Alou Badara Sanogo ha 23 anni, ha deciso di scappare dal Mali quando la sua famiglia gli ha detto che era suo dovere arruolarsi nell'esercito per andare a combattere i ribelli nel nord del Paese. La guerra era scoppiata da poco. "Nella mia famiglia sono tutti militari, mio padre e due fratelli - ci ha raccontato - Ma io non volevo essere un militare e andare a uccidere un'altra persona". Alou sognava una vita diversa e voleva continuare a studiare ma per la sua famiglia era una scelta inaccettabile. Così nel 2012 ha lasciato il Mali, ha affrontato il deserto per 15 giorni percorrendo quasi 3.000 chilometri. Spesso a piedi. Anche lui, come tanti altri giovani che abbiamo intervistato, è stato imprigionato al confine con la Libia. Per liberarsi avrebbe dovuto pagare un riscatto ma non aveva soldi né amici che potessero aiutarlo. Un giorno, dopo due mesi di prigione, è riuscito a scappare.
In Italia è arrivato su un gommone dopo 3 giorni di viaggio in cui ha visto morire due minorenni e una donna. "All'inizio non volevo venire, avevo paura del Mediterraneo, è un mare molto lungo da attraversare con un piccolo gommone, ma era l'unica strada che potevo fare". Ora che è in Italia ha ripreso a studiare grazie al sostegno della Comunità di Sant'Egidio. Sta frequentando un corso di mediatore interculturale all'Università per stranieri di Perugia e sogna di iscriversi a Filosofia. "Ora - ci ha detto - Penso che la mia vita è salvata: ho trovato il mio sogno".
La sua storia, raccolta grazie al supporto del VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), fa parte del progetto #TuNonSaiChiSonoIo di Agi e Next New Media per raccontare le persone migranti e le loro storie oltre i numeri e la cronaca degli arrivi in Italia.