Milano - Più di 5 mila diagnosi nell'ultimo anno solo in Italia, pari al 3% dei tumori femminili. Il tumore ovarico è un "killer silenzioso" responsabile ogni anno della morte di oltre 140 mila donne in tutto il mondo (oltre 3 mila solo nel nostro Paese). Ad aumentare il rischio di sviluppare un tumore ovarico interviene anche il Dna: il 15-25% dei carcinomi delle ovaie, infatti, deriva dalla mutazione del gene BRCA - il cosiddetto 'gene Jolie' - che può fare aumentare la probabilita' di sviluppare un tumore fino al 46%, rispetto all'1,8% della popolazione generale. Si tratta di un tumore subdolo - si legge in un comunicato della società farmaceutica Astrazeneca - con sintomi difficili da riconoscere e che compaiono tardivamente, con il 75-80% delle diagnosi che avviene in fase avanzata. Se in passato per il tumore ovarico non esistevano strumenti per la diagnosi precoce, la scienza ha messo oggi a disposizione una nuova tecnica che consente di identificare il rischio di sviluppare il carcinoma. Si tratta - prosegue il comunicato - dei test genetici BRCA, che identificano la mutazione del gene e permettono così di intervenire più precocemente e di individuare le terapie più adatte. Per sensibilizzare le donne sul tema del tumore ovarico e far conoscere i test genetici BRCA, ACTO Onlus - Alleanza contro il tumore ovarico -, ALTEMS (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell'Universita' Cattolica) e Onda - Osservatorio nazionale sulla salute della donna - hanno dato vita a tre progetti che fanno luce sui test genetici BRCA e sulla loro importanza strategica per il Sistema Salute. Emerge così la necessità di riconoscere in Italia, in tutte le Regioni in misura uguale, un vero e proprio "diritto di gene per il tumore ovarico": il diritto cioè al test genetico BRCA sia per le pazienti, in modo da individuare le terapie personalizzate più appropriate, sia per la prevenzione dei loro familiari.
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