Trasloco di monumenti prima dell'inondazione. La Turchia perde il proprio patrimonio
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Trasloco di monumenti prima dell'inondazione. La Turchia perde il proprio patrimonio

Trasloco di monumenti prima dell'inondazione. La Turchia perde il proprio patrimonio

Una crisi che ha dato l’accelerazione finale per la costruzione di un’anonima new town che prenderà il posto di un panorama che, sparendo sott’acqua, è destinato a rimanere vivo solo in foto, e a generare tristezza negli occhi di ha avuto la sorte di attraversare in quel punto la valle del Tigri, e rimpianto nei cuori di chi quella stessa fortuna non la ha mai avuta.
Una crisi che ha dato l’accelerazione finale per la costruzione di un’anonima new town che prenderà il posto di un panorama che, sparendo sott’acqua, è destinato a rimanere vivo solo in foto, e a generare tristezza negli occhi di ha avuto la sorte di attraversare in quel punto la valle del Tigri, e rimpianto nei cuori di chi quella stessa fortuna non la ha mai avuta.
La Turchia ha deciso di trasferire un mausoleo antico 550 anni per salvarlo dall’inondazione con cui una diga artificiale cancellerà l’intera valle. Nella giornata di ieri un team di 50 persone ha lavorato per più di 5 ore per spostare la tomba di Zeynel Bey, principe della dinastia Akkoyunlu, morto nella battaglia di Otlukbasi (1473), in cui le truppe da lui guidate cedettero all’esercito ottomano. Una vittoria che rappresentò un punto di svolta per la dinastia che fondò l’impero, consolidando il suo controllo sull’intera regione a vent’anni esatti dalla presa di Costantinopoli.  L’opera, unica nel suo genere, ha abbandonato mestamente le rive del fiume Tigri su una piattaforma di asfalto speciale, per essere portata nel nuovo parco storico della nuova Hasan Keyf; new town sorta man mano che il progetto con cui la diga Ilisu si è avvicinato alla sua realizzazione.  La vera notizia tuttavia non è  il trasloco del mausoleo, che si concluderà nei prossimi 2 giorni, ma il via libera definitivo alla diga più controversa dell’intero progetto Gap, con il quale il governo turco è intervenuto sull’idrologia (e sul clima) dell’intero sud est del Paese; un via libera che significa la prossima, definitiva, sparizione della città vecchia di Hasan Keyf.  Se da un lato sono da apprezzare gli sforzi del governo turco, che ha preparato il trasloco in due anni e ha promesso, attraverso il ministro ai Beni Culturali Veysel Eroglu, la “massima sensibilità” nel trasporto di questa e altre 8 meraviglie architettoniche altrimenti destinate a rimanere sott’acqua, si ha l’impressione che il governo abbia vissuto la bellezza del borgo destinato ad essere sommerso sempre come un problema, mai come una risorsa.  Eroglu ci ha tenuto a sottolineare che l’Europa “è sempre stata contraria a questo progetto”. Più volte banche tedesche, francesi, austriache e svizzere hanno fornito garanzie e in alcuni casi apposto firme, prima di preferire le penali piuttosto che il rischio di una pubblicità negativa dovuta alla perdita di patrimonio che questo progetto comporta. La sconfitta del governo di Ankara sta non solo nella perdita inflitta al proprio stesso Paese, ma anche nella volontà di banalizzare l’intera questione, riducendola a un semplice tizzone del focolaio di polemiche che ormai da mesi vanno avanti con l’Europa.  Non era infatti quest’ultima a non volere la diga, ma qualsiasi visitatore che abbia avuto modo di ammirarne il paesaggio, compiere un viaggio nel tempo in un’atmosfera da medioevo islamico, si sarebbe opposto a una perdita del genere.  Più volte min sono trovato a parlare con la popolazione locale,  attratta da promesse destinate a rimanere inattese e prospettive così rosee da non aver neanche convinto tutti i residenti.  A dare il colpo di grazia a chi alla diga si è opposto fino all’ultimo è stato il calo verticale del turismo negli ultimi due anni. Hasan Keyf era infatti una meta frequentata, consigliata da tutte le guide della Turchia; tuttavia la ripresa del conflitto con il Pkk, gli attentati dell’Isis e il tentativo di colpo di stato dello scorso 15 luglio hanno inflitto un colpo mortale per il turismo e durissimo per l’economia del Paese.  Una crisi che ha dato l’accelerazione finale per la costruzione di un’anonima new town che prenderà il posto di un panorama che, sparendo sott’acqua, è destinato a rimanere vivo solo in foto, e a generare tristezza negli occhi di ha avuto la sorte di attraversare in quel punto la valle del Tigri, e rimpianto nei cuori di chi quella stessa fortuna non la ha mai avuta.(fotoservizio di Giuseppe Didonna)
La Turchia ha deciso di trasferire un mausoleo antico 550 anni per salvarlo dall’inondazione con cui una diga artificiale cancellerà l’intera valle. Nella giornata di ieri un team di 50 persone ha lavorato per più di 5 ore per spostare la tomba di Zeynel Bey, principe della dinastia Akkoyunlu, morto nella battaglia di Otlukbasi (1473), in cui le truppe da lui guidate cedettero all’esercito ottomano. Una vittoria che rappresentò un punto di svolta per la dinastia che fondò l’impero, consolidando il suo controllo sull’intera regione a vent’anni esatti dalla presa di Costantinopoli.  L’opera, unica nel suo genere, ha abbandonato mestamente le rive del fiume Tigri su una piattaforma di asfalto speciale, per essere portata nel nuovo parco storico della nuova Hasan Keyf; new town sorta man mano che il progetto con cui la diga Ilisu si è avvicinato alla sua realizzazione. La vera notizia tuttavia non è  il trasloco del mausoleo, che si concluderà nei prossimi 2 giorni, ma il via libera definitivo alla diga più controversa dell’intero progetto Gap, con il quale il governo turco è intervenuto sull’idrologia (e sul clima) dell’intero sud est del Paese; un via libera che significa la prossima, definitiva, sparizione della città vecchia di Hasan Keyf. Se da un lato sono da apprezzare gli sforzi del governo turco, che ha preparato il trasloco in due anni e ha promesso, attraverso il ministro ai Beni Culturali Veysel Eroglu, la “massima sensibilità” nel trasporto di questa e altre 8 meraviglie architettoniche altrimenti destinate a rimanere sott’acqua, si ha l’impressione che il governo abbia vissuto la bellezza del borgo destinato ad essere sommerso sempre come un problema, mai come una risorsa. Eroglu ci ha tenuto a sottolineare che l’Europa “è sempre stata contraria a questo progetto”. Più volte banche tedesche, francesi, austriache e svizzere hanno fornito garanzie e in alcuni casi apposto firme, prima di preferire le penali piuttosto che il rischio di una pubblicità negativa dovuta alla perdita di patrimonio che questo progetto comporta. La sconfitta del governo di Ankara sta non solo nella perdita inflitta al proprio stesso Paese, ma anche nella volontà di banalizzare l’intera questione, riducendola a un semplice tizzone del focolaio di polemiche che ormai da mesi vanno avanti con l’Europa. Non era infatti quest’ultima a non volere la diga, ma qualsiasi visitatore che abbia avuto modo di ammirarne il paesaggio, compiere un viaggio nel tempo in un’atmosfera da medioevo islamico, si sarebbe opposto a una perdita del genere. Più volte min sono trovato a parlare con la popolazione locale,  attratta da promesse destinate a rimanere inattese e prospettive così rosee da non aver neanche convinto tutti i residenti. A dare il colpo di grazia a chi alla diga si è opposto fino all’ultimo è stato il calo verticale del turismo negli ultimi due anni. Hasan Keyf era infatti una meta frequentata, consigliata da tutte le guide della Turchia; tuttavia la ripresa del conflitto con il Pkk, gli attentati dell’Isis e il tentativo di colpo di stato dello scorso 15 luglio hanno inflitto un colpo mortale per il turismo e durissimo per l’economia del Paese. Una crisi che ha dato l’accelerazione finale per la costruzione di un’anonima new town che prenderà il posto di un panorama che, sparendo sott’acqua, è destinato a rimanere vivo solo in foto, e a generare tristezza negli occhi di ha avuto la sorte di attraversare in quel punto la valle del Tigri, e rimpianto nei cuori di chi quella stessa fortuna non la ha mai avuta.(fotoservizio di Giuseppe Didonna)
La vera notizia tuttavia non è  il trasloco del mausoleo, che si concluderà nei prossimi 2 giorni, ma il via libera definitivo alla diga più controversa dell’intero progetto Gap, con il quale il governo turco è intervenuto sull’idrologia (e sul clima) dell’intero sud est del Paese; un via libera che significa la prossima, definitiva, sparizione della città vecchia di Hasan Keyf. 
La vera notizia tuttavia non è  il trasloco del mausoleo, che si concluderà nei prossimi 2 giorni, ma il via libera definitivo alla diga più controversa dell’intero progetto Gap, con il quale il governo turco è intervenuto sull’idrologia (e sul clima) dell’intero sud est del Paese; un via libera che significa la prossima, definitiva, sparizione della città vecchia di Hasan Keyf. 
Se da un lato sono da apprezzare gli sforzi del governo turco, che ha preparato il trasloco in due anni e ha promesso, attraverso il ministro ai Beni Culturali Veysel Eroglu, la “massima sensibilità” nel trasporto di questa e altre 8 meraviglie architettoniche altrimenti destinate a rimanere sott’acqua, si ha l’impressione che il governo abbia vissuto la bellezza del borgo destinato ad essere sommerso sempre come un problema, mai come una risorsa.
Se da un lato sono da apprezzare gli sforzi del governo turco, che ha preparato il trasloco in due anni e ha promesso, attraverso il ministro ai Beni Culturali Veysel Eroglu, la “massima sensibilità” nel trasporto di questa e altre 8 meraviglie architettoniche altrimenti destinate a rimanere sott’acqua, si ha l’impressione che il governo abbia vissuto la bellezza del borgo destinato ad essere sommerso sempre come un problema, mai come una risorsa.
Eroglu ci ha tenuto a sottolineare che l’Europa “è sempre stata contraria a questo progetto”. Più volte banche tedesche, francesi, austriache e svizzere hanno fornito garanzie e in alcuni casi apposto firme, prima di preferire le penali piuttosto che il rischio di una pubblicità negativa dovuta alla perdita di patrimonio che questo progetto comporta. La sconfitta del governo di Ankara sta non solo nella perdita inflitta al proprio stesso Paese, ma anche nella volontà di banalizzare l’intera questione, riducendola a un semplice tizzone del focolaio di polemiche che ormai da mesi vanno avanti con l’Europa.
Eroglu ci ha tenuto a sottolineare che l’Europa “è sempre stata contraria a questo progetto”. Più volte banche tedesche, francesi, austriache e svizzere hanno fornito garanzie e in alcuni casi apposto firme, prima di preferire le penali piuttosto che il rischio di una pubblicità negativa dovuta alla perdita di patrimonio che questo progetto comporta. La sconfitta del governo di Ankara sta non solo nella perdita inflitta al proprio stesso Paese, ma anche nella volontà di banalizzare l’intera questione, riducendola a un semplice tizzone del focolaio di polemiche che ormai da mesi vanno avanti con l’Europa.
Non era infatti quest’ultima a non volere la diga, ma qualsiasi visitatore che abbia avuto modo di ammirarne il paesaggio, compiere un viaggio nel tempo in un’atmosfera da medioevo islamico, si sarebbe opposto a una perdita del genere.  Più volte min sono trovato a parlare con la popolazione locale,  attratta da promesse destinate a rimanere inattese e prospettive così rosee da non aver neanche convinto tutti i residenti.      ola a un semplice tizzone del focolaio di polemiche che ormai da mesi vanno avanti con l’Europa. 
Non era infatti quest’ultima a non volere la diga, ma qualsiasi visitatore che abbia avuto modo di ammirarne il paesaggio, compiere un viaggio nel tempo in un’atmosfera da medioevo islamico, si sarebbe opposto a una perdita del genere. Più volte min sono trovato a parlare con la popolazione locale,  attratta da promesse destinate a rimanere inattese e prospettive così rosee da non aver neanche convinto tutti i residenti. ola a un semplice tizzone del focolaio di polemiche che ormai da mesi vanno avanti con l’Europa. 
A dare il colpo di grazia a chi alla diga si è opposto fino all’ultimo è stato il calo verticale del turismo negli ultimi due anni. Hasan Keyf era infatti una meta frequentata, consigliata da tutte le guide della Turchia; tuttavia la ripresa del conflitto con il Pkk, gli attentati dell’Isis e il tentativo di colpo di stato dello scorso 15 luglio hanno inflitto un colpo mortale per il turismo e durissimo per l’economia del Paese. 
A dare il colpo di grazia a chi alla diga si è opposto fino all’ultimo è stato il calo verticale del turismo negli ultimi due anni. Hasan Keyf era infatti una meta frequentata, consigliata da tutte le guide della Turchia; tuttavia la ripresa del conflitto con il Pkk, gli attentati dell’Isis e il tentativo di colpo di stato dello scorso 15 luglio hanno inflitto un colpo mortale per il turismo e durissimo per l’economia del Paese. 
Una crisi che ha dato l’accelerazione finale per la costruzione di un’anonima new town che prenderà il posto di un panorama che, sparendo sott’acqua, è destinato a rimanere vivo solo in foto, e a generare tristezza negli occhi di ha avuto la sorte di attraversare in quel punto la valle del Tigri, e rimpianto nei cuori di chi quella stessa fortuna non la ha mai avuta.
Una crisi che ha dato l’accelerazione finale per la costruzione di un’anonima new town che prenderà il posto di un panorama che, sparendo sott’acqua, è destinato a rimanere vivo solo in foto, e a generare tristezza negli occhi di ha avuto la sorte di attraversare in quel punto la valle del Tigri, e rimpianto nei cuori di chi quella stessa fortuna non la ha mai avuta.
La Turchia ha deciso di trasferire un mausoleo antico 550 anni per salvarlo dall’inondazione con cui una diga artificiale cancellerà l’intera valle. Nella giornata di ieri un team di 50 persone ha lavorato per più di 5 ore per spostare la tomba di Zeynel Bey, principe della dinastia Akkoyunlu, morto nella battaglia di Otlukbasi (1473), in cui le truppe da lui guidate cedettero all’esercito ottomano. Una vittoria che rappresentò un punto di svolta per la dinastia che fondò l’impero, consolidando il suo controllo sull’intera regione a vent’anni esatti dalla presa di Costantinopoli.  L’opera, unica nel suo genere, ha abbandonato mestamente le rive del fiume Tigri su una piattaforma di asfalto speciale, per essere portata nel nuovo parco storico della nuova Hasan Keyf; new town sorta man mano che il progetto con cui la diga Ilisu si è avvicinato alla sua realizzazione.  La vera notizia tuttavia non è  il trasloco del mausoleo, che si concluderà nei prossimi 2 giorni, ma il via libera definitivo alla diga più controversa dell’intero progetto Gap, con il quale il governo turco è intervenuto sull’idrologia (e sul clima) dell’intero sud est del Paese; un via libera che significa la prossima, definitiva, sparizione della città vecchia di Hasan Keyf.  Se da un lato sono da apprezzare gli sforzi del governo turco, che ha preparato il trasloco in due anni e ha promesso, attraverso il ministro ai Beni Culturali Veysel Eroglu, la “massima sensibilità” nel trasporto di questa e altre 8 meraviglie architettoniche altrimenti destinate a rimanere sott’acqua, si ha l’impressione che il governo abbia vissuto la bellezza del borgo destinato ad essere sommerso sempre come un problema, mai come una risorsa.  Eroglu ci ha tenuto a sottolineare che l’Europa “è sempre stata contraria a questo progetto”. Più volte banche tedesche, francesi, austriache e svizzere hanno fornito garanzie e in alcuni casi apposto firme, prima di preferire le penali piuttosto che il rischio di una pubblicità negativa dovuta alla perdita di patrimonio che questo progetto comporta. La sconfitta del governo di Ankara sta non solo nella perdita inflitta al proprio stesso Paese, ma anche nella volontà di banalizzare l’intera questione, riducendola a un semplice tizzone del focolaio di polemiche che ormai da mesi vanno avanti con l’Europa.  Non era infatti quest’ultima a non volere la diga, ma qualsiasi visitatore che abbia avuto modo di ammirarne il paesaggio, compiere un viaggio nel tempo in un’atmosfera da medioevo islamico, si sarebbe opposto a una perdita del genere.  Più volte min sono trovato a parlare con la popolazione locale,  attratta da promesse destinate a rimanere inattese e prospettive così rosee da non aver neanche convinto tutti i residenti.  A dare il colpo di grazia a chi alla diga si è opposto fino all’ultimo è stato il calo verticale del turismo negli ultimi due anni. Hasan Keyf era infatti una meta frequentata, consigliata da tutte le guide della Turchia; tuttavia la ripresa del conflitto con il Pkk, gli attentati dell’Isis e il tentativo di colpo di stato dello scorso 15 luglio hanno inflitto un colpo mortale per il turismo e durissimo per l’economia del Paese.  Una crisi che ha dato l’accelerazione finale per la costruzione di un’anonima new town che prenderà il posto di un panorama che, sparendo sott’acqua, è destinato a rimanere vivo solo in foto, e a generare tristezza negli occhi di ha avuto la sorte di attraversare in quel punto la valle del Tigri, e rimpianto nei cuori di chi quella stessa fortuna non la ha mai avuta.(fotoservizio di Giuseppe Didonna)
La Turchia ha deciso di trasferire un mausoleo antico 550 anni per salvarlo dall’inondazione con cui una diga artificiale cancellerà l’intera valle. Nella giornata di ieri un team di 50 persone ha lavorato per più di 5 ore per spostare la tomba di Zeynel Bey, principe della dinastia Akkoyunlu, morto nella battaglia di Otlukbasi (1473), in cui le truppe da lui guidate cedettero all’esercito ottomano. Una vittoria che rappresentò un punto di svolta per la dinastia che fondò l’impero, consolidando il suo controllo sull’intera regione a vent’anni esatti dalla presa di Costantinopoli.  L’opera, unica nel suo genere, ha abbandonato mestamente le rive del fiume Tigri su una piattaforma di asfalto speciale, per essere portata nel nuovo parco storico della nuova Hasan Keyf; new town sorta man mano che il progetto con cui la diga Ilisu si è avvicinato alla sua realizzazione. La vera notizia tuttavia non è  il trasloco del mausoleo, che si concluderà nei prossimi 2 giorni, ma il via libera definitivo alla diga più controversa dell’intero progetto Gap, con il quale il governo turco è intervenuto sull’idrologia (e sul clima) dell’intero sud est del Paese; un via libera che significa la prossima, definitiva, sparizione della città vecchia di Hasan Keyf. Se da un lato sono da apprezzare gli sforzi del governo turco, che ha preparato il trasloco in due anni e ha promesso, attraverso il ministro ai Beni Culturali Veysel Eroglu, la “massima sensibilità” nel trasporto di questa e altre 8 meraviglie architettoniche altrimenti destinate a rimanere sott’acqua, si ha l’impressione che il governo abbia vissuto la bellezza del borgo destinato ad essere sommerso sempre come un problema, mai come una risorsa. Eroglu ci ha tenuto a sottolineare che l’Europa “è sempre stata contraria a questo progetto”. Più volte banche tedesche, francesi, austriache e svizzere hanno fornito garanzie e in alcuni casi apposto firme, prima di preferire le penali piuttosto che il rischio di una pubblicità negativa dovuta alla perdita di patrimonio che questo progetto comporta. La sconfitta del governo di Ankara sta non solo nella perdita inflitta al proprio stesso Paese, ma anche nella volontà di banalizzare l’intera questione, riducendola a un semplice tizzone del focolaio di polemiche che ormai da mesi vanno avanti con l’Europa. Non era infatti quest’ultima a non volere la diga, ma qualsiasi visitatore che abbia avuto modo di ammirarne il paesaggio, compiere un viaggio nel tempo in un’atmosfera da medioevo islamico, si sarebbe opposto a una perdita del genere. Più volte min sono trovato a parlare con la popolazione locale,  attratta da promesse destinate a rimanere inattese e prospettive così rosee da non aver neanche convinto tutti i residenti. A dare il colpo di grazia a chi alla diga si è opposto fino all’ultimo è stato il calo verticale del turismo negli ultimi due anni. Hasan Keyf era infatti una meta frequentata, consigliata da tutte le guide della Turchia; tuttavia la ripresa del conflitto con il Pkk, gli attentati dell’Isis e il tentativo di colpo di stato dello scorso 15 luglio hanno inflitto un colpo mortale per il turismo e durissimo per l’economia del Paese. Una crisi che ha dato l’accelerazione finale per la costruzione di un’anonima new town che prenderà il posto di un panorama che, sparendo sott’acqua, è destinato a rimanere vivo solo in foto, e a generare tristezza negli occhi di ha avuto la sorte di attraversare in quel punto la valle del Tigri, e rimpianto nei cuori di chi quella stessa fortuna non la ha mai avuta.(fotoservizio di Giuseppe Didonna)
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