di Alessandro Galiani
Roma - Il Leicester di Claudio Ranieri "non e' una Cenerentola ne' una squadra di 'sfigati' che realizza un grande sogno", ma e' "una realta', e' molto reale, non hanno inventato un sogno ma hanno costruito un sogno". Emanuela Audisio, celebre firma del giornalismo sportivo e scrittrice, racconta cosi', all'AGI, la sorprendente impresa del Leicester, una provinciale che vince la Premier Legue, il campionato piu' ricco del mondo. "L'ultima impresa del genere e' stata quella del Nottingham Forest di Brian Clough. Mi rendo conto che la favola della Cenerentola, o del Cenerentolo funziona. Ma nel caso del Leicester, secondo me, si tratta di una Cenerentola che non ha aspettato che il Principe Azzurro le mettesse la scarpina, e' stata lei stessa a farsi Principessa e a calzarsi la scarpa, la sua e' una vicenda molto reale". In che senso? "La proprieta' del Leicester e' di un miliardario thailandese. Il loro zio d'America non e' un arabo, come per il Manchester City, ma e' pur sempre un ricco thailandese. Inoltre, per una questione di distribuzione dei diritti televisivi, l'anno scorso, alla prima apparazione in Premier Legue, il Leicester ha guadagnato piu' del Napoli e un po' meno dell'Inter. In Inghilterra la distribuzione dei diritti tv avviene in modo diverso rispetto all'Italia, e il Leicester, pur non facendo la Champions, ha incassato parecchio. L'anno prossimo, con la Champions, guadagnera' piu' della Roma.
Va anche considerato che Leicester e' pur sempre la decima citta' dell'Inghilterra ed e' una citta' culturalmente viva, dove sono nati lo scrittore Julian Barnes e l'ex centravanti della nazionale inglese, Gary Lineker; ci e' nato il comico Graham Chapman, uno dei Monty Python, il regista Stephen Frears, il tastierista dei Deep Purple, Jon Lord, e John Illsley, il bassista dei Dire Straits". "Insomma, tornando al Leicester - prosegue Emanuela Audisio - penso che sia una squadra solida, che ha i capitali finanziari, che ha mezzi e che rappresenta una realta' vivace, stimolante". Cosa ne pensa dei giocatori? "Molti di loro, da quest'anno, giocano nelle rispettive nazionali. Kante' e' un Gattuso che gioca nella Francia. Mahrez gioca nell'Algeria, ha vinto il titolo di miglior giocatore inglese. Oddio, forse e' un premio un po' esagerato, ma e' un giocatore tecnico... Il portiere Schmeichel, e' un figlio d'arte. Poi c'e' Vardy, lui si' che e' un 'Cenerentolo': ex operaio di un'azienda che faceva tutori per disabili e che, per una rissa, aveva il bracciale alla caviglia e quindi poteva giocare solo il primo tempo, perche' alle sei il poliziotto andava a controllare che fosse in casa, agli arresti domiciliari. Vardy e' esploso quest'anno, ha segnato un sacco e ha dato velocita' alla squadra. E poi c'e' l'altro vecchio attaccante, Ulloa, che viene dalla Patagonia, un po' animalesco, un personaggio da confini del mondo. Questa squadra, che gioca un calcio abbastanza elementare, e' comunque efficace. Nelle classifiche europee delle squadre che fanno lanci lunghi, e' al terzo posto. Il suo gioco e' quello classico del vecchio calcio: palla lunga e pedalare, uno la butta avanti e poi tutti corrono e chi la prende, la prende".
Un gioco troppo semplice? "Nel calcio non c'e' una ricetta, puoi essere sofisticato, oppure semplice, il calcio da' diritto d'asilo a tutti. Ranieri vince con una squadra di gente che da vassallo e' diventata principe, giocando in un buon regno. Ranieri, in questo primo anno, li ha condotti come un buon papa', non da tecnico modernissimo, ma organizzandoli bene, in una maniera che funziona. La loro bravura, piu' che tecnica, credo sia stata fino adesso di testa: tanti gol segnati all'ultimo minuto, o in recupero, questo vuol dire che i giocatori ci credono fino alla fine". In Italia potrebbe succedere una cosa del genere? "E' successa, penso al Verona di Bagnoli, che ha vinto lo scudetto nell'unico anno in cui il sorteggio arbitrale era integrale". Ma potrebbe succedere oggi? "Che vinca lo scudetto un Empoli, o un Sassuolo? Forse il Sassuolo in un futuro. Dico Sassuolo, cioe' una squadra che ha una proprieta' definita e un programma. Quello che conta oggi non sono tanto le favole, e' che ci sia un buon terreno, innanzitutto che ci siano i soldi. Inoltre, se cambiera' in Italia la ripartizione dei diritti tv, allora una squadra con un buon proprietario, che abbia un buon progetto, con uno stadio decente, puo' anche tentare il colpaccio". (AGI)