(AGI) - Firenze, 2 giu. - Dopo il Dubai International Film Festival e il Bari International Festival, il documentario musicale "Silence: All Roads Lead to Music" diretto da Haider Rashid approda domani al Seattle International Film Festival, il piu' grande e visitato festival cinematografico negli Stati Uniti con le oltre 150.000 presenze annue di pubblico. Girato in Sicilia e a Londra, il secondo lungometraggio del giovane regista italo iracheno nato a Firenze, racconta la storia di un gruppo di musicisti provenienti da diverse parti del mondo e diverse culture che si incontrano per trovare una sintonia di musica e suoni che comprende stili arabi, siciliani, jazz, andalusi e aborigeni.
"Quando si legge la lista degli strumenti utilizzati nel film" - racconta il regista - "si nota subito che e' abbastanza bizzarra, pero' messi insieme sono riusciti a creare un sound bello e suggestivo. L'idea originale era quella di organizzare un concerto, e non di fare un film. Tom Donald, pianista e compositore con cui ho lavorato per un mio precedente film, voleva fare un concerto in Sicilia e Giacomo Farina, percussionista del celebre gruppo siciliano Kunsertu e responsabile eventi della Fondazione Horcynus Orca, da cui il film e' stato sostenuto, ha avuto l'idea di farlo suonare con alcuni grandi musicisti siciliani: Giancarlo Parisi, sassofonista e zampognaro che ha lavorato con artisti come Fabrizio de Andre', Fiorella Mannoia e Stewart Copeland dei Police; Tanino Lazzaro, fisarmonicista dello storico gruppo Taberna Mylaensis e Luca Recupero, marranzanista del gruppo I Percussonici. Ho subito pensato che fosse interessante documentare l'esperienza, soprattutto la dinamica secondo cui cinque musicisti si ritrovano a suonare insieme degli strumenti che non dovrebbero stare insieme, come il pianoforte e il marranzano. Cosi' al termine dei tre giorni di prove, constatato che il materiale girato era ottimo, sono ritornato in Sicilia per documentare non solo la realta' musicale dell'Isola, ma anche l'ambiente da cui provengono questi musicisti straordinari."
Haider Rashid dice di essere sempre stato interessato all'unione di culture, "essendone io stesso frutto in quanto mio padre e' iracheno e mia madre italiana." E aggiunge: "Per me cercare di capire come due o piu' mondi si uniscono e' sempre stato affascinante, e ho ritenuto particolarmente importante realizzare questo tipo di operazione in Sicilia perche' ritengo che quest'isola, piu' di ogni altro luogo in Italia, sia figlia di culture differenti che l'hanno influenzata moltissimo. La volonta' e' stata quella di realizzare un viaggio sia musicale che nel territorio siciliano, che poi ha incluso delle escursioni inaspettate, abbastanza fantastiche. Come quel duetto tra zampogna e pianoforte in cui Tom Donald e Giancarlo Parisi sono andati a finire in un territorio che musicalmente non sta solo in Sicilia, ma in una bolla spirituale. Quello e' stato un momento tanto intenso che ho deciso di trascendere anche dal linguaggio".
L'ispirazione per il titolo e' arrivata da una frase pronunciata nel documentario da Giancarlo Parisi: "Ci vuole un buon motivo per rompere il silenzio. Di lui Rashid dice: "Mi ha parlato del fascino del silenzio e mi ha detto che la sua passione per la musica e' partita proprio dal silenzio: ecco "Silence". Poi durante il montaggio mi e' sembrato giusto sottolineare che "tutte le strade portano alla musica" ovvero esattamente cio' che fanno i musicisti coinvolti nel film ai quali non interessa nulla del genere, del ritmo, della nazionalita'. Loro vogliono solo esprimersi attraverso suoni che non hanno un territorio, non hanno una nazionalita'. Sono convinto che in questo momento storico, specialmente in questo Paese, sia importante fare delle sperimentazioni di questo tipo. Loro lo fanno da anni a dire il vero, pero' mi piace contribuire a questo percorso". E del futuro del progetto, il regista dice: "Il nostro obiettivo e' quello di poter abbinare alla proiezione il live. Quest'estate mi piacerebbe poterlo presentare in Sicilia, magari in qualche palcoscenico prestigioso, ma non necessariamente legato al cinema".