Washington Post, la retorica di Trump lontana dai fatti
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Washington Post, la retorica di Trump lontana dai fatti

Washington Post, la retorica di Trump lontana dai fatti

di Nuccia Bianchini
 Il discorso inaugurale di Donald Trump dopo l'elezione (Foto Afp)
 Il discorso inaugurale di Donald Trump dopo l'elezione (Foto Afp)
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  • "Washington ha prosperato, ma la gente non ha condiviso la sua ricchezza": Trump si riferisce ai politici quando parla di Washington. Le periferie attorno alla capitale Usa sono tra le più ricche del Paese, perché collegate ai lauti stipendi di chi lavora nell'amministrazione. Ma la crescita è rallentata negli ultimi anni, in parte a causa degli tagli alle spese per la Difesa. E in definitiva Washington, dal 2006, è cresciuto sostanzialmente alla stessa velocità del resto della nazione.
  • "Siete decine di milioni, come il mondo non ha mai visto prima": Il 'movimento', come Trump chiama il consenso popolare che lo ha portato alla Casa Bianca, non è affatto così "storico". Trump ha avuto quasi 2,9 milioni di voti in meno rispetto a Hillary Clinton, che ha incassato più di qualsiasi altro candidato perdente nella storia delle presidenziali Usa.
  • "Madri e bambini sono intrappolati nella povertà delle città": "Il tasso di povertà nelle aree metropolitane è pari a quello nazionale, 13,5%, ed è rimasto sostanzialmente invariato nei due mandati di Obama.
  • "Crimine, bande e droghe...questo massacro finisce qui": I crimini violenti e contro la proprietà sono diminuiti nettamente negli ultimi due decenni. Gli omicidi hanno avuto un picco nel 2015 e nel 2016, ma sono comunque molto al di sotto dei record registrati negli anni tra la fine degli '80 e l'inizio dei '90.
  • "Abbiamo arricchito l'industria estera a danno di quella americana; aiutato gli eserciti di altri Paesi, indebolendo il nostro": Qui Trump sembra volersi riferire agli accordi di libero scambio. Ma molte industrie americane crescono quando sono in grado di vendere i loro prodotti all'estero. Quanto agli eserciti, Trump si riferisce forse alle basi militari americane all'estero: secondo un rapporto del Senato nel 2013, gli Usa spendono 10 miliardi all'anno per le basi all'estero, un'inezia rispetto alla spesa di 500 miliardi all'anno iscritta nel bilancio nazionale per la Difesa. Gli Usa inoltre aiutano militarmente due Paesi, Egitto e Israele (circa 6 miliardi all'anno, con il vincolo però che ne spendano la gran parte in Usa). Quanto all'esercito americano indebolito, è un'iperbole che non corrisponde alla realtà: l'esercito americano è di gran lungo il più forte e potente del mondo, come dimostrano le classifiche stilate da Globalfirepower.com; tanto per fare un esempio, alla fine dell'anno scorso, gli Usa disponevano di 19 portaerei, quando nessun altro Paese ne ha più di 4.
  • "Abbiamo speso miliardi e miliardi oltreoceano, abbiamo reso altri Paesi ricchi, quando la nostra ricchezza, forza e fiducia si è dissolta": Gli aiuti Usa ai Paesi stranieri ammontano a meno dell'1% dei bilancio (18 miliardi in aiuti allo sviluppo, 8 miliardi per l'assistenza alla sicurezza). Il Piano Marshall, con cui il presidente Harry S. Truman volle aiutare l'Europa a risollevarsi dopo la Seconda Guerra Mondiale, era superiore ai 100 miliardi di dollari attuali. Forse quando parla di "miliardi e miliardi di dollari" Trump comprende le guerre. Quella in Iraq ha avuto un costo stimato in 1.700 miliardi fino a tutto il 2013 (anche se si prevede che crescerà a 6mila miliardi nel 2053 per gli interessi sul debito: Bush decise di non innalzare le tasse per coprire i costi). E certamente non si può dire che la guerra abbia reso l'Iraq "ricco". Inoltre, gli Usa sono di gran lunga molto più ricchi di qualunque altro Paese: secondo l'Fmi, hanno un prodotto interno lordo di 18mila miliardi di dollari, un terzo più grande di quello della Cina, che è il bersaglio più frequente degli strali di Trump e il suo rivale economico più insidioso. E l'americano medio comunque è infinitamente più ricco della media mondiale.
  • "Fabbriche chiuse, milioni e milioni di lavoratori lasciati a casa e la ricchezza della classe media redistribuita nel mondo": Con un'esagerazione, attribuisce tutto il declino della produzione manufatturiera al commercio estero. Gli americani che lavorano nella manifattura sono 12,3 milioni, sono aumentati dunque rispetto agli 11,5 milioni nel 2010. Sono però meno dei 17 milioni degli anni '90. Alcuni analisti calcolano in 1 o 2 milioni i posti di lavoro persi in Usa a causa dell'ingresso della Cina nel Wto. Ma il declino nella forza manifatturiera potrebbe essere dovuto anche alla automazione (e non al fatto che il lavoro se ne va oltreoceano) o alla minore propensione alla spesa dei consumatori. Nel frattempo il tasso di disoccupazione è al 4,7, dimezzato rispetto al 10% all'indomani della Grande Recessione.
  • "Dobbiamo proteggerci dallo scempio di Paesi che fanno i nostri prodotti, rubano le nostre aziende,distruggono i nostri posti di lavoro": E sul punto il Washington Post è impietoso. Trump, che continua ad attaccare le aziende che delocalizzano all'estero, ha promesso di farle tornare in Usa. Eppure - ricorda - egli stesso fa produrre una serie di suoi prodotti all'estero. Il quotidiano indica almeno 12 Paesi (dalla Cina all'Olanda, dal Messico, all'India, passando per Vietnam e SudCorea) dove il miliardario, divenuto presidente degli Stati Uniti, fa produrre di tutto: dall'oggettistica per i Trump Hotel all'acqua minerale, la Trump Natural Spring Water, passando per l'oggestica di Trump Home o gli abiti di Donald J.TRump Collection.
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