(AGI) - Ankara, 22 feb. - Libia, Siria, Somalia: Roma considera cruciale il ruolo della Turchia in ciascuna di queste crisi, e vede nel percorso di avvicinamento di Ankara all'Ue la strada per agganciarla una volta per tutte all'agenda internazionale. "Siamo interessati a un rapporto con un Paese cha fa passi in avanti nel suo avvicinamento all'Unione Europea. L'Italia appoggera' sempre di piu' questo percorso", ha esordito Paolo Gentiloni, arrivato ad Ankara per una visita che questa sera e domani lo portera' a Istanbul. Se nella citta' del Bosforo il capo della diplomazia itaiana partecipera' al Forum di alto livello tra le autorita' della Somalia e la comunita' internazionale, e' nella capitale turca che il ministro degli Esteri ha fatto con i vertici politici e istituzionali il punto sui due piu' urgenti e drammatici punti di crisi geopolitici: il conflitto devastante nel paese mediorientale al confine con la Turchia e il vuoto di potere nello Stato nordafricano. Sia Siria che Libia potrebbero trovarsi a una svolta: la prima con una intesa tra Stati Uniti e Russia sul cessate-il-fuoco che Gentiloni ha definito "incoraggiante"; la seconda con il voto di fiducia che il parlamento di Tobruk e' chiamato in queste ore a dare sul nuovo governo di unita' nazionale. Ma in Siria i venti di nuove guerre sembrano non voler smettere, ed e' proprio Ankara a farli soffiare lasciando circolare le voci su un imminente intervento via terra."Noi abbiamo formato una coalizione contro i terroristi ma i soli attacchi aerei non possono fermare il Daesh (altro nome per Isis, ndr). Insieme agli attacchi aerei serve una strategia di terra: la Turchia non fara' mai un'operazione di terra da sola. Lo abbiamo sempre detto e anche altri paesi, come Arabia saudita, hanno detto la stessa cosa: non esiste assolutamente la prospettiva di un' operazione del genere insieme all'Arabia saudita, ma se vogliamo entrare in Siria via terra bisogna farlo insieme" come coalizione, ha detto a Gentiloni il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, rassicurandolo in qualche modo sulla inesistenza di opzioni unilaterali, messe in movimento dalla necessita' di colpire l'Ypg (il braccio armato del partito curdo siriano, ndr), il vero incubo di Ankara. "E' la coalizione a decidere come comportarsi", ha affermato il capo della Farnesina. "Dentro la coalizione -ha aggiunto- ciascun Paese fa la propria parte ma siamo da sempre convinti che la soluzione diplomatica e l'apertura di un processo di transizione in Siria siano le vie da seguire". La preoccupazione per il quadro siriano si riflette sull'ansia per la situazione in Libia. Roma attende con "prudenza" l'esito del voto parlamentare sul governo. "Non diamo per scontato nulla -ha sottolineato Gentiloni- e devo dire quello che spinge sul lato dell'ottimismo e' il fatto che nella comunita' internazionale c'e' uno sforzo convergente e significativo". Pero', ha aggiunto, "il quadro e' frammentato e prendere decisioni non sara' facile". L'Italia non sembra preoccupata dalle azioni militari mirate degli Stati Uniti contro gli jiahdisti: "La soluzione della crisi e' il governo nazionale -ha spiegato Gentiloni- e questa ha visto una crescita enorme del ruolo diplomatico degli Stati Uniti. Queste azioni mirate hanno un quadro di riferimento che non contraddice la scelta della via diplomatica". Washington "non ha cambiato strada". Quanto ad Ankara, questa "ha sempre avuto atteggiamento molto positivo e costruttivo nella crisi libica", a partire dal "tema, prematuro ma molto importante, dell'insediamento del governo nazionale a Tripoli. La collaborazione della Turchia su questo passaggio e' molto importante". Al tempo stesso il capo della diplomazia italiana si "augura che l'Egitto possa e voglia contribuire, perche' il suo ruolo e' determinante" mentre quello del generale Khalifa Haftar, sostenuto dal Cairo, "non coincide con le soluzioni contenute nel testo di Skhirat: non e' una questione facile da risolvere ma bisogna farlo se si vuole arrivare a un governo di unita' nazionale". Nella giornata di Ankara c'e' spazio, tra i temi della geopolitica, per una presa di posizione sul quadro dei diritti umani e civili in Turchia, da tempo sotto pressione ma destinati a esserlo di piu' dopo l'attentato che il 17 febbraio scorso ha ucciso 28 soldati ed e' stato attribuito a una frangia terrorista curda. Dopo il rituale omaggio al mausoleo di Ataturk il capo della Farnesina si e' recato nel luogo dell'attentato, in un'area centralissima della capitale turca. Roma esprime "solidarieta'" al popolo e al governo turco ma non rinuncia in virtu' dell'emergenza a legare l'ingresso di Ankara nell'Ue a un "consolidamento dei valori europei come la liberta' di informazione". E, sollecitato da una domanda sulla condizione di Can Dundar e Erdem Gul, i due giornalisti in carcere che si rivolsero al governo italiano perche' intervenisse sulla situazione dei diritti umani in Turchia, Gentiloni ha risposto: "Noi non manchiamo mai di sollevare queste questioni, e il modo piu' efficace, oltre ai casi personali, e' quello di inserirle nel contesto di avvicinamento di Ankara all'Ue". D'altra parte e' proprio la Turchia a chiedere a Bruxelles "l'apertura dei capitoli 23 e 24, che riguardano queste questioni. La frustrazione di una prospettiva europea negli ultimi dieci anni e' stata sicuramente una delle componenti del cambiamento interno in Turchia". Can Dundar e Erdem Gul furono arrestati lo scorso anno dopo che il loro giornale (Cumhuriyet, del quale Dundar e' direttore e Gul caporedattore) pubblico' un'inchiesta sui camion di armi turche diretti in Siria. Furono loro a chiedere al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di fare qualcosa per la loro condizione.(AGI)
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