"Ho raccontato la storia di un ragazzo che ha un sogno e vuole realizzarlo. Ho raccontato il primo anno di questo sogno di un giovane che non ha spinte di sorta, che viene dalla periferia romana, da Corviale, con il padre disoccupato e la mamma casalinga e prova a fare qualcosa".
Alessandro D'Alatri, ospite di Viva l'Italia, ha dibattuto col direttore dell'Agi, Riccardo Luna, e con i giornalisti, del suo ultimo film, 'The Startup', in sala dal prossimo 6 aprile in 200 copie. La pellicola racconta una storia ispirata a quella di un giovane romano, Matteo Achilli, che nel 2012 ha creato una startup, Egomnia, che ha avuto una vastissima eco mediatica, definito 'il nuovo Zuckerberg italiano', ricevendo recensioni addirittura sulla stampa inglese.
La storia di un ragazzo che cerca di alzare la testa
L'effettiva portata della startup di Achilli così come il suo successo reale non corrispondono alla sua notorietà e per questo sul web in questi giorni diversi siti specializzati e blog hanno attaccato (senza averlo visto) il film parlando di 'fantascienza'. "La sua storia, propostami da Luca Barbareschi che ha prodotto il film con Rai Cinema mi è piaciuta subito - ha detto D'Alatri - perché mi ricordava un personaggio che conoscevo molto bene, me medesimo. Ho capito cosa prova un ragazzo che cerca di alzare la testa e cerca di uscire da un mondo che gli sta un po' stretto".
Il mio film sarà utile alla comunità degli startupper
D'Alatri registra le critiche che piovono sul film da parte del mondo delle startup, ma proprio per questo ritiene che sia importante averlo fatto: "Sento che c'e' un gruppo di giovani che non si sente rappresentato - ha spiegato -. Se questa storia serve ad aprire una saracinesca e ad aprire veramente il mondo delle startup, allora è un bene. Se il mio film riesce a dare un contributo, è una cosa molto positiva". In molti hanno paragonato 'The Startup' a 'The Social Network'. Spiegando la differenza, D'Alatri ha cercato anche di spiegare perché è un errore concentrarsi sulla storia vera di Achilli e sui 'numeri' (attualmente piuttosto modesti) di Egomnia. "Social Network parla di un risultato, parla di Facebook, mentre io prendo in considerazione la storia iniziale: un ragazzo che ha un sogno e io parlo del primo anno di questo sogno", ha detto a 'Viva l'Italia'.
Perché tanto accanimento contro Matteo Achilli?
I bilanci di Egomnia non interessano a D'Alatri, perché da regista è attento ad altro: "Io non faccio il commercialista: ho fatto un film ispirato a una storia vera. Per me la cosa da raccontare è il fatto che c'è uno che ha un'idea e ce la può fare nonostante tutto". Sul caso Achilli, D'Alatri ha fatto poi una considerazione: "Non ha truffato nessuno, non ha portato danno a nessuno. Quindi perché tanto accanimento? In questo - ha aggiunto - vedo motivo per fare un altro film: l'invidia sociale è una cosa storica di questo Paese, la 'febbre' di cui ho parlato anni fa in un mio film ('La febbre' con Fabio Volo del 2005, ndr)".
Luca Barbareschi: non è un inno al fondatore di Egomnia
A 'Viva l'Italia', in collegamento telefonico, è intervenuto anche il produttore, Luca Barbareschi. "Mi piaceva la storia di un ragazzo di Corviale che parte da zero e vuole arrivare e in Matteo ho rivisto un po' me. Mi piaceva il percorso virtuoso di questo ragazzo - aggiunge - ma non è un inno ad Achilli, ma un inno ai ragazzi che ci provano". Interrogato sulle critiche del web al film, il produttore e direttore dell'Eliseo ha commentato: "Ormai la rete è rutto libero! Ormai è degenerata - ha concluso - e mi fa comunque piacere che se ne parli. Uno ha scritto che Achilli mi ha sedotto con la Maserati... Ma aveva il motorino!".
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