(AGI) - Roma, 2 nov. - "L'impegno del mondo in difesa diSakineh deve continuare, e' importantissimo. Vedo moltesomiglianze tra la sua storia e quella della protagonista delmio film". Lo dice il regista kurdo-iracheno, Fariborz Kamkari,che presenta oggi in concorso al Festival Internazionale delFilm di Roma 'I fiori di Kirkuk'. "Il ruolo che interpretaMarjana Alaoui per molti versi ricorda Sakineh - spiega ilregista - anche lei sfida le regole previste per lei dallasocieta' e, in qualche modo, si sacrifica per amore. Il caso diSakineh - continua Kamkari - non e' isolato nel mondo arabo emusulmano. Ce ne sono molti altri, ma spesso, per motivipolitici, sono stati ignorati. Spero che ora ci sia un maggioreimpegno civile". Nel film 'I fiori di Kirkuk' si parla del popolo kurdo edel genocidio che ha subito da parte del regime di SaddamHussein. E' uno dei pochi film che trattano questo argomentoperche', come spiega ancora il regista, "il Kurdistan e' statodiviso tra vari Paesi e questi non vogliono che si raccontinostorie che lo riguardano. Non a caso - aggiunge - ho potutogirare il mio film nel Kurdistan iracheno, ora che in Iraq c'e'una situazione di maggiore liberta'". La pellicola di Kamkarie' una cooproduzione tra Italia, Svizzera e Iraq e uscira'nelle sale, distribuita da Medusa, il 19 novembre. Peresplicita ammissione del regista, 'I fiori di Kirkuk' e'ispirato al cinema italiano: "e' stato Rossellini - spiegaancora il regista a insegnarmi come raccontare la guerra, ungrande evento, attraverso le piccole storie dei personaggi. Ioracconto quello che e' avvenuto durante il regime di SaddamHussein parlando di una storia d'amore ambientata in quelperiodo buio. E' un film fatto per chi non sa cosa e' accadutoin quegli anni - conclude - e per questo ho scelto un tonodrammatico". (AGI)