Dopo Palermo e Bologna, Roma. Nuove accuse di irregolarità nella raccolta delle firme coinvolgono il Movimento 5 Stelle, in quest'ultimo caso per la candidatura di Virginia Raggi a sindaca della Capitale. La denuncia arriva ancora una volta dal programma televisivo 'Le Iene' che punta il dito su quella che viene definita una incongruenza tra la raccolta delle firme e la data del modulo con il quale si presentano le firme dei cittadini.
Nei primi due casi - Palermo e Bologna - le indagini sono già state chiuse ma il Gip deve ancora decidere se archiviare o rinviare a giudizio. I 5 Stelle coinvolti, comunque, o sono stati sospesi dal collegio dei probiviri, come nel caso di Palermo e dei deputati palermitani coinvolti, Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita; o si sono autosospesi come nel caso del consigliere M5S Marco Piazza, vicepresidente del Consiglio comunale di Bologna.
A Palermo il Pd denuncia...
La vicenda di Palermo risale all'ottobre del 2016 e riguarda la presentazione delle liste per le elezioni comunali del 2012. Il Pd presenta una denuncia alla magistratura per via del segretario del Partito Democratico di Palermo, Carmelo Miceli, anche se l'inchiesta era già stata aperta su sollecitazione di alcuni attivisti 5 Stelle e poi archiviata. A fare i nomi durante l'interrogatorio è stata poi Claudia La Rocca, consigliere regionale M5S, che ha deciso di ammettere le proprie responsabilità, indicando anche altri che contribuirono a ricopiare le firme, come i deputati Claudia Mannino e Riccardo Nuti. In seguito emerge anche il nome della deputata Giulia Di Vita.
Alla fine gli indagati saranno 14. Ma i nomi che fanno 'rumore' sono quelli dei parlamentari che, convocati in Procura il 28 novembre, si avvalgono della facoltà di non rispondere nonché di non rilasciare il saggio grafico che sarebbe servito per la perizia calligrafica e confrontare così le firme dei deputati con le firme raccolte per il 2012. E mentre i deputati regionali siciliani, prima La Rocca e poi Ciaccio, decidono di seguire l'invito di Grillo e si autosospendono, così non fanno i deputati nazionali, che vengono sospesi dal collegio dei probiviri (costituito da Riccardo Fraccaro, Paola Carinelli e Nunzia Catalfo) direttamente via blog. L'inchiesta è stata chiusa il 14 febbraio.
... A Bologna c'è l'esposto degli ex
La grana emiliana per i 5 Stelle è successiva di appena un mese. La procura indaga quattro persone per irregolarità nelle modalità di raccolta delle firme per le liste circoscrizionali del Movimento 5 Stelle dei candidati alle elezioni regionali in Emilia Romagna del 2014. Il reato ipotizzato si riferisce all'articolo 90 del Dpr 570/1960, ovvero il testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali. Iscritti sul registro degli indagati sono un esponente locale del Movimento 5 Stelle, un attivista e due addetti alla raccolta delle firme. L'inchiesta era nata da un esposto presentato da due ex militanti grillini di Monzuno, paese sull'Appennino Bolognese.
Questa volta agli indagati, tra cui risulta anche il consigliere M5S Marco Piazza, vicepresidente del Consiglio comunale di Bologna, vengono contestate irregolarità nella raccolta e nella certificazione, non falsificazioni tout-court. Le firme, secondo l'accusa, non sarebbero state apposte in loro presenza oppure in un luogo che non rispettasse il requisito della territorialità. Piazza decide di autosospendersi sostenendo che "il Movimento viene prima di tutto" appena saputo di essere indagato, pur negando firme false o irregolari. Mentre il capogruppo 5 Stelle in Consiglio comunale a Bologna, Massimo Bugani, 'fedelissimo' di Beppe Grillo, parla di "qualche piccolo errore in buona fede" oppure di una vendetta dopo la "rabbia" per l'esclusione dalle elezioni di un consigliere regionale sfociata poi nell'espulsione. Bugani ritiene comunque "possibile" che dietro l'esposto ci sia "qualche giochetto" per colpire indirettamente lui stesso o Grillo. Anche a Bologna l'inchiesta è stata chiusa il 15 febbraio. Il Gip deve decidere se archiviare o rinviare a giudizio.
Sul caso Roma Raggi ostenta tranquillità
Lunedì l'ultimo episodio. 'Le firme M5S che ritornano dal futuro' è il titolo del servizio de 'Le Iene'. Al centro del presunto giallo c'è un documento, il cosiddetto "atto principale" della raccolta, che documenta come, al 20 aprile 2016, fossero state messe assieme 1.352 firme di altrettanti cittadini pro Raggi. Il problema, spiega nel servizio trasmesso in tv Alessandro Onorato, consigliere comunale della Lista Marchini, starebbe proprio nella data "perche' tutti sanno che le firme sono state raccolte tre giorni dopo, il 23 aprile", nel corso del 'Firma Day' ufficiale dei grillini. "O sono dei veggenti o c'è un falso" denuncia Onorato; che segnala anche un'altra incongruenza: quel 23 aprile "a 'coprire' 20 banchetti in 20 aree di Roma" furono utilizzati "solo 10 certificatori". Un numero ritenuto insufficiente.
La risposta dei 5 Stelle arriva dalla sindaca Raggi che ostenta tranquillità: "Abbiamo sempre risposto tramite i delegati di lista, che sono peraltro due avvocati, mi hanno rassicurato. Comunque effettueremo anche ulteriori controlli e verifiche ma da quello che mi viene rappresentato dai miei stessi delegati non c'è alcuna irregolarita'". Sulla stessa linea Luigi Di Maio, deputato M5S e vicepresidente della Camera: "Sulle firme dobbiamo vederci meglio - dice al Forum dell'AGI - C'e' un servizio televisivo che dice che c'è una data sbagliata su un foglio, vedremo gli avvocati cosa avranno da dire.. Le firma sono state raccolte tutte correttamente ma c'è il problema di una data.. Detto questo, vedremo e poi..". E quindi, a fronte degli attacchi arrivati dal Partito Democratico, aggiunge: "Come sempre il Pd interviene senza guardare in casa propria...".
Anche il blog di Grillo appoggia la sindaca e rilancia un post di M5S Roma per dire che "tutte le firme raccolte a Roma per la presentazione della lista di Virginia Raggi sono autentiche e autenticate" e "anche ipotizzando che ci sia un errore formale questo non inficia la regolarità e la legittimità della lista. Mettetevi l'animo in pace, la Raggi è legittimamente sindaco di Roma votata da piu' di due terzi degli elettori romani".