(AGI) - Roma, 12 lug. - Infine una chicca del libro di Limiti sui fondi neri del Sisde: "Il pm Antonino Vinci aveva scoperto 14 miliardi depositati in conti intestati a vari dipendenti ed ex dipendenti del Sisde nonche' ai loro familiari, non seppe come gestire la situazione, forse si spavento'. Dopo consultazioni febbrile e riservate, tra il ministro dell'Interno Mancino, i capi della Polizia Parisi e del Sisde Malpica e i loro piu' stretti collaboratori, il magistrato propose una soluzione, potremmo chiamarla il 'lodo Vinci'. La trovata sembrava geniale: considerare i depositi nient'altro che conti del servizio sotto copertura; se gli intestatari avessero consegnato al magistrato i relativi libretti, lui li avrebbe girati al direttore del servizio e, con grande soddisfazione di tutti, l'istruttoria si sarebbe potuta chiudere li'. Il 'pacco' tuttavia non riusci', anche grazie a un giudice di buona volonta', Leonardo Frisani. Siamo nell'estate del 1993 e sta per venire giu' il mondo. I funzionari del servizio coinvolti nell'inchiesta non intendono essere i soli a pagare: tentano di coinvolgere i ministri dell'Interno dal 1983 al 1994, cioe' Scalfaro, Gava, Scotti e Mancino. Indagare sull'uso di quei fondi, in pratica, significava mettere alla sbarra l'intera gestione democristiana, travolgere i vertici istituzionali di quel momento e forse ben altro. La soluzione fu innanzitutto politica: Ciampi respinse le dimissioni del ministro Mancino. Il Tribunale dei ministri si occupo' della sconveniente faccenda decretando l'assoluzione per tutti gli interessati - per Scalfaro arrivo' nel 2001 - ma nel frattempo, anche nella Procura di Roma, si era aperto un drammatico contenzioso. Il punto era che nessuna legge prevedeva che il Sisde dovesse fornire denaro al ministero dell'Interno, neanche per adempiere compiti istituzionali. I ministri interessati hanno sempre negato quei versamenti mensili. Il 3 novembre 1993, alle 22,30, a reti unificate arrivo' il 'Non ci sto'!' di Oscar Luigi Scalfaro. Scalfaro evidentemente - scrive Limiti - aveva le sue buone ragioni per ritenere che le accuse che gli stavano piovendo addosso fossero un tentativo di sfidarlo e di intimidirlo, attuato da una parte della classe dirigente e degli apparati che, travolta dalle vicende giudiziarie di quei primi anni Novanta, stava cercando di inquinare la vita politica e condizionare le future elezioni. Anche con le bombe. Fu lui, con quelle frasi sibilline, dense, inquietanti, a stabilire un legame tra gli atti stragisti condotti dalla mafia sul continente e lo scandalo dei fondi neri del Sisde".(AGI)
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