(AGI) - Roma, 27 giu. - La 'via del gas' da Israele all'Europa, attraverso l'Egitto e la Turchia, rappresenta uno dei motivi dietro l'accordo Tel Aviv-Ankara e della ripresa, dopo sei anni di congelamento, delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Una via Mediterranea per nuovi canali di forniture energetiche che, soprattutto, permetta a Israele di raggiungere l'autosufficienza energetica e diventare anche paese esportatore. Il premier Benjamin Netanyahu e' volato a Roma per una due giorni di incontri sul filone Medioriente e ripresa del processo di pace e ha scelto la capitale per annunciare la sua intesa 'turca', letta come chiave di ripresa economica del Paese, ma anche in revisione dei rapporti geopolitici in tempi di scarsa fornitura di energia e di terrorismo.
Stamane l'incontro con il segretario di Stato John Kerry e il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Incontro quest'ultimo "molto positivo" come spiegano fonti israeliane, incentrato anche sull'Africa, argomento che Italia e Israele "hanno comune volonta' di sostenere e portare avanti" nel sostegno a singoli paesi. Netanyahu, in dichiarazioni alla stampa di prima mattina da Villa Taverna, dove ha incontrato Kerry, non ha fatto mistero delle "immense implicazioni economiche" dell'accordo con Ankara. E dalla Turchia, il premier Binali Yildirim ha confermato l'intenzione di una collaborazione tra i due paesi sul fronte energetico nello sfruttare appieno le potenzialita' di giacimenti dal valore di centinaia di miliardi di dollari nelle acque del Mediterraneo orientale. Per Israele la possibilita' di diventare un grande fornitore di gas regionale, per Ankara l'idea forse di svincolarsi dalla dipendenza iraniana.
Prospettive che oggi hanno portato la societa' di Istanbul Zorlu Enerji Elektrik Uretim AS, utility elettrica con investimenti in Israele, ha balzare del 4,1% alla borsa di Istanbul con scambi di circa 130 milioni di azioni, circa 12 volte di piu' rispetto alla media degli ultimi 20 giorni.
Sul filo dell'interesse energetico dell'intesa, Netanyahu stamane ha anche ricordato l'incontro con il vice presidente Usa Joe Biden, avvenuto a Davos, durante il quale erano state evidenziate le implicazioni nel settore economico ed energetico del disgelo diplomatico tra israeliani e turchi. "Questo accordo creera' le fondamenta per il futuro dell'economia israeliana", aveva detto Biden in quell'occasione.
Nel concreto la centralina di gas di Israele e' la piattaforma Tamar, a 27 chilometri al largo di Ashkelon. Da qui passa il metano estratto a 150 chilometri di distanza: viene scaldato, filtrato, ripulito e inviato nel centro di stoccaggio sulla terraferma. Il giacimento ha riserve per 250 miliardi di metri cubi, ne produce 8 miliardi all'anno e copre il consumo interno. Un secondo giacimento ancora da sfruttare, il Leviathan, 450 miliardi di metri cubi di riserve, ha le potenzialita' per trasformare lo Stato Ebraico in esportatore. "L'accordo di oggi - ha detto stamane Netanyahu ai giornalisti - avvia una cooperazione economica ed energetica, in particolare sul gas che rafforzera' l'economia israeliana. La piattaforma Leviathan puo' fornire gas in Egitto e in Turchia e, da qui, all'Europa". Fonti israeliane in serata hanno anche confermato come dopo gli 'anni del gelo', gli interessi tra Israele e Turchia siano "molto cresciuti". Sicuramente quelli energetici. C'e in comune comunque anche la preoccupazione del ruolo dell'Iran, argomento che Ankara, hanno detto le fonti, "non vuole ancora ammettere". (AGI)
.