Il 2011 "non sara' un anno facile" per i militari italiani in Afghanistan che, cresciuti in numero e impiegati in operazioni piu' complesse, dovranno affrontare nuovi rischi e minacce. Ma l'Italia sta facendo uno "sforzo immenso", con "risultati enormi" riconosciuti dalla popolazione locale e citati a "modello" anche da David Petraeus, comandante delle operazioni militari statunitensi in Afghanistan. Rientrato a fine novembre da Herat, il colonello dell'aeronautica Davide Re racconta con emozione la sua esperienza alla guida della Joint air task force (Jatf), compagine interforze a guida aeronautica con il compito di fornire supporto aereo alle truppe Isaf, dotata di elicotteri, caccia e velivoli senza pilota (Predator). La Jatf e' composta da circa 250 uomini, tra personale dell'aeronautica militare, della marina e dell'esercito, che costituiscono una sorta di "grande fratello", un "grande occhio che, dal cielo, fornisce informazioni fondamentali per la sicurezza delle truppe e della popolazione civile". "Sono arrivato a Herat il 18 maggio scorso", ha raccontato Re, "me lo ricordo bene perche' il giorno prima due militari italiani, Massimiliano Ramadu' e Luigi Pascazio, morirono in un attacco a Mangan, circa 15 chilometri a sud da Bala Murghab. Conservo ancora il giornale del 18, mi ricordo di essere partito con il quotidiano in tasca e il pensiero 'Speriamo che mia madre non legga i giornali'. E, invece, arrivo', puntuale, la telefonata". "Quella partenza fu segnata da qualche preoccupazione in piu': mia moglie era incinta e avrebbe dovuto affrontare la gravidanza da sola", ha ricordato il colonnello che, in passato, ha partecipato a diverse operazioni Nato in Bosnia-Erzegovina e alla missione Allied force del 1999 in Serbia e Kosovo. "Per fortuna mia moglie ha avuto una gravidanza tranquilla", ha aggiunto, "e io sono rientrato a fine novembre, al termine di un'esperienza meravigliosa dal punto di vista professionale e umano. Ho avuto il privilegio anche di entrare in contatto con la popolazione locale: gli afghani sono un popolo fiero, molto legato alle proprie tradizioni e alla propria terra".
Come opera la Jatf?
La Jatf e' una compagine militare di competenza aerea costituita da elementi dell'aeronautica, della marina dell'esercito. Ha in dotazione due predator, quattro caccia Amx, un C-130 J, tre elicotteri, ai quali, a breve si aggiungeranno tre C-27 J. I predator, aerei senza pilota, svolgono missioni di sorveglianza dei convogli (anche umanitari), cercando di identificare le minacce, come gli Ied (improvised explosive device), ordigni artigianali e improvvisati, spesso nascosti al ciglio delle strade. Gli Amx sono caccia molto rapidi, utilizzati per operazioni di sorveglianza e ricognizione (attraverso sistemi sofisticati di pod fotografici), e di scorta armata grazie al cannoncino di cui sono dotati. Il C-130 e' un velivolo da trasporto di mezzi e uomini, molto utile, perche' consente l'aviolancio di diverse tonnellate di materiale. Presto il nuovo sistema Jpad, grazie a un paracadute con guida gps, consentira' lanci piu' precisi da quote piu' alte. Poi ci sono gli elicotteri che servono per attivita' di trasporto logistico, di materiali, e vengono utilizzati anche per lo spostamento dei feriti, militari e civili.
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C'e' chi sostiene che gli elicotteri non sono a sufficienza e che la flotta andrebbe rinforzata. Lei che idea s'e' fatto?
Oltre ai tre in dotazione alla Jatf, l'esercito italiano dispone di una decina di elicotteri da attacco, i Mangusta, di tre o quattro Chinook e di piccoli Ab205 per gli spostamenti. Io ritengo che, in contesti del genere, i mezzi non bastino mai, ma l'Italia sta facendo uno sforzo immenso, considerato i tagli che hanno interessato il settore. Uno sforzo importante, se si pensa anche che questi mezzi necessitano di manutenzione costante. In Afghanistan e' schierata una buona fetta della nostra capacita' operativa, gestita con generosita' e intelligenza, se si considera anche la parte importante che riguarda l'addestramento, che si fa in Italia. Perche' un pilota che parte per l'Afghanistan deve essere preparato, 'combat ready' (pronto al combattimento). Il nostro Paese sta facendo veramente un grosso sforzo e i vantaggi sono visibili sul terreno, soprattutto a Herat.
Che giudizio s'e' fatto della valutazione dell'operato dei militari italiani?
Anche rispetto ai militari di altre nazionalita' che partecipano alla missione Isaf, gli italiani, in generale, hanno dimostrato di lavorare ad altissimi livelli. Lo ha voluto precisare anche Petraeus, visitando il Prt (Provincial reconstrunction team) di Herat. Il comandante statunitense ha sostenuto che i Prt in Afghanistan devono ispirarsi al modello italiano, esempio di efficienza. Il lavoro degli italiani e' stato agevolato anche dal buon rapporto con le autorita' locali. A Herat abbiamo avuto due governatori straordinari e tutte le nostre attivita' sono coordinate con i politici afghani. Grazie a questa collaborazione, la parte occidentale del Paese sara' la prima a essere restituita ai locali.
In base alla sua esperienza, giudica realizzabile un inizio del ritiro dei soldati nella primavera del 2011 per arrivare a un rientro delle truppe combattenti nel 2014, alla fine del mandato di Hamid Karzai, come sostiene il ministro degli Esteri, Franco Frattini?
E' difficile dirlo. Ma io sono ottimista. Ho visto una grossa crescita nella compagine afghana preposta a garantire la sicurezza del Paese. I nostri militari offrono un apprezzato addestramento e supervisione nei confronti della polizia locale (Anp, Afghan National Police), Abp (Afghan Border Police), Ana (Afghan National Army) ed Ancop (Afghan National Civil Order Police) accrescendo le loro capacita' professionali ed operative nella lotta al crimine e alle attivita' illegali. Nelle recenti elezioni, tantissimi seggi sono stati messi in sicurezza dalla polizia afghana. Questi sono segni tangibili che si sta andando avanti. E L'Italia svolge un ruolo importante nell'addestramento di queste forze. Ci sono indicazioni che, nella coalizione, le forze di sicurezza saranno progressivamente ridotte, mentre sara' potenziato l'addestramento e il mentoring, affidato ai carabinieri, alla guardia di finanza e all'aeronautica militare che, per esempio, fornira' consulenza nel management dell'attivita' aeroportuale e di volo sulla base di Shindand.
Quali sono le caratteristiche della zona occidentale, affidata gli italiani?
Nella zona ovest dell'Afghanistan vi e' una prevalenza dell'etnia pashtun e una forte influenza iraniana. Per ogni azione che viene presa sul territorio occorre valutare che impatto avra' sull'Iran, un Paese che ha forti interessi nell'area, oltre ad avere un potenziale problema con il traffico della droga proveniente dall'Afghanistan. Il confine tra Afghanistan e Iran, dove e' forte la presenza di militari italiani, richiede la massima attenzione. Proprio a supporto dei colleghi della guardia di finanza, i velivoli Amx hanno piu' volte effettuato voli di ricognizione sull'area frontaliera, fornendo una precisa mappatura del terreno e delle reti viarie, principale comunicazione tra i due Paesi. Le autorita' di Teheran vorrebbero un'Afghanistan piu' stabile per vedere assicurata maggiore sicurezza lungo il confine tra i due Paesi.
Dicembre 2010