Roma - C'è la tormentata Baghdad del 2005 e del 2011 nella storia del giornalista Richard Schwan, prima freelance poi inviato 'embedded' per conto del "New York Times" in una terra che ama e di cui vorrebbe raccontare la verita' oltre ogni forma di censura e autocensura. "Un 'embedded' non parla di missioni future, di armi segrete, di squadre speciali, i giornalisti 'embedded' sono l'arma più potente: disinformazione di massa, si chiama. Questo, Richard, il vostro contributo al mondo, in gran parte a causa vostra i canali televisivi che trasmettono via cavo sono dei reality show. Con tutte le certezze della buona recitazione, ma questo particolare non e' ufficiale".
Il dramma interiore del giovane giornalista americano fa da protagonista nel romanzo di Marika Guerrini "Oltre le mura di Baghdad", appena pubblicato da Jouvence. La crisi professionale s'intreccia con la storia d'amore di Richard, con le sue amicizie irachene e con la ricerca di una liberta' morale e spirituale, che si disvelera' finalmente a Roma grazie agli insegnamenti di un filosofo scomparso trent'anni prima.
Indologa, autrice di saggi storici sull'Afghanistan, la Guerrini ha pubblicato anche diverse opere di narrativa, l'ultima "Rossoacero" nel 2013, contraddistinte tutte dal proposto ribaltamento di prospettiva rispetto alla visione occidentale dell'Oriente e al suo storytelling giornalistico: "Al seguito di questi uomini in divisa che ti circondano, hai visto poco o niente mentre avvertivi la guerra svolgersi altrove, i giornalisti anche quelli come te, vengono tenuti lontani dalle missioni di prima linea, quasi sempre, dicono: per sicurezza, ma è più semplice cosi' il controllo.
Un vantaggio c'è: ai check-point non vi fermano, nota positiva, il resto è da gettare nei rifiuti, anche i tuoi articoli sono da gettare nei rifiuti". Solo la ritrovata distanza dalle scene di uno stillicidio bellico restituirà al giornalista Richard la nitida visione di una terra per com'è, quando la guarda dall'aereo che sta decollando: "Qualche istante e Baghdad apparirà immersa nel verde delle palme e il Tigri sarà il mitologico serpente che l'attraversa, mentre l'altitudine della quota in ascesa nasconderà sempre più le brutture d'ogni guerra e tu scorgerai soltanto le cupole di questa città, e le ogive azzurre dell'al-Shaeed si distingueranno tra ogni altra cosa? E tutto sfilerà in immagini nella tua mente e l'alta quota intaccherà la gravità terrestre e tu l'avvertirai, spazio e tempo si assottiglieranno e proverai a tradurre in pensieri la memoria. Ma non sarà certa la riuscita".
Se è vero, e forse è vero, che una fiction riporta talvolta maggiori verità delle cronache, in questo libro si ritrovano pagine che il giornalismo lascerebbe nella concava regione dei non detti.