(AGI) - Palermo, 28 apr. - (di Giuseppe Marinaro) - "Palermo e' una citta' splendida. La bellezza e' un principio fondativo della nostra citta'. Goethe ne fu rapito... Palermo capitale della cultura del 2018, non e' un evento, ma una verita' di cui essere orgogliosi, e' una citta' accogliente, citta' tutto porto: l'accoglienza e' l'anima della citta', luogo di cura per coloro che intraprendono un viaggio in condizioni disumane per ottenere una vita migliore". Lo ha detto, con una certa commozione, l'arcivescovo di Palermo don Corrado Lorefice, introducendo stasera il confronto con i candidati sindaci, al Teatro don Bosco di Palermo.
Eppure, la bella Palermo, e' anche sfigurata da macerie fisiche e sociali, dalle tante forme di poverta', dalla presenza della criminalita' organizzata. "C'e' una sfiducia nelle istituzioni - ha detto il prelato - uno scarso senso civico, abusi, evasione, corruzione, la mafia: ne siamo tutti responsabili, quanta connivenza, quanti interessi personali, di gruppo, nella politica come in alcuni ambienti ecclesiali. Quante volte abbiamo cercato la nostra affermazione con metodi sbagliati e abbiamo sporcato le istituzioni, la Chiesa...".
Palermo, ha ammonito Lorefice, "non dovra' mai smettere di combattere, giorno dopo giorno, sull'esempio di padre Pino Puglisi (e qui don Corrado, che ha conosciuto il prete martire ucciso dalla mafia, si commuove ancora), e dei tanti martiri della giustizia: oggi abbiamo ricordato Pio La Torre".
A chi amministra e amministrera' la citta', scandisce l'arcivescovo, "il compito di dare l'esempio, di vivere ogni istante nel segno della legalita' e con uno stile di vita umile, sobrio e cordiale". Il lavoro, meglio la sua mancanza, e' l'effetto "delle logiche sbagliate: quante clientele, quanti sprechi hanno reso le nostre politiche senza slancio, senza etica pubblica e oggi ne paghiamo il conto". Tanti giovani, cosi', lasciano Palermo e la Sicilia: "Assistiamo a un ritorno drammatico all'emigrazione. Occorre tornare a qualcosa di buono e di pulito non per i giovani, ma con loro. Io sono compagno di un sogno che tutti siamo chiamati a condividere, per una Palermo che sia citta' di tutti, dove nessuno e' escluso".
Insediatosi il 5 dicembre 2015, in questo periodo, ha detto Lorefice, "ho imparato a conoscere e ad amare questa citta', a diventare palermitano, godendo della sua bellezza, ma anche soffrendo e indignandomi per ogni furto di dignita' ai danni degli uomini. La casa del vescovo e' sempre a disposizione quale luogo di incontro in vista della soluzione di specifici problemi che incidono sulla carne viva dei nostri cittadini. L'unico sbilanciamento possibile per un vescovo e' quello a favore dei poveri, sempre dalla parte dei piu' deboli, i preferiti di Dio, in direzione dell'inclusione, della giustizia e della pace". (AGI)
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