S' all'innovazione ma con "misurato" entusiasmo e con qualche preoccupazione: l'automazione fa paura agli italiani soprattutto per il timore che si perdano posti di lavoro. Per questo, oltre il 40% chiede un tassa sui robot, in stile Bill Gates, il fondatore di Microsoft. Sono alcuni dei dati contenuti nel primo Diario dell'innovazione Agi-Censis "Uomini, robot e tasse: il dilemma digitale" presentato al Maxxi di Roma in occasione dell'#internetday.
L'innovazione spaventa i più vulnerabili
L'innovazione spaventa soprattutto i profili sociali più deboli e vulnerabili. In particolare, il 66,7% di coloro che vivono in famiglie di basso livello socio-economico e il 59,2% dei soggetti privi di titoli di studio superiori (diploma o laurea), sono convinti che i processi innovativi finiranno per ampliare la forbice tra i ceti sociali.
Un'ulteriore preoccupazione, si legge nel rapporto, viene dalla penetrazione dell'innovazione nei processi produttivi. Il 37,8% degli italiani ritiene che processi di automazione sempre più spinti e pervasivi determineranno un saldo negativo di posti di lavoro. Anche in questo caso le maggiori preoccupazioni sono riscontrabili tra chi non dispone di titoli di studio elevati (43,8%). Viceversa, il 33,5% degli intervistati ritiene che le opportunità aumenteranno in uno scenario di nuovi lavori ancora per gran parte inesplorato. Completano il quadro (il 28,5% del totale) quelli che ritengono che i posti di lavoro nel complesso non varieranno in termini numerici. Il cambiamento riguarderà semmai il tipo di lavoro che saremo chiamati a svolgere.
In molti ritengono lontano un futuro che è già qui
Dalla ricerca emerge anche che il valore positivo dell'automazione nei processi industriali è sottostimato: "Per un 10,0% di italiani parlare di automazione e di robotica significa proiettarsi in un libro di Isaac Asimov o tra gli androidi di Star Wars. Fantascienza, dunque, più che attualità o futuro prossimo". La maggior parte degli intervistati (il 40,6%), si concentra invece sui dispositivi, in parte già oggi disponibili, che possono migliorare la nostra vita quotidiana svolgendo al posto nostro compiti ritenuti faticosi o ripetitivi. Ci sono poi coloro che focalizzano l'attenzione sulla possibile disoccupazione che verrà generata dall'applicazione massiccia della robotica nei processi produttivi (il 29,9 del totale dei rispondenti, che salgono pero' al 41,6% considerando la sola componente meno istruita della popolazione). Solo il 18,7% degli italiani associa in prima istanza l'automazione e la robotica alla possibilità di ottimizzare i processi produttivi delle aziende aumentandone la competitività e la produzione di valore aggiunto. Il concetto di "fabbrica 4.0" e il delta di produttività che si potrà creare da un nuovo rapporto tra lavoratori e macchine sempre più intelligenti e connesse non sembra ancora diffuso nel panorama cognitivo del Paese.
Infine molti italiani chiedono una tassa sui robot: per il 42,1% la penetrazione dell'automazione e della robotica nei processi produttivi "deve essere in qualche modo regolata perché, sostituendo il lavoro umano, finiranno per determinare una riduzione del gettito fiscale complessivo". E' in pratica la posizione di Bill Gates, il fondatore di Microsoft, che ha di recente sostenuto che un robot dovrebbe essere tassato nella stessa misura del lavoratore che sostituisce. Una percentuale di fatto identica (il 41,6%) la pensa però diversamente: l'evoluzione scientifica e tecnologica seguirà il suo corso e non ha senso pensare di introdurre meccanismi che possano arginarlo o limitarlo. Completa il quadro delle opinioni la posizione - minoritaria - di chi ritiene che l'introduzione della robotica sia da incentivare come elemento di sostegno alla competitività delle imprese italiane (16,3%).