Morirono a 27 e 28 anni nel corso e in conseguenza dello scontro di Villa Glori, che ebbe luogo nel pomeriggio del 23 ottobre 1867, nel quadro delle iniziative di Giuseppe Garibaldi per liberare Roma dal governo pontificio.
Antefatto
Nel corso del 1867 Garibaldi, reduce dal successo contro gli austriaci alla battaglia di Bezzecca, diede avvio all'organizzazione di un piccolo esercito di 10 000 volontari per l'invasione del Lazio (ancora in mano al Papato) e predisponendo, al contempo, un piano per la sollevazione di Roma.Questa mobilitazione fu chiamata Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma. Il suo Museo centrale con annessa Ara-Ossario dove riposano i resti di 300 Volontari è in Comune di Mentana (Rm) dove il 3 novembre 1867 si concluse la Campagna. Un frammento del mandorlo di Villa Glori fu donato dalla Società Reduci delle Patrie Battaglie al Museo ed è esposto dal 1914 con altri cimeli dei Cairoli a Mentana.
Lo scontro a fuoco
La notte del 23 ottobre 1867, un drappello di settantasei volontari guidati dal pavese Enrico Cairoli, partiti da Terni il 20 ottobre per portare aiuti alla giunta rivoluzionaria romana, dopo aver navigato il Tevere prese terra alla confluenza del Tevere con l'Aniene. Raggiunta una piccola altura alla sinistra del Tevere, presso i Monti Parioli, dove aveva appuntamento con altri congiurati, la colonna occupò un casale sui Monti Parioli.
Nel frattempo, due volontari, Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, facevano saltare con una bomba la caserma Serristori; i due furono catturati e decapitati il 24 novembre 1868, nonostante la richiesta di grazia che Vittorio Emanuele II aveva inoltrato a Pio IX.
Verso le cinque pomeridiane di quel 23 ottobre i volontari vennero agganciati da circa 300 "carabinieri esteri" (svizzeri) del Papa. Per circa un'ora si difesero in mezzo alle vigne e per due volte contrattaccarono alla baionetta. Negli scontri perse la vita Enrico Cairoli, mentre il fratello Giovanni fu gravemente ferito (Fratelli Cairoli). Giovanni morì l'11 settembre 1869 per le ferite riportate, in Belgirate, nella casa estiva di sua madre Adelaide.
Morto Cairoli, il comando venne assunto da Giovanni Tabacchi che fece rientrare i volontari si ritirano nella villa, da dove seguitarono a fare fuoco, finché i papalini, calata la sera, si ritirano in Roma. I superstiti ripiegarono verso le posizioni di Garibaldi, al confine italiano.
Tra i superstiti, Giulio Aiani e Pietro Luzzi vennero condannati a morte il 10 dicembre 1868; altri cinque rivoluzionari furono condannati all'ergastolo.
L'azione garibaldina avrebbe registrato il suo ultimo esito alla battaglia di Mentana.