(AGI) - Roma, 12 lug. - In Italia si sviluppo' la tempesta perfetta. Nel novembre 1991 Antonio Di Pietro, pm di Milano, preannuncio' Tangentopoli al console Usa Peter Semler. "Le indagini - riferira' Semler anni piu' tardi - avrebbero raggiunto Craxi e la Dc" e il Consolato tenne sempre al corrente Washington. Cosa Nostra - scrive Limiti - aveva deciso gia' nel 1991, prima dell'introduzione dell'odiato regime di carcere duro, di esprimere il suo potenziale di vendetta contro una classe politica che le aveva voltato le spalle. Agli occhi dei mafiosi Andreotti e Martelli avevano tradito.
Ma fu solo la mafia protagonista di tutta questa violenza eversiva? Gianni De Gennaro , all'epoca capo della Dia, parlo' - scrive Limiti - "esplicitamente di accordi tra cupola mafiosa e altri centri di potere". Pietro Grasso, all'epoca magistrato antimafia, dichiaro': "Cosa nostra ha agito, ma c'erano anche altri interessi, di strategia politica, di tipo economico, legati agli appalti pubblici, e di entita' deviate rispetto alle proprie funzioni istituzionali". Nicola Mancino, all'epoca ministro dell'Interno, riuni' a fine luglio 1993 i questori di tutta Italia e disse: "Qui ci sono forze occulte e reazionarie che vogliono spingere il Paese verso uno sbocco autoritario. Non abbiamo dati per indicare le forze occulte che l'hanno organizzata, ma siamo davanti a un'imponente e meticolosa orchestrazione stragista con obiettivi politici".
Stefania Limiti scrive: "Mentre avviene tutto questo, e ancora altro, la pattuglia della Procura di Milano avanza con il passo delle armate del generale di Bava Beccaris e mette in ginocchio i partiti storici che coincidono con lo Stato. La borghesia europea si frega le mani: gli Stati nazionali non hanno piu' il controllo della moneta e della liquidita' interna dopo il Trattato di Maastricht firmato agli inizi del 1992. Il concetto di 'utilita' sociale' puo' sopravvivere solo dentro i binari del mercato e della concorrenza, finisce l'era delle partecipazioni statali e dell'impresa di Stato, diventa tabu' il finanziamento del deficit pubblico: un quadro nel quale l'Italia e' un debitore coatto. I palati fini di alcuni nostri commentatori - prosegue Limiti - non sopportano di sentir parlare del Britannia, lo yacht da crociera della casa reale inglese messo a disposizione per un incontro al largo delle acque di Civitavecchia, dicono che e' roba da complottisti. Eppure quella festa della Repubblica, era il 2 giugno del 1992, e' ricordata per l'incontro tra i banchieri d'affari della City e il gotha dei dirigenti economici italiani: i primi spiegano ai secondi come si fanno le privatizzazioni, sull'esempio inglese. La torta e' appetitosa, stimata in circa 100mila miliardi di vecchie lire. Le privatizzazioni sono nel segno di un furore ideologico: vanno fatte assolutamente, si dice, per limitare l'invadenza della politica nella gestione quotidiana delle aziende pubbliche e per mettere un bel punto al sistema della presenza dello Stato nell'economia. Solo in seguito apprenderemo che non e' quello il toccasana per risolvere il problema del debito pubblico e che tutto era stato realizzato senza un progetto di riorganizzazione del sistema. Del resto, chi avrebbe dovuto occuparsene? Dov'era la classe politica dirigente?".(AGI)
Mal (Segue)