Donne, pace e sicurezza, partecipazione 'rosa' e' ancora scarsa
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Donne, pace e sicurezza, partecipazione 'rosa' e' ancora scarsa

Donne, pace e sicurezza, partecipazione 'rosa' e' ancora scarsa

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(AGI) - Roma, 26 ott. - Non puo' esserci pace duratura seuomini e donne insieme non collaborano a definire il futurodelle proprie comunita': questa e' la convinzione su cui poggiala risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle NazioniUnite, di cui in questi giorni ricorre il 15° anniversario, eche e' stata al centro dell'incontro intitolato "Donne, pace esicurezza" che si e' svolto nell'ambito del Festival dellaDemocrazia a Roma. "In questi 15 anni sono stati fatti grandipassi avanti dal punto di vista normativo e legislativo" haspiegato Marriet Schuurman, rappresentante speciale delsegretario generale della Nato sulle donne, la pace e lasicurezza, "ma siamo ancora molto indietro per quanto riguardal'effettiva implementazione e l'effettivo aumento dellapartecipazione delle donne alle attivita' di peacekeeping".Eppure, spiega Schuurman, la Nato deve "tradurre la teoria inpratica, sia per ragioni di credibilita', sia per un realemotivo di efficacia: le azioni inclusive, in cui c'e' un maggiocoinvolgimento delle donne, sono le piu' efficaci". Pensata per riaffermare il ruolo delle donne nellaprevenzione e nella risoluzione dei conflitti, nellenegoziazioni di pace, nelle operazioni di peace-building e dipeace-keeping, oltre che negli interventi di ricostruzione e diintervento umanitario, la risoluzione "ha il grande pregio dinon guardare piu' alle donne solo come vittime passive, maanche come agenti di pace e di sicurezza, e quindi dotate di unruolo attivo e costruttivo" ha aggiunto Laura Mirachian,presidente dell'associazione DID-Donne in Diplomazia,aggiungendo che "l'implementazione della risoluzione e'limitata per diversi motivi, non ultimo il fatto che dal 2000 aoggi abbiamo vissuto anni molto difficili: l'11 settembre, leguerre in Afghanistan e Iraq, le primavere arabe, poi la Libiae la Siria, per non parlare della recessione. "Anni moltoagitati, in cui i temi di genere non sono sembrati prioritari,le emergenze sembravano essere altre" ha spiegato. Un errore, probabilmente, considerare poco rilevanti i temirelativi all'inclusione delle donne nei processi di pace se,come spiega Irene Fellin, ricercatrice dello IAI, "l'inclusionedelle donne non e' solo un vantaggio per le donne, e' un beneper tutta la societa'. I dati dimostrano che se le donnesiedono al tavolo delle trattative di pace, c'e' un 20% diprobabilita' in piu' che il processo di pace sia duraturo". Ledonne possono anche avere un ruolo preventivo perche' studidimostrano che "sono piu' capaci di cogliere i primi segnali ditensione, aumento della violenza, e radicalizzazione". "Larisoluzione 1325 permette alle donne di uscire dalle zoned'ombra della guerra e di entrare a pieno titolo nellagovernance globale" ha proseguito Yasmine Ergas, della ColumbiaUniversity. "Non si vince una guerra ne' si costruisce la pacese non con l'appoggio della popolazione civile e in questosenso la maggior presenza di donne nell'esercito e' una sceltaefficace. Per parlare alle donne devono esserci delle donne".In questo senso il caso dell'Isis e' esemplare, continua Ergas:"Isis non ha solo una grande capacita' di usare i social media,ha anche una comprensione sofisticata delle relazioni digenere. Ha trovato il modo di esaltare i ruoli di generetradizionali e anche di fornire servizi sociali rilevanti da unpunto di vista di genere". A conclusione dei lavori, la vice-presidente del SenatoValeria Fedeli ha evidenziato che "il Senato italiano halavorato affinche' lo stupro in guerra sia considerato unaviolazione dei diritti umani e quindi sanzionato al pari dialtre situazioni di genocidio" e ha ricordato che "uomini edonne devono condividono ogni aspetto della ricostruzione. Lapartecipazione delle donne alla costruzione della pace non e'un optional; e' l'unico modo di costruire una societa' cherisponda ai bisogni di tutti". (AGI).
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