(AGI) - Ravenna, 19 mar. - Sequestrati dalla Guardia di Finanza di Ravenna 26.000 maglioni provenienti dalla Cina e messi in commercio, dopo la sostituzione dell'etichetta, come capi d'abbigliamento di produzione italiana anche nel circuito delle boutiques. Il sequestro di un container e' avvenuto al porto di Ravenna, l'altra merce e' stata bloccata dopo l'importazione dalla Cina tramite la dogana di Cavenago di Brianza (MB). Valore stimato della merce all'importazione, circa 350 mila euro: la vendita sul mercato avrebbe fruttato circa due milioni e mezzo di euro. Dalle indagini e'emerso che il prezzo all'origine della merce - 80 centesimi a maglione, composto per il 50% da lana, 40% viscosa e 10% cachemire - cambiava con la sostituzione dell'etichetta tra i 60 euro dell'outlet, i 90 di un negozio di abbigliamento della provincia di Ravenna, i 150 di una boutique di Roma nei pressi dei Parioli. Quattro gli indagati: A.Z., imprenditore bolognese di 61 anni, L. S., imprenditore carpigiano di 30 anni e due cittadini di origine cinese, M.B. di 42 anni e X.Z. di 48 anni. Ad insospettire i finanzieri, l' etichetta 'made in China' sui maglioni con una sorta di difetto di produzione nella cucitura: infatti sporgeva un filo che, se tirato, consentiva alla stessa di sfilarsi senza problemi. Perquisite le aziende coinvolte, una nota societa' di capitali della provincia di Bologna operante nella produzione della maglieria 'made in italy' e una societa' di fissaggio di Carpi. La falsa merce italiana veniva rivenduta in tutta Italia, unica eccezione il Molise. (AGI)
Ari