(AGI) - Roma, 30 giu. - Ben 170 immobili confiscati e 28 aziende sequestrate in Toscana alla criminalita' organizzata. Pistoia e Grosseto, rispettivamente al 39 e 50 posto, sono in cima alla classifica dei territori toscani dove l'intensita' dell'associazionismo criminale e' piu' elevata seguite da Prato al 57�, Arezzo al 58�, Livorno al 64�, Firenze al 70�, Pisa al 73� e Lucca al 78� che si trovano nella fascia "medio bassa". Massa Carrara, 82�, e Siena, 83�, si trovano invece molto distaccate nella specialista dell'intensita' della diffusione criminale. E' quanto emerge dall'Indice di Organizzazione Criminale (IOC) elaborato dall'Eurospes nell'ambito del quarto Rapporto Agromafie con Coldiretti ed Osservatorio sulla criminalita' in agricoltura e sul sistema agroalimentare che si fonda su 29 indicatori specifici e rappresenta la diffusione e l'intensita', in una data provincia, del fenomeno dell'associazionismo criminale, in considerazione delle caratteristiche intrinseche alla provincia stessa e di conseguenza sia di eventi criminali denunciati sia di fattori economici e sociali.
Il quarto rapporto "Agromafie" sui crimini agroalimentari in Italia, con i dati sull'indice di criminalita' nelle province della Toscana e i beni sequestrati, elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalita' nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare e' stato presentato oggi presso la sede della Presidenza della Giunta della Regione Toscana a Firenze in Palazzo Strozzi-Sacrati in Piazza Duomo.
Secondo Coldiretti l'associazione a delinquere di stampo mafioso e camorristico, concorso in associazione mafiosa, truffa estorsione, riciclaggio (money dirtying e launderig), illecita concorrenza sono le tipologie di illeciti riscontrate con piu' frequenza nelle organizzazioni criminali operanti nel settore agroalimentare con il business delle agromafie si stima superino i 16 miliardi di euro nel 2016. Per raggiungere il loro obiettivo i clan e le associazioni criminali organizzate ricorrono ad ogni forma possibile di reato, dall'usura al racket estorsivo, dall'abigeato alle macellazioni clandestine ai furti fino alla lievitazione dei prezzi di frutta e verdura fino a 4 volte nella filiera che va da produttore al consumatore fino alle infiltrazione nel settore del trasporti e della logistica. In cima alla black list dei settori piu' colpiti dalle frodi salgono la ristorazione, la carne e le farine, pane e pasta (il dato e' riferito al valore dei sequestri effettuati dai Nas nel 2015). Dei 170 immobili confiscati al 30 settembre che proiettano la Toscana al dodicesimo posto (1%), 40 immobili destinati, 128 in gestione totale e 2 usciti dalla gestione. Per quanto riguarda le aziende si contano 40 beni destinati, 16 in gestione e 11 usciti dalla gestione. "La criminalita' organizzata che opera nelle campagne - spiega Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana - incide piu' a fondo nei beni e nella liberta' delle persone, perche' a differenza della criminalita' urbana, puo' contare su un tessuto sociale e su condizioni di isolamento degli operatori e di mancanza di presidi di polizia immediatamente raggiungibili ed attivabili".
Nel suo intervento Gian Carlo Caselli, Presidente del Comitato scientifico dell'Osservatorio sulla criminalita' nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, ha sottolineato come il rispetto della legalita' ha un valore non solo giuridico, come rispetto della legge, ma ha anche un profondo valore economico perche' pone le imprese nell'ambito di corretti rapporti economici, etici e di mercato.
"La stesura del quarto Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia e' stata resa possibile anche grazie al contributo fondamentale delle Forze dell'ordine, dalla Magistratura, delle Istituzioni e degli Enti che operano sul territorio a salvaguardia del comparto agroalimentare - ha detto Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana - La loro azione costituisce una preziosa azione di contrasto al fenomeno dell'"italian sounding" smascherando in Italia e all'estero i prodotti tarocchi piu' significativi che erodono quote di mercato al vero Made in Italy e Tuscany agroalimentare con gravi ripercussioni sulle imprese ma anche sui cittadini e sui livelli di occupazione dei nostri territori".(AGI)
Bru