Tra correnti, faide e minacce di scissione il Pd rischia una situazione irrecuperabile. L'unica salvezza è non "trasformarsi nel partito dell'avventura" perché "prima viene l’Italia". A un passo dalla direzione di lunedì, Roberto Speranza - esponente della minoranza Dem - dalle pagine di Repubblica lancia la sua proposta e sfida Renzi. Speranza contesta al segretario di mettere in secondo piano i problemi dell'Italia per pensare alla sfida in vista del Congresso del partito. Ma, soprattutto, lo avverte sulle dimensioni del fronte del dissenso.
Pluralismo di voci contro Renzi, non più pochi gufi
"Qualche mese fa c'erano poche voci di gufi a opporsi. Oggi c'è pluralismo. È un passo avanti, ora dobbiamo lavorare per costruire un punto di vista alternativo a Renzi", dice in riferimento alle continue proposte di candidati che spuntano a sinistra, tra Emiliano, Rossi, Pisapia e D'Alema.
"Io - spiega - giro l'Italia invocando unità, ma se continuiamo a ignorare chi si sente già lontano dal Pd, la situazione rischia di non essere più recuperabile. Il problema è che Renzi non può dimenticare che tra i punti irrinunciabili del nostro partito c'è la necessità di mettere prima l'interesse del Paese. Il segretario è pronto a farlo?". Più che andare al voto a giugno "non è forse più ragionevole usare la forza parlamentare del Pd per fare due o tre cose utili? Penso alla misura universale contro la povertà, a interventi sulla scuola e sul mercato del lavoro".
Il Congresso non sia una sfida tipo figurine Panini
"Il 2017 è l'anno del congresso, che io - ci tiene a sottolineare Speranza - ho chiesto per primo a febbraio 2016. Il punto, però, è non trasformarsi nel partito dell'avventura. Se tutto si risolve in una gazebata, organizzata in quattro e quattr'otto, allora significa che non abbiamo capito nulla di quanto accaduto".
"I renziani hanno varato l'hashtag 'efamostocongresso', il mio è: 'facciamouncongressovero'. Non accetto una sfida tipo figurne Panini, con le faccine di Renzi o Speranza. Dobbiamo riempire questo appuntamento di sostanza. Ragionare sulla lettura troppo morbida della globalizzazione data in questi anni. Guardare alla crisi della sinistra. Interrogarsi sulla svolta francese con Hamon".
Se scelta si riduce a congresso lampo o voto a giugno, la scissione è assicurata
Se lunedì la scenario dovesse ridursi a scegliere tra un congresso lampo e le elezioni a giugno "il Pd non sarebbe più il Pd. Sarebbe come far finta che non esistono tanti nostri elettori che non sono rappresentati e si sentono già fuori dal Pd. In questo caso, la situazione non sarà più recuperabile".
Chiamparino richiama Renzi, accetti il Congresso
La sconfitta referendaria è arrivata perché ha contribuito a rafforzare "un'immagine autoreferenziale della politica" e adesso continuano a emergere "solo posizionamenti di potere, di singoli e di gruppi, del tutto legittimi e anche necessari, ma che dovrebbero essere legati a visioni e a progetti politici per il Paese. Visioni e progetti che invece non ci sono o che ci sono talmente poco da non essere percepiti. Abbiamo perso il referendum perché gli elettori hanno colto l'occasione per bocciare una politica che, per quasi un anno, ha inchiodato il Paese su temi di ingegneria istituzionale". Sergio Chiamparino, nella sua lettera al Corriere della Sera, consiglia a Mattero Renzi di definire "una piattaforma politico-programmatica nuova e accetterei fino in fondo la sfida del congresso anticipato riproponendo la sua leadership, anche per non disperdere quell'energia e quello slancio che un paio di anni fa avevano rappresentato una speranza nuova per la sinistra e per il Paese".
Chiamparino precisa: "Non intendo candidarmi a nulla, né, tantomeno, partecipare a operazioni scissionistiche. Voglio solo terminare il mandato che i cittadini piemontesi mi hanno affidato senza il rimorso di non aver detto quel che pensavo".