(Unione Nazionale Consumatori) - Troppo poco, ma la colpa e' del settore pubblico
39,9 mesi di attesa per il rinnovo: +253% rispetto al 2010
Secondo i dati Istat resi noti oggi, a marzo 2016 l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie aumenta dello 0,8% nei confronti di marzo 2015.
"Troppo poco. Si tratta di un record negativo. La colpa, pero', non e' tanto del settore privato, dove l'aumento tendenziale, per quanto basso, +1%, e' comunque superiore all'aumento del costo della vita, considerato che a marzo l'Italia era in deflazione. La responsabilita' e' del settore pubblico, dove, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale sia stata ormai depositata nel lontano luglio 2015, la contrattazione e' ancora bloccata" ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell'Unione Nazionale Consumatori.
Preoccupanti anche i dati secondo i quali sono in attesa del rinnovo il 59,2% dei dipendenti nell'intera economia, mentre i mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono 39,9, in aumento rispetto allo stesso mese del 2015 (39,3 mesi).
"Se rispetto a febbraio 2016 ci sono dati altalenanti, peggiorano i mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto, da 38,1 a 39,9 mesi, +4,7%, mentre migliora la quota di dipendenti in attesa di rinnovo, da 60,5% a 59,2%, -2,1% per il totale dell'economia, il confronto con il 2010 e' decisamente allarmante e impietoso" ha proseguito Dona.
"Se si confronta il dato di marzo 2016 con la media del 2010 (cfr tabella), il rialzo e' del 253,1% per i mesi di attesa, da 11,3 a 39,9 mesi e del 46,9% per la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo, dal 40,3% al 59,2%. Decisamente troppo" ha concluso Dona.
Tabella su indicatori di tensione contrattuale
Fonte: Unione Nazionale Consumatori su dati Istat
Ufficio stampa: 338/4031534