(AGI) - Torino, 24 feb. - Agricoltura sempre piu' spesso nel mirino delle mafie. Dall'agropirateria alle truffe sulla Pac, dal caporalato al saccheggio del patrimonio boschivo, dall'usura al controllo delle filiere agroalimentari, la piovra della criminalita' organizzata allunga i tentacoli sul comparto "coltivando" un business da 50 miliardi di euro l'anno, pari a quasi un terzo dell'economia illegale nel Paese. A ricordarlo, al Festival del Giornalismo Alimentare di Torino, e' la Cia - Agricoltori italiani. L'infiltrazione nel settore primario di "Mafie Spa" produce piu' di 240 reati al giorno, praticamente otto ogni ora, e mette sotto scacco oltre 350mila agricoltori. Il fenomeno era fino a pochi anni fa concentrato soprattutto nelle regioni del Sud, ora si sta espandendo a macchia d'olio in tutt'Italia. La lista dei reati perpetrati nelle campagne e' lunga e ha un conto pesante: non ci sono solo i 14 miliardi l'anno delle agromafie in senso stretto, vanno aggiunti i 4,5 miliardi calcolati tra furti e rapine; e poi i 3,5 miliardi del racket e i 3 miliardi dell'usura; e ancora 1,5 miliardi per le truffe all'Unione europea e 1 miliardo solo per la contraffazione alimentare in Italia; infine 1 miliardo per le macellazioni clandestine e quasi 20 miliardi di euro legati alle ecomafie tra abusivismo edilizio, discariche illegali e incendi boschivi dolosi. "Attraverso il controllo nelle campagne - ha sottolineato il presidente della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino - le mafie cercano di incrementare i propri affari illeciti esercitando il controllo in tutta la filiera agroalimentare, dai campi agli scaffali del supermercato. Non c'e' piu' in gioco solo il potere su un determinato territorio, la criminalita' organizzata vuole far fruttare i patrimoni, introducendosi in quei comparti 'anticrisi' che si stanno dimostrando sempre piu' determinanti per la ripresa dell'economia nazionale, come appunto l'agroalimentare". Per questo oggi, secondo Cia, serve una sorta di "rete" per contrastare la criminalita' organizzata: "Bisogna mettere insieme tutte le associazioni di categoria e instaurare un rapporto continuo e costruttivo con le istituzioni, con la magistratura e con le forze dell'ordine", ha detto Scanavino, a cui unire un cambiamento anche di carattere legislativo "rendendo sempre piu' veloci ed efficienti le norme per l'assegnazione e il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia". Solo cosi', "colpendoli negli interessi economici - ha concluso il presidente della Cia - e' possibile debellare questo 'cancro' odioso che sta corrodendo sempre di piu' la nostra economia". (AGI)
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