(AGI) - Genova 16 nov. - Le indagini del Ros coordinate dal sostituto procuratore Federico Manotti hanno consentito di individuare un gruppo, organizzato su base familiare e stanziato tra la Liguria e la Lombardia, che sul web si occupava di diffondere materiale jihadista e di instradare combattenti dal nord Africa in territorio siriano per conto dell'autoproclamato "Stato Islamico" (Daesh). Dei due fratelli sarebbe Antar Hossameldin Mostafa Abdelhakim, secondo gli investigatori, ad avere il ruolo di primo piano proprio nel reclutamento di combattenti in Siria: uno addirittura e' partito dalla Cina proprio grazie all'aiuto di Antar. Il fratello Abdel, pizzaiolo residente a Finale ligure, aveva sopratutto il ruolo di diffondere le immagini attraverso i social network. Per lui il gip di Genova ha derubricato il reato in apologia e istigazione del terrorismo. Abdel otteneva materiali direttamente da al-Hayat Media Center, organo di propaganda del cosiddetto "Stato Islamico". "Un'indagine che ci ha portato a confrontarci con quello che e' l'attualita' della dinamica terroristica in Italia, cioe' soggetti che vivono nel nostro paese, anche tendenzialmente ben radicati in Italia, e mi riferisco particolare ai soggetti che sono stati oggetto dei provvedimenti e che, grazie allo strumento telematico, alla navigazione e ai social riescono ad essere in contatto con altri appartenenti all'organizzazione - ha riferito Manotti - Attraverso Internet, non solo riescono a divulgare e a propagandare quello che e' il credo degli jihadisti, come nel caso di uno dei soggetti egiziani che risiedeva a Cassano d'Adda, ma anche a gestire dall'Italia l'instradamento verso le zone di guerra, in particolare verso la Siria; soggetti che, attraverso i contatti telematici, raggiungevano l'altro capo del mondo". Nel corso delle indagini e' emerso infatti un soggetto arabo che dimorava in Cina e che, grazie ai contatti con uno degli arrestati, manifestava l'intenzione di unirsi alle milizie islamiche, secondo quanto hanno riferito gli inquirenti: questa persona, giunta a destinazione dalla Turchia, e' entrato a nelle fila di Daesh. L'operazione era stata definita Taqiyya facendo differimento al termine arabo che indica la dissimulazione: niente barba o abiti tradizionali, spiegano gli inquirenti, ma atteggiamenti apparentemente contrari al loro credo religioso: "E modalita' consueta, un modo piu' sommerso per evitare la facile individuazione - spiega Giovanni Fabi, comandante del reparto antiterrorismo del Ros - Ultimamente si registrano comunicazioni in cui si consiglia a questi combattenti di rimanere nel Paese che li ospita per eventualmente passare all'operativita' in casa del cosiddetto nemico, piuttosto che andare in Siria dove l'autoproclamato stato islamico al momento e' in difficolta'". (AGI)
Ge4/Sep