Governo: fari puntati sul Senato, l'incognita è ancora Verdini
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Governo: fari puntati sul Senato, l'incognita è ancora Verdini
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  • Il 5 ottobre il voto dei verdiniani è stato addirittura determinante sul fronte dei conti pubblici. L'Aula di Palazzo Madama, infatti, quella mattina, ha dato l'ok al rendiconto 2015 e all'assestamento 2016 del bilancio dello Stato, con, rispettivamente, 142 voti favorevoli, 3 voti contrari e due astenuti sul primo ddl e con 143 sì, 92 no e 3 astenuti sul secondo. Il quorum necessario a far licenziare il testo dall'assemblea, che si calcola in base al numero legale, era di 141 sì. Senza i dieci senatori del gruppo di Denis Verdini, i provvedimenti non avrebbero potuto avere il disco verde dell'Aula.
  • Il 17 maggio in Senato ci sono stati 14 sì di Ala alla legge costituzionale che riforma lo Statuto del Friuli Venezia Giulia, passata con 167 voti a favore. La legge, in seconda lettura a Palazzo Madama, per essere approvata doveva essere votata dalla maggioranza assoluta dei componenti del Senato, pari a 161 e senza l'aiuto dei verdiniani le forze politiche che sostenevano il governo Renzi non sarebbero state sufficienti. Per uno sgambetto di Ala, con l'aiuto questa volta di Area Popolare, sempre in Senato , il governo è andato 'sotto' sulla ratifica di cinque accordi internazionali in materia di lotta al terrorismo.
  • Il 23 giugno sia il gruppo di Ala che Area Popolare, si era appreso, avrebbero votato con le opposizioni. Per questo il governo è andato è stato battuto su un emendamento a firma del senatore azzurro Giacomo Caliendo- Palma.
  • Il 19 ottobre Ala ha garantito il numero legale in Commissione Giustizia del Senato. Avendo, infatti, l'opposizione abbandonato per protesta i lavori, dopo la convocazione ad horas di una seduta notturna per votare gli emendamenti su un dl del governo che riguardava l'efficienza degli Uffici giudiziari e introduceva una proroga delle pensioni per i vertici della magistratura, la maggioranza contava solo su 8 senatori del Pd più il presidente, il senatore Nico D'Ascola (Area Popolare). Raggiunto telefonicamente il capogruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, Ciro Falanga, il 17 ottobre, rispondeva: "ciò che ci convince è il fine" del provvedimento che è "ridurre l'eccessivo carico della Cassazione".
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