KARIUKI (AFRICA SLOW FOOD), BASTA ACCAPARRAMENTO TERRA
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KARIUKI (AFRICA SLOW FOOD), BASTA ACCAPARRAMENTO TERRA

KARIUKI (AFRICA SLOW FOOD), BASTA ACCAPARRAMENTO TERRA

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(AGI) - Milano, 30 nov. - Richiama l'attenzione sullo scandalodel land grabbing, le risorse 'scippate' alle popolazionilocali dai paesi ricchi, John Kariuki, responsabile Africa diSlow Food, che questo pomeriggio e' intervenuto al convegno'Speculazione sul cibo e crisi alimentari. Serve una nuovagovernance?' in corso a Palazzo Reale di Milano, organizzato daComitato Afro, in collaborazione con Agi e UnicreditFoundation. Kariuki racconta come le migliori risorse delcontinente africano, le pianure fertili, i pascoli e i boschi,siano oggetto di interesse delle grandi multinazionali, checomprano o affittano quelle terre, 'spodestando' nei fatti lapopolazione locale. Si tratta di una sorta di nuova corsaall'oro che si chiama appunto land grabbing. Kariuki, chelavora dal Kenia ed e' anche presidente di slow foodInternational, parla del problema dei biocarburanti legati aconquista delle terre. "Ci sono paesi - ha detto - checonquistano un numero impressionante di terre in Mozambico,Etiopia. E l'impatto di questo fenomeno e' devastante". Questoperche' "la maggior parte delle comunita' africane dipendeancora dall'agricoltura per la propria sopravvivenza. Glispeculatori li stanno privando di questo, della terra". Bastipensare che "negli ultimi 10 anni sono stati affittati circa227 milioni di ettari". All'inizio, certo, gli investitori"vengono con proposte molto belle. Arrivano e dicono 'potetediversificare coltivando queste piante che faranno molto benealle zone marginali (utilizzate da secoli con i pastori) epreservare l'ambiente. Loro sanno benissimo che nulla di quelloche hanno detto e' successo". il problema della distribuzionedella terra ha origini lontane e continua a creare tensioni escontri tra la popolazione. "Dopo l'indipendenza, la terra deicolonialisti - ha spiegato il responsabile africano di SlowFood - e' passata agli africani. Ma non a tutti. Solo a chiaveva potere. Quindi il problema della distribuzione dellaterra resta, e condiziona la vita". Altro problema su cui haattirato l'attenzione Kariuki e' quello del 'carbon credits'.Le aziende che producono in maniera alternativa e quindiattraverso energia pulita vengono 'premiate' con CarbonCredits. "Questi investitori esteri - continua Kariuki -vengono da noi per ottenere carbon credits. I paesi del nord,che sono quelli che emettono la maggior parte dei gas serra,invece di promuovere un cambio radicale nel loro stile di vita,iniziano progetti nel sud del mondo, portando avanti quelli chechiamano 'green projects'. Ma lo fanno per non modificare ilproprio stile di vita e continuare a inquinare". (AGI) .
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