoline ai caffe'. Certo, ci vuole anche quello. Ma il vero profitto, vale per tutti, e' l'incivilimento. Ci sono dei settori dello Stato come i beni culturali, scuola e sanita' che saranno sempre in perdita in qualche modo. Sono dei servizi fatti alla collettivita' che non si possono misurare in termini di parita' di bilancio o addirittura di profitto. Il loro utile puo' essere anche in negativo dal punto di vista finanziario ma non lo e' dal punto di vista dell'educazione, della salute dei cittadini, della conservazione del patrimonio, dell'identita' culturale delle nazioni. Io sono d'accordo con Resca che e' un amico ed e' anche bravo quando dice 'cerchiamo di evitare gli sprechi, razionalizziamo al meglio gli investimenti, cerchiamo di far rendere per quanto possono rendere i musei italiani', cose che tra l'altro ho sempre fatto nel mio mestiere di sovrintendente in Italia. Resca viene da una cultura aziendalistica allo stadio puro, ha sempre lavorato nel settore della produttivita' di beni di consumo, come McDonald.
Lo conosco, e' un uomo abbastanza intelligente da aver capito che gli Uffizi non sono gli hamburger, che non si vendono cose cosi'. Chiaro che lo dovremo verificare all'opera, ma conoscendolo sono ottimista. Gli faccio gli auguri.
Cosa pensa del progetto di portare i capolavori italiani all'estero per attirare i turisti?
C'e' bisogno che le persone vengano al Colosseo, all'ombra della cupola di San Pietro, che entrino nella galleria Borghese. Si puo' fare attivita' pubblicitaria all'estero, ma per capire che Roma e' la citta' piu' bella del mondo e che tutte le citta' del mondo non sono altro che varianti di Roma, in fondo, bisogna venire a Roma. E allora uno capira' la propria citta' e la amera' e la capira' in quanto la vede in rapporto con Roma.
Con Roma ha un particolare legame. Com'e' l'Italia vista da Oltretevere?
Io sono sempre stato di casa a Roma, l'ho sempre considerata la mia vera citta'. Vedo il mondo dei beni culturali come lo vedevo da ministro. In fondo il bello del patrimonio culturale italiano e' che e' infinitamente distribuito, differenziato. Uno se andasse a Sutri, dove bisogna andare, vedrebbe una citta' che sta su strati di culture: si comincia con gli etruschi, poi ci sono le rovine romane, poi ci sono quelle medievali, rinascimentali e intorno c'e' il deserto della campagna romana che piaceva a Goethe, a Stendhal. Questa e' l'Italia delle cento citta', degli infiniti campanili, del patrimonio che e' distribuito dappertutto, che si riflette come in un gioco degli specchi. Io sono un uomo fortunato, che ha vissuto in mezzo al bello.
Il 10 maggio scorso i Musei Vaticani hanno dato il loro contributo con un'apertura straordinaria alle popolazioni colpite dal terremoto dell'Aquila del 6 aprile. Lei e' stato commissario straordinario per il restauro della Basilica di San Francesco dopo il terremoto umbro del '99. Come andranno le cose all'Aquila per i monumenti da restaurare, per le opere d'arte danneggiate?
Conosco benissimo L'Aquila e i colleghi dell'Aquila. I restauratori italiani sono i migliori del mondo. Non dubito che faranno un ottimo lavoro, anzi, lo stanno gia' facendo a Collemaggio e alla chiesa delle Anime Sante. Il vero problema dell'Aquila e' il fatto che la gente non c'e' piu', non il restauro dei monumenti che sara' fatto benissimo. Se fanno le case nuove, il centro storico dell'Aquila rimarra' abbandonato: i monumenti sono importanti se ci sono gli uomini e le donne che li fanno vivere. Se non ci sono le persone i monumenti, pur restaurati, diventano dei relitti, delle cose senza vita e L'Aquila diventa una citta' morta. Spero che facciano delle politiche abitative intelligenti, che la gente torni ad abitare il reticolo di strade della vecchia Aquila.
L'azione del governo si dirige verso una costruzione e non una ri-costruzione, almeno in questo momento.
E questo e' un errore, si distrugge il territorio come se gia' non se ne fosse distrutto abbastanza, si consuma il paesaggio italiano che e' gia' stato devastato dall'edilizia e si lasciano morire d'inedia e desertificazione i centri storici. E' la politica piu' stolta che si possa fare.
Quali sono i tre capolavori che non si devono perdere visitando i Musei Vaticani?
A parte la Cappella Sistina di Michelangelo, le stanze di Raffaello. Uno dovrebbe trovare il modo di entrare, astraendosi e dimenticando tutta la gente che ha intorno, nella Stanza della Segnatura, e stare li' anche per delle ore e guardarsi intorno. Capira' che quello e' il vertice assoluto della pittura di tutti i tempi. Poi deve andare in Pinacoteca e fermarsi di fronte alla Trasfigurazione di Cristo, sempre di Raffaello. Dopo di che non ha bisogno di altro: si sta alcune ore di fronte a questi capolavori e si va via felici.
La sua e' una vita costellata di capolavori e musei tra i piu' importanti del mondo. C'e' un museo cui e' rimasto particolarmente legato?
Il Museo del Bargello e' un museo che amo molto perche' vengo da una famiglia di antiquari. Faccio questo mestiere perche' vengo da quel mestiere e dico sempre che se un antiquario muore e va in paradiso, il paradiso e' il Bargello. Li' c'e' tutto, ci sono sculture, bronzi, vetri, maioliche, smalti, armi, mobili. C'e' tutta l'infinita tipologia delle opere delle tecniche dei materiali usciti dalle mani dell'uomo. E' prodigioso. Questo e' il paradiso.