Roberto Vecchioni, ai giovani d'oggi è negata la speranza
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Roberto Vecchioni, ai giovani d'oggi è negata la speranza

Roberto Vecchioni, ai giovani d'oggi è negata la speranza

di Andrea Cauti
roberto vecchioni 
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Roma - Felicità, rapporto genitori-figli, politica, scuola e musica. Roberto Vecchioni a ruota libera nell'ottavo appuntamento di "Viva l'Italia", il format di Agi con i protagonisti della politica, economia, società civile, cultura e spettacolo. Il cantautore, scrittore e poeta, docente di latino e greco e professore universitario ha dialogato con il direttore Riccardo Luna e giornalisti dell'Agi prendendo spunto dal suo ultimo lavoro, 'La vita che si ama', un libro che raccoglie "storie di felicita'" accompagnato dal cd 'Canzoni per i figli'.
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Una conversazione iniziata con la ricetta della felicità: "non abbattersi mai". Secondo Vecchioni "devi averla sempre addosso, è come una febbre. Non dev'essere un punto di arrivo, ma è un percorso. La felicità non è qualcosa che ti consola, che ti mette tranquillo. Va presa come uno stimolo, voglia di fare qualcosa di nuovo".
I giovani d'oggi.
“I figli di oggi hanno una grandissima dose di affettività repressa che è voglia di contare, di farsi vedere, farsi notare – dice il cantautore e scrittore -. Non sono capiti assolutamente. Sarà che hanno incanalato la loro vita in altri sistemi di comunicazione e per noi non sono facili da capire. Ma anche perché non c'è rapporto, non si discute più”. Rispetto agli anni ’60 e ’70 quando “ti mettevi in gioco con la vita e avevi speranza che qualcosa cambiasse”, i giovani di oggi non hanno speranza, gli è stata in qualche modo negata fin "dagli anni ’80”. "Oggi - aggiunge - non riesci a farcela da te".

Politica.
Il cantautore milanese parla del voto dei giovani sul referendum. “Confesso che non ho capito molto, a partire da perché è stato fatto. Io credo che i giovani sono quelli che hanno avuto di meno in questo periodo e hanno deciso di votare no – spiega -. I giovani non hanno capito un altro governo che dopo trent’anni ancora discute sulle regole del gioco. Si fanno sempre le regole e non si gioca mai. Si fanno due mosse e poi si ricambiano le regole”. Un pensiero al governo Gentiloni: "Non lo conosco, ma credo che dovranno ancora aspettare un po’ prima di giocare a Monopoli".
Cultura.
Secondo Vecchioni, “la cultura ha un ruolo primario nella vita perché ti permette di avere chiara la funzione delle cose. Ti permette – aggiunge – di togliere ciò che è ovvio e superfluo e tenere il nocciolo delle cose. Ti difende”. Poi, commentando l'invito del presidente della Crusca a non fare drammi sul progressivo minore uso del congiuntivo nella lingua italiana, spiega: “Ho letto che qualcuno dice che sarebbe il caso di eliminare il congiuntivo. Peccato perché il congiuntivo esprime il dubbio, l'incertezza”.
Scuola.
Docente di latino e greco e professore universitario , Vecchioni definisce la scuola italiana “sbrindellata anche geograficamente: i nostri programmi e mezzi sono minori rispetto agli altri paesi”, aggiunge. L’introduzione del digitale a scuola, inoltre, secondo Vecchioni “vale per qualcosa, non per la maggior parte delle cose". Una dichiarazione forse ovvia per un uomo che confessa di non usare il computer: "Scrivo sempre a penna, ancora preferisco le lettere alle email”
Musica.
Parlando delle sue canzoni, Vecchioni racconta come è nata ‘Luci a San Siro’, una delle sue più amate e famose. “Pensavo che sarebbe stata una canzone personale che nessuno avrebbe mai ascoltato – spiega durante l’incontro -. L’ho scritta quando sono partito militare. Stavo con una ragazza da 4 anni e la sera prima di partire, lei mi ha piantato. A questo punto – racconta – mi sono detto: non te ne vai. Ti fotografo in una canzone e avrai sempre 20 anni. Se non mi avesse piantato, non avrei mai scritto quella canzone. Dal dolore è nata una felicità particolare, perché anche la malinconia è felicità, felicità del dolore”.

Nuovi cantautori.
“Mi piacciono Carmen Consoli, Elio e le Storie Tese, Caparezza perché sanno fare musica – spiega ancora Vecchioni -. Purtroppo devo constatare che la maggioranza dei giovani scieglie le cose ovvie. Come diceva Oscar Wilde l’artista deve far passare per intelligenti cose stupide perché anche gli stupidi si sentano intelligenti. Ma questo – aggiunge - non lo facevano i vari Guccini e De Andrè perché non gli importava niente”.
Perché Viva l’Italia
Roberto Vecchioni, come consuetudine, spiega perché bisogna dire “Viva l’Italia” E lo fa con impeto e passione.
“Viva l'Italia perché siamo i più grandi, sicuramente i piu colti, quelli che nel dna hanno più possibilità espansive nelle vita.
Viva l’Italia per tutta la sua storia che nessuno ha. Per la storia dell’arte, per la letteratura. La storia dei matematici, degli inventori; la storia dei partigiani, di quelli che hanno fatto il Risorgimento.
Viva l’Italia perché le mamme e i padri italiani devono imparare dalle mamme e i padri che hanno avuto e dare ai figli le stesse cose.
Viva l’Italia perché abbiamo dei giovani meravigliosi, in Calabria, in Sicilia, in Lucania. Sto parlando del sud dove non hanno sbocchi e ne vorrebbero tantissimi perché dimostrerebbero quanto è importante che un giovane sia creduto.
Viva l’italia perché, nonostante tutto, è un paese libero e la libertà è la cosa più alta che esista. Auguro a tutti di poter dire sempre quello che vuole – però pensando, prima - e di amare chi vuole perché l’amore è una cosa assolutamente uguale alla libertà ".
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