Germano e gli altri rapper in 'Street Opera'
(AGI) - Roma, 16 ott. - "L'hip hop e' un'attitudine di quest'epoca storica che sicuramente non morira' e da cui arriveranno le risposte della crisi della nostra societa'. Gli interpreti sono persone che vogliono regalare qualcosa che sanno fare agli altri". Con queste parole Elio Germano, svestiti per una volta i panni di attore e indossati quelli di artista hip hop e cantante del gruppo Bestierare (dal 1997), spiega l'importanza di questo movimento culturale che ormai ha conquistato anche l'Italia, dove i cantanti rap - espressione artistica del fenomeno - si moltiplicano e sono amatissimi dai giovani. Germano lo fa
(AGI) - Roma, 16 ott. - "L'hip hop e' un'attitudine di quest'epoca storica che sicuramente non morira' e da cui arriveranno le risposte della crisi della nostra societa'. Gli interpreti sono persone che vogliono regalare qualcosa che sanno fare agli altri". Con queste parole Elio Germano, svestiti per una volta i panni di attore e indossati quelli di artista hip hop e cantante del gruppo Bestierare (dal 1997), spiega l'importanza di questo movimento culturale che ormai ha conquistato anche l'Italia, dove i cantanti rap - espressione artistica del fenomeno - si moltiplicano e sono amatissimi dai giovani. Germano lo fa nel documentario di Haider Rashid, 'Street Opera', che sara' presentato questa sera alla Festa del Cinema di Roma con una proiezione speciale alle 22 al cinema Avorio. Rashid, di madre italiana e padre iracheno, realizza il suo "viaggio all'interno del rap italiano e del suo pubblico" con interviste a Clementino, Gue' Pequeno, Danno, Tormento e, appunto, Elio Germano delle Bestierare". I vari artisti si raccontano e raccontano la loro musica, il loro rapporto col pubblico, le loro ambizioni e la loro voglia di liberta'. Elio Germano, che venerdi' 23 sara' presente alla Festa del Cinema di Roma nella veste che piu' gli e' congeniale col film di Claudio Cupellini, 'Alaska', rivela un aspetto di se' inedito nel documentario di Rashid. 'Street Opera' ci consegna un Elio Germano "arrabbiato". Un uomo che dichiara che per lui cantare "e' uno sfogo. Quando sono sul palco sento molto che e' uno sfogo" che da' un senso di liberta'. Poi si avventura in un esempio audace: stare sul palco ti da' la possibilita' di mettere in scena anche gli errori, "e questa e' una grande ricchezza. 'Le lettere dei condannati a morte della Resistenza' e' uno dei libri piu' alti mai scritti - racconta - perche' e' pieno di errori e ti comunica l'umanita' di quelle persone. Ogni quattro parole che stanno in un libro del genere c'e' qualcosa che ti dilania. Perche'? Perche' non e' fatto per vendere". E questo e' il motivo che sta alla base della cultura hip hop, come spiega ancora Germano nel documentario di Rashid: la voglia di esprimersi, di sentirsi liberi, di essere e non apparire. "L'arte non e' mostrarsi - spiega - non e' riempire una scatola: e' sfondare la scatola, mettere delle cose che prima non c'erano". Ed e' per questo che il pubblico viene coinvolto: "non e' cliente di qualcosa, ma diventa parte integrante dello spettacolo". E questo e' l'intento dei rapper ottimamente raccontati dal giovane regista italiano in 'Street Opera', tutti accomunati da una stessa 'missione'. (AGI) .