Nato a Milano il 23 marzo 1825 , cadde durante la difesa della seconda Repubblica Romana il 30 giugno 1849.
Amico di Carlo Cattaneo, partecipò valorosamente alle Cinque Giornate di Milano (tra l'altro capeggiando l'operazione che portò alla conquista di Porta Tosa) e alla Prima guerra di indipendenza italiana con un gruppo di volontari da lui stesso organizzato.
Al ritorno degli Austriaci si rifugiò in Piemonte dove fu messo a capo di un corpo di bersaglieri con cui combatté sul Po e a La Cava (odierna Cava Manara in provincia di Pavia).
Partecipò alla difesa della Repubblica Romana e fu nominato capo di Stato Maggiore da Garibaldi. Morì nello scontro di Villa Spada il 30 giugno.
Le difficili esequie
Le esequie furono celebrate nella chiesa di San Lorenzo in Lucina e l'omelia funebre fu pronunciata da Don Ugo Bassi.
Il corpo rimase per qualche tempo a Roma. La madre non riuscì ad ottenere da Vienna il permesso per riportarlo a Milano.
Con le spoglie di Emilio Morosini e di Enrico Dandolo (caduto a Villa Corsini), via mare venne portato a Venezia, dove venne sepolto temporaneamente nella tomba di famiglia dei Morosini.
Dopo continue insistenze e suppliche, nel 1853 l'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe I concesse il permesso di riportare il corpo dell'eroe a Barzanò (dove la famiglia aveva una villa) in forma "strettamente privata".
Solo dopo l'Unità d'Italia, nel 1864, ai Manara venne infine concesso di erigere la tomba di famiglia.
A lui è stato innalzato nel 1894 un monumento bronzeo nei Giardini Pubblici di Milano, opera dello scultore Francesco Barzaghi.
In suo onore, la squadra di calcio di Barzanò, il paese in Provincia di Lecco ove si trova la sua tomba, si chiama proprio "Luciano Manara".
A Roma sono intitolati a Manara una strada a Trastevere un liceo classico sul Gianicolo ed una caserma dell'esercito italiano (attualmente sede del distretto militare di Roma), sita in Viale delle Milizie.