I piu' grandi esperti nazionali ed internazionali di tumori endocrini si riuniranno a Verona da lunedi' 25 a mercoledi' 27 giugno per un workshop internazionale che costituisce l'evento dell'anno su questo argomento. La manifestazione consacra nel contempo il gruppo di studio medico, chirurgico e di ricerca dell'Universita' di Verona che opera all'interno del Policlinico G. B. Rossi sotto la direzione del Prof. Paolo Pederzoli, presidente onorario del workshop, come punto di riferimento mondiale nella diagnosi, il trattamento e la ricerca chimica e di base di questo tipo di neoplasie, in speciale modo dei tumori del pancreas.
Le neoplasie pancreatiche da sempre rappresentano il settore di maggior interesse dell'equipe, che lavora nel Centro Regionale di Alta Specializzazione (21 medici, di cui 13 in formazione e 2 dottorandi), e ricovera ogni anno oltre 1200 pazienti da tutta Italia. La maggior parte degli interventi eseguiti dall'equipe e' rappresentata dalle resezioni pancreatiche maggiori che superano oggi nel loro insieme i 300 casi/anno, facendo di Verona il 1° Centro Nazionale e tra i primi 5 nel mondo. Nell'aprile di quest'anno il gruppo chirurgico ha raggiunto il numero di 1000 duodeno-cefalo-pancreasectomie (intervento demolitivo della testa del pancreas considerato tra i piu' difficili in ambito chirurgico) nell'arco degli ultimi 15 anni. Questa esperienza rappresenta una delle prime quattro mondiali ed e' stata riconosciuta dal Council della European Hepato-Pancreato-Biliary Association (EHPBA). I tumori endocrini sono un ampio gruppo di neoplasie nelle quali le cellule cancerose sono localizzate nelle ghiandole endocrine, in particolare la tiroide, il pancreas, la paratiroide, la ghiandola surrenale e l'ipofisi. Sono classificabili come tumori molto rari anche se, negli Usa, sono oltre 25000 le persone che ogni anno si ammalano di tumori di questa famiglia.
In Italia le neoplasie delle ghiandole endocrine colpiscono 1 soggetto su 10000, questa estrema rarita' ha fatto si' che, pur esistendo dei centri d'eccellenza, si sappia ancora molto poco riguardo queste malattie. E i dati sono allarmanti: le neoplasie esocrine costituiscono circa l'80% di quelle che colpiscono la ghiandola e rappresentano, nei paesi occidentali, la quarta causa di morte per tumore. In Italia si verificano piu' di 8 mila nuovi casi l'anno, soprattutto nella popolazione adulta, e ancora di piu' in quella anziana. Negli ultimi 20 anni la loro incidenza e' notevolmente aumentata, soprattutto nei paesi sviluppati. Questi tumori sono piu' frequenti nei maschi con un rapporto 1,5 uomini ogni donna, compaiono tra i 40 e i 70 anni. Tra i massimi esperti mondiali che confluiranno a Verona per il workshop organizzato dal Prof. Paolo Pederzoli, e dal Dr. Massimo Falconi, Professore aggregato di chirurgia dell'Universita' degli Studi di Verona che presiedera' i lavori, figurano il Prof. Carlo Fernandes De Castillo, Vice Chairman Surgical Department of Massachusset General Hospital.
Ed ancora il Prof. Carlo Croce, Chairman of Comprehensive Cancer Center of Ohio State University. E poi ancora, Wouter de Herder (Rotterdam - The Netherlands), Robert Jensen (Bethesda - USA), Reza Kianmanesh (Colombes - France), Larry Kvols (Tampa - USA), Kjell Oberg (Uppsala - Sweden), Philippe Ruszniewski (Paris - France), Bertram Wiedenmann (Berlin - Germany), James C. Yao (Houston - USA). Di qui l'importanza acquisita nel tempo dal gruppo di studio guidato dal Prof. Pederzoli. A Verona si registra il piu' alto tasso di casistica clinica a livello nazionale. Sono ben 2500 i pazienti che vengono ogni anno visitati nelle strutture scaligere.
Tutti i dati dei pazienti ricoverati sono inseriti in un database che viene aggiornato semestralmente, costituendo uno dei piu' grandi patrimoni clinici di fondamentale importanza per la ricerca e conoscenza degli approcci terapeutici adottati. L'attivita' scientifico-assistenziale pancreatica ha un approccio multidisciplinare e coinvolge circa 100 medici residenti con l'apporto di colleghi di fama nazionale ed internazionale (visiting professors) che vengono periodicamente presso il centro di Verona. Esiste, inoltre, una partnership istituzionale formalizzata con il Massachusset General Hospital (Harvard University) di Boston per la ricerca sulle neoplasie. L'incidenza delle neoplasie esocrine e' di 2,5 volte superiore nei fumatori rispetto ai non fumatori, anche in relazione al numero di sigarette fumate (con 40 sigarette al giorno la probabilita' di svilupparlo e' 10 volte superiore a un non fumatore).
La sopravvivenza media ad un anno dalla diagnosi non supera il 10%. Inoltre, per forme neoplastiche cosi' aggressive la prevenzione e' quasi impossibile. A questa prognosi contribuiscono sicuramente fattori legati ad una aggressivita' biologica della malattia, ma anche alla difficolta' diagnostica in fase precoce. Questo e' legato all'ubicazione della ghiandola, alla presenza di sintomi non univoci che precocemente indirizzino il paziente o il curante. Il sintomo prevalente e', infatti, il dolore che, quando compare, e' legato ad una massa tumorale gia' avanzata. La resezione chirurgica della neoplasia rimane ancora oggi un caposaldo nell'approccio alla malattia anche se il ritardo diagnostico rende possibile questo approccio per non piu' del 20% dei pazienti. E' tuttavia una chirurgia difficile con una elevata morbilita' e mortalita' in centri non esperti (circa il 15-20%). Percentuale che scende al di sotto del 2% nei centri esperti che eseguano piu' di 100 demolizioni di ghiandola pancreatica all'anno. "La ricerca scientifica sta attraversando un periodo di grande fervore e l'Italia in alcune aree si distingue per l'eccellenza dei risultati - sottolinea il Prof. Pederzoli - Se il nostro gruppo di studio medico, chirurgico e di ricerca si e' imposto all'attenzione mondiale lo si deve ad alleanze costruttive, a favore della ricerca, tra organizzazioni sanitarie ed enti privati, come Fondazione Zanotto, Banca Popolare di Verona, Novartis, altre fondazioni e istituzioni.
L'incontro offrira' quindi l'opportunita' di approfondire queste tematiche e comprendere il ruolo che la ricerca veronese sta avendo anche nel panorama internazionale." Come per altre neoplasie, l'approccio multidisciplinare rappresenta un valore aggiunto nel migliorare sia la prognosi che la qualita' di vita dei pazienti, soprattutto per le forme avanzate. Dopo una corretta diagnosi basata sul prelievo delle cellule neoplastiche dalla neoplasia mediante un ago sottile con l'ausilio della ecografia o della endoscopia, il malato deve essere indirizzato generalmente dal chirurgo all'oncologo o al radioterapista a seconda dello stadio di malattia. Se questi sono i dati di fatto attuali, la non buona prognosi, in generale, di questa malattia ha fatto si' che negli ultimi anni vi sia un grande fermento nella ricerca di nuovi bersagli molecolari sia nella direzione di una diagnosi precoce che di terapie piu' efficaci. E' il campo della cosiddetta ricerca "traslazionale" che dai laboratori cerca di portare in clinica il frutto degli studi di base. Il terreno delle neoplasie esocrine del pancreas, pur se ancora lontano da traguardi tangibili immediati, e' uno dei terreni piu' fertili e promettenti, a patto che gli investimenti siano adeguati e diretti a centri che osservando un alto numero di pazienti possano avere numeri e conoscenze di alto livello.
"Con gli oltre 15 mila casi considerati in 15 anni di attivita' - afferma il Prof. Pederzoli - possiamo contare su una banca dati unica al mondo, che ci ha consentito di raggiungere un livello di specializzazione altissimo e, cio' che piu' conta, un aumento importantissimo della qualita' e dell'aspettativa di vita dei nostri pazienti. A dispetto delle statistiche drammatiche riportate dai libri, il 25% dei nostri pazienti resecati e' ancora vivo a 5 anni dall'intervento. Le piu' illustri universita' internazionali ci chiedono di collaborare con loro e insieme stiamo portando avanti studi e ricerche nel campo della genetica perche', se e' vero che ancora non abbiamo capito come prevenire queste malattie, abbiamo capito che sono determinate da alterazioni poligeniche e che, come tali, devono essere trattate con terapie personalizzate, note come "target therapy".
Il nostro obiettivo - e speriamo che non rimanga un sogno - e' di dare vita ad un centro specializzato che possa contare su un gruppo di lavoro operante in un'unica struttura, un ospedale specializzato dove far confluire tutti i pazienti con patologia pancreatica. Cio' ci consentirebbe di dare speranza a molte piu' persone. In questo momento, infatti, non siamo in grado di far fronte alle liste di attesa e pensare di far aspettare dei malati di cancro e' drammatico. Inoltre non riusciamo a dare risposta ai malati affetti dalle malattie infiammatorie, in particolare a pazienti affetti da pancreatite acuta, nostro primo "amore"." In realta', l'ostacolo piu' difficile da superare - sottolineano gli esperti - e' quello della diagnosi, sempre troppo tardiva perche' difficile e variabile.
I tumori del pancreas sono tanti e diversi fra loro, ma in quasi tutti gli ospedali la casistica e' cosi' limitata da non consentire studi adeguati. "La maggior parte dei nostri colleghi vede solo adenocarcinomi. Noi - afferma il Dr. Massimo Falconi - su 15.000 mila pazienti osservati, stiamo seguendo un migliaio di pazienti con neoplasie pancreatiche definite rare ma che per noi rare non sono. E questa e' un'ulteriore prova che i grandi numeri consentono conoscenze, opzioni terapeutiche, vecchie e nuove, possibili solo attraverso una visione d'insieme piu' completa del problema. Abbiamo colto le grandi differenze che caratterizzano i diversi tumori che colpiscono questa piccola ghiandola e i medici della nostra e'quipe si sono specializzati per affrontarli. "Solo 4,5 anni fa al massimo - afferma Gino Bondano, direttore Business Unit Oncology Novartis - non sarebbe stato neppure ipotizzabile un dialogo aperto fra pubblico e privato. Oggi invece questa sinergia comincia ad essere palpabile. Il merito e' di entrambe le parti. Il governo italiano ha semplificato la macchina burocratica e le aziende, rispondendo alle grandi potenzialita' offerte dai ricercatori e dai medici italiani, hanno cominciato ad investire nel nostro Paese. In termini economici, poi, questa collaborazione sta portando i risultati auspicati, una maggiore visibilita' internazionale alla ricerca italiana, una riduzione del fenomeno della "fuga di cervelli" e, per i pazienti, disponibilita' di farmaci di ultima generazione con grande anticipo in linea con i paesi europei e con gli Stati Uniti."
E dal canto suo Nello Martini, presidente Aifa, sottolinea: "Il mercato farmaceutico complessivo in Italia nel 2006 e' risultato pari a 23.191 milioni di euro e il 74.8% di tale importo (pari a 17.340 milioni di euro) e' stato rimborsato dal SSN. La rilevanza economica e sanitaria del mercato farmaceutico italiano deriva dal fatto che esso rappresenta il sesto mercato mondiale. Poiche' i due terzi di tale mercato sono direttamente finanziati dallo Stato e' necessario che una parte di tale profitto sia reinvestito nel nostro Paese dalle Aziende Farmaceutiche, con progetto di Ricerca e Sviluppo. Sulla base dei dati elaborati dall'Osservatorio Nazionale sulle Sperimentazioni Cliniche, istituito presso l'AIFA, emerge che su oltre 4.300 sperimentazioni condotte in Italia dal 2000 al 2006, oltre il 60% e' costituito da ricerche di fase III, mentre le sperimentazioni di fase I-II risultano marginali ed in particolare la sperimentazione di fase I non superano l'1.5%. In altri termini cio' significa che il progetto di Ricerca e Sviluppo (R&S) sui farmaci viene definito e finanziato in altri Paesi e l'Italia si aggancia alla sperimentazione clinica nella fase pre-marketing. Tramite gli Accordi di Programma si intende promuovere ed incentivare le fasi precoci della sperimentazione, per valorizzare la ricerca di base che in Italia ha livelli di eccellenza ma che non riesce a traslarne i risultati nella pratica clinica.