Il 7 maggio Repubblica in un articolo ha riferito di malumori di ministri e direttori generali verso Maria Elena Boschi per aver fatto inviare dal segretario generale della Presidenza del Consiglio, Paolo Aquilanti, una circolare interministeriale con cui, questa l'accusa, avrebbe "commissariato" il governo Gentiloni. Nel testo della circolare si legge: "Si richiama l'attenzione sulla necessità di far pervenire in preventiva visione al sottosegretario alla presidenza del Consiglio [?] ogni schema di provvedimento destinato ad essere adottato in forma di D.P.C.M. o di D.P.R. [?] Le stesse indicazioni dovranno essere seguite per gli schemi di atti amministrativi e per i documenti da sottoporre alla deliberazione o all'esame del Consiglio dei ministri".
La Boschi ha immediatamente replicato a Repubblica sostenendo che si trattasse di un "classico esempio di fake news. Nessun commissariamento, semplicemente il segretario generale di Palazzo Chigi ha inviato una circolare con cui ha invitato i ministeri a rispettare le regole che già esistono, nulla di nuovo".
Cosa si è chiesto di vagliare preventivamente
Per stabilire se il sottosegretario alla presidenza del Consiglio abbia ragione o meno bisogna innanzitutto chiarire su quali atti abbia chiesto di esercitare una visione preventiva.
In primo luogo si tratta dei D.P.C.M, cioè dei Decreti del presidente del Consiglio dei ministri, che sono atti amministrativi in forma di decreti ministeriali. Sarebbe oggettivamente strano che gli schemi di tali atti non fossero inviati per tempo alla presidenza del Consiglio, che poi li deve emanare assumendosene la responsabilità politica.
Meno chiaro potrebbe sembrare, a prima vista, il caso dei D.P.R., i Decreti del Presidente della Repubblica. Tuttavia nell'ordinamento italiano, per salvaguardare l'irresponsabilità politica del Presidente della Repubblica, è previsto che nessun atto del Quirinale sia valido se non è controfirmato dal ministro competente. Per tutti gli atti legislativi - e per una serie di altri atti indicati per legge - e' poi necessaria la controfirma del presidente del Consiglio. Anche in questo caso si capisce dunque l'esigenza di un vaglio preventivo del provvedimento.
Infine la circolare menziona tutti gli atti che devono essere sottoposti "alla deliberazione o all'esame" del Consiglio dei ministri. Anche in questo caso la motivazione è pratica: in base all'articolo 5 comma 1 lettera d) della legge 400/1988 (che disciplina l'attivita' di governo) il presidente del Consiglio "controfirma ogni atto per il quale e' intervenuta deliberazione del Consiglio dei ministri". Anche in questo caso è dunque necessario, al fine di evitare che la presidenza del Consiglio firmi in bianco, che l'atto venga inviato preventivamente, come richiesto dalla circolare.
Cosa giustifica la richiesta della Boschi
Al di là di queste motivazioni di buon senso, c'è poi anche un regolamento che fissa "le regole" cui fa riferimento la Boschi. Si tratta del regolamento interno del Consiglio dei ministri, emanato in base alla legge 400/1988 con un decreto del presidente del Consiglio. La sua formulazione attuale risale al 1993, con un aggiornamento effettuato nel 2007.
In base all'articolo 3 di tale regolamento, "il ministro che intende proporre l'iscrizione di un provvedimento o questione all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri, ne fa richiesta al presidente del Consiglio allegando lo schema relativo, con la necessaria documentazione".
Non solo. Come dispone l'articolo 4, gli schemi "sono esaminati in una riunione preparatoria [?] due giorni prima della riunione del Consiglio, al fine di pervenire alla loro redazione definitiva".
La riunione "è coordinata dal Sottosegretario alla Presidenza con funzioni di segretario del Consiglio dei ministri" e, una volta terminata, "l'elenco dei provvedimenti che possono essere inseriti nell'ordine del giorno del Consiglio dei ministri è trasmesso, per il tramite del sottosegretario alla Presidenza, al Presidente del Consiglio dei ministri".
Dunque Maria Elena Boschi ha ragione. Quanto specificato dalla circolare è l'assoluta normalità nel funzionamento del Consiglio dei ministri e sono questioni che interessano il ruolo formale di sottosegretario di cui è incaricata.
I malumori registrati ora dai retroscenisti insistono infatti sulla forma della comunicazione, più che sul suo contenuto. E la motivazione che avrebbe indotto la Boschi a ricordare proprio ora e proprio in questo modo il contenuto di un regolamento interno, sempre secondo le ricostruzioni giornalistiche, sarebbe legata all'incidente sulle norme anticorruzione di poche settimane fa. Allora si era cancellato "per errore" il comma della legge sugli appalti che consentiva all'Anac di intervenire su sospette irregolarita' prima dei giudici. Una svista che il sottosegretario Boschi ha pagato duramente in termini di immagine e che non si vuole ripetere.