Torino – Il Toro e la Fiorentina, gli scout e la scuola, la festa e le lezioni. C’è spazio per tutto nella visita che Matteo Renzi ha fatto al Cottolengo di Torino; per tutto tranne che per la politica. “E’ venuto qui come un pellegrino, non come un politico” racconta all’Agi Don Andrea Bonsignore, rettore dell’istituto torinese, “Lui ha parlato di buona scuola, io ho parlato di buona scuola, ma riferendoci al rapporto che deve esserci tra docenti e studenti. Credo che sia necessario pensare meno a come stanno gli insegnanti e più a come stanno i ragazzi”.
Renzi, vorrei bacchetta di Harry Potter per una scuola più aperta
Il presidente del Consiglio ha scherzato con i ragazzi, scusandosi delle ore di lezione che ha fatto perdere e loro non si sono lasciati sfuggire la battuta: resti anche di più, se ne ha voglia. “Avevamo pensato a questo incontro come a una festa per i ragazzi ed è esattamente quello che è stato” dice Don Andrea, “li ho visti felici e questo basta a farmi dire che ne è valsa la pena. E’ stato soprattutto un momento di condivisione: gli abbiamo raccontato ciò che facciamo e lui rimasto sinceramente impressionato, stupito. Le parole che ha speso per noi qui e sui social ci hanno fatto piacere e ci hanno onorato”.
Con Don Andrea e gli 80 dipendenti della struttura, Renzi “si è impegnato a fare il punto sugli ostacoli che una realtà come il Cottolengo deve affrontare, essendo categorizzata come scuola paritaria quando invece la sua missione è andare incontro alle esigenze delle fasce sociali più deboli”.
“Renzi ha detto bellissime parole sul mondo dei nostri docenti, che è molto particolare” aggiunge Don Andrea, “Ha detto ai ragazzi che hanno una grande fortuna a frequentare una delle scuole più belle d’Europa e abbiamo avuto uno scambio di battute sui rispettivi desideri: il mio, di vedere un giorno una scuola così aperta alla diversità che non sia più necessaria una struttura come il Cottolengo; e il suo, avere una bacchetta magica per una scuola con più sport e più attenzione alle barriere architettoniche” .
Al premier, Don Andrea ha anche chiesto un riconoscimento per gli insegnanti di sostegno che operano in contesti sociali come il Cottolengo; docenti che, dice, “hanno fatto una scelta di cuore”. (AGI)