11 SETTEMBRE: FINI, NON AUTOMATICO FINE DITTATURA PORTI DEMOCRAZIA
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11 SETTEMBRE: FINI, NON AUTOMATICO FINE DITTATURA PORTI DEMOCRAZIA

11 SETTEMBRE: FINI, NON AUTOMATICO FINE DITTATURA PORTI DEMOCRAZIA

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(AGI) - Roma, 11 set. - La fine di una dittatura non significaautomaticamente la fioritura di una democrazia e questo e'stato vero per l'Iraq e l'Afghanistan cosi' come oggi vale peri Paesi attraversati dal vento della 'primavera araba'. Ne e'convinto Gianfranco Fini che non ha nascosto gli "errori"compiuti dopo gli attentati del 2001 negli Stati Uniti. Agli attacchi seguirono "risposte necessarie, ma e'altrettanto vero che alcuni errori sono stati commessi", haspiegato il presidente della Camera intervistato da Radio1 perlo speciale sull'11 settembre. "Forse non si e' valutato a pieno che in paese come l'Iraqe l'Afghanistan, ma vale anche per altri Paesi, la democrazianon si afferma automaticamente quando, anche in forza diintervento militare si abbatte una dittatura", ha sottolineato."La lunghissima transizione irachena, che per certi aspetti stagiungendo a compimento ora, e' la dimostrazione chel'esportazione della democrazia, che la presidenza Bushaffermo' dopo quella immane tragedia, presuppone una crescitaculturale e valoriale delle societa', non c'e' un automatismo". Lo dimostra anche la Primavera Araba. "Certamente il venirmeno di autocrazie o dittature non puo' che essere salutato consoddisfazione, ma nello steso momento in cui vengono menoregimi autoritari o dittatoriali non automaticamente si vaverso sbocchi di tipo pienamente democratico", ha insistitoFini. "Credo sia una primavera da salutare comunque consoddisfazione, ma credo che l'Europa debba essere consapevoleche ci sara' ancora molto da fare e lavorare per garantire chequei popoli possano avere un futuro migliore", ha poi aggiunto,"e' la grande sfida che l'Occidente deve affrontare versopopolazioni che hanno valori diversi rispetto ai nostri, hannominor conoscenza e dimestichezza con i valori democratici", haavvertito. Per Fini, puo' sempre annidarsi il rischio di una derivaintegralista. "Per molto tempo si e' detto che la Primaveraaraba nasceva all'insegna della pace e della fratellanza, si e'forse un po' frettolosamente salutato il fatto che al Cairocome a Tunisi non era stata bruciata ne' una bandierastatunitense ne'una israeliana", ha ammesso, "il semeavvelenato dell'integralismo, con il rischio di infiltrazioneterroristiche, c'e' eccome in quelle masse. Non e' unsentimento maggioritario ma commetteremmo un errore se losottovalutassimo". (AGI)Sab
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