Il disegno di legge sull'omicidio di identità che nasce da una lettera di Carla Caiazzo, la donna data alle fiamme dall'amante mentre era incinta. In un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Caiazzo raccontava la sua storia e in Senato le sue parole si sono trasformate in un disegno di legge trasversale che punisce chi deturpa i lineamenti di una persona.
Le firmatarie della legge
- Laura Puppato (Pd)
- Pina Maturani, vicepresidente del gruppo Pd
- Annamaria Bernini, vicepresidente del gruppo di Fi-Pdl
- Laura Bianconi, presidente del gruppo di Ap
- Laura Bignami (Movimento X)
- Patrizia Bisinella (Fare!)
- Cinzia Bonfrisco (Misto)
- Loredana De Petris (Si), presidente del gruppo Misto
- Paola De Pin (Gal)
- Adele Gambaro (Ala)
- Cecilia Guerra, presidente del gruppo Art. 1- Mdp
- Michela Montevecchi, presidente del gruppo M5s
- Erika Stefani, vicepresidente gruppo Lega Nord
Lo sfregio ha valore di morte civile
La legge, che prevede l'Introduzione nel codice penale degli articoli 577-bis, 577-ter e 577-quater "colma un vuoto normativo e rappresenta un unicum anche in campo europeo" spiega Puppato, "Il volto distrutto e volutamente sfregiato per sempre ha il valore di una morte civile, inferta con inaudito cinismo e frutto o causa, sopra ogni cosa, della volontà violenta di restare unici padroni dell'io profondo della vittima che si sarebbe voluta possedere. Per tali atti non bastano le pene previste per la lesione grave o gravissima subita in qualunque altre parte del corpo umano. Non perché, ovviamente, non sia grave ogni atto lesivo di una persona, ma perché lo sfregio del volto va a incidere profondamente sull’identità fisica, sociale e psicologica".
"Gli autori dell'omicidio di identità oggi agiscono consapevoli di produrre il massimo del danno e andare incontro a pene minime rispetto a quanto causano la nuova norma, punendo con la reclusione non inferiore a 12 anni fornisce ai magistrati gli strumenti per comminare pene adeguate in modo rapido".
Cosa succede se c'era una relazione tra la vittima e l'aggressore
- Pena aumentata di un terzo
- Interdizione dalle professioni
- Perdita del diritto agli alimenti
- Esclusione dall'eredità
"La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi dall'ascendente o dal discendente, dal coniuge, anche legalmente separato, dalla parte dell'unione civile o da persona legata alla persona offesa da relazione affettiva o con essa stabilmente convivente".
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Come con la nuova legge per la tutela degli orfani di femminicidio si pensa anche a garantire economicamente le vittime e i figli perché "nei casi di condanna si applicano quali pene accessorie l'interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all'amministrazione di sostegno, la perdita del diritto agli alimenti e l'esclusione dalla successione della persona offesa, nonché la sospensione dall'esercizio di una professione o di un'arte".