(AGI) - Perugia - "Il rapporto tra l'amministrazione Trump e la verita' e' molto complesso. Ma se ci si attiene ai fatti, nemmeno una persona potente puo' sfuggire alla verita'. In un momento in cui c'e' cosi' tanta sfiducia nel giornalismo, non possiamo fare a meno di raccontare verita' scomode e dolorose. Lo facciamo per i nostri lettori: saranno loro a difenderci quando il potere ci attacchera'": Lo ha affermato Cameron Barr, managing editor della testata The Washington Post, durante il panel "La verita' e i fatti alternativi: la sfida al giornalismo del Presidente Trump". Il talk, uno degli eventi piu' attesi del Festival del Giornalismo in corso a Perugia, ha approfondito le cratteristiche che il giornalismo ha asunto in questo momento storico. "Non ricordo un periodo piu' entusiasmante per il giornalismo come quello che stiamo vivendo: durante l'ultima campagna elettorale americana ho avvertito una sete di verita' e fonti credibili come non mi era mai successo prima. Il fenomeno Trump e' interessante perche' e' un personaggio imprevedibile, capace di cambiare idea in un secondo. Al Post - ha continuato Barr - crediamo che il giornalismo sia fondamentale per la democrazia. Sarebbe pero' sbagliato credere che l'elezione di Trump possa cambiare la nostra missione: noi non siamo in guerra con l'attuale amministrazione americana, ma siamo semplicemente al lavoro". Riguardo l'atteggiamento aggressivo nei confronti della stampa dimostrato in piu' occasioni dal presidente americano, Barr ha dichiarato che "in realta' Trump ha bisogno dei media per comunicare con il popolo, anche se ha dichiarato pubblicamente che la stampa e' nemica del popolo. Dopo questa affermazione un mio collega ha scritto un fondo in cui descriveva alcuni giornalisti del post come persone assolutamente normali, appartenenti a tutte le classi sociali. Qualche volta non siamo riusciti a raccontare la parte di societa' piu' debole, ma questo non significa che facciamo parte di una elite". (AGI)
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