Grillo si sbaglia, M5S non è il movimento più grande d'Europa
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Grillo si sbaglia, M5S non è il movimento più grande d'Europa
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Roma - Nel suo “contro-discorso” di Capodanno, Beppe Grillo ha ripercorso le tappe che hanno portato il Movimento 5 Stelle dalla nascita a dove è ora. Ha sostenuto che “adesso [il M5S] è diventato il primo movimento politico d’Europa”. L’affermazione deve essere parsa esagerata anche ai redattori del blog di Grillo, oppure il leader del Movimento ha deviato rispetto ad una traccia scritta. Nella trascrizione che si trova sul sito, infatti, è sparito “d’Europa”, lasciando solo “il primo movimento politico”.
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Prima di entrare nel merito della questione, bisogna risolvere un dilemma preliminare: qual è la differenza tra movimento e partito?
Come ben spiegato in questo articolo sulla rivista online Spazio Filosofico, da un punto di vista normativo in Italia la questione è ambigua. La Costituzione non dà una definizione di “partito” e il legislatore tende ad accomunare nelle sue previsioni i “partiti politici” e i “movimenti politici”, senza distinguerli. E infatti il Popolo della Libertà, a statuto, si autodefiniva un “movimento”, così come fanno Lega Nord e Scelta Civica. Sinistra Ecologia e Libertà, poi, si autodefinisce una “organizzazione politica”. Distinguo lessicali da cui, appunto, il legislatore per ora non ha mai fatto discendere alcuna conseguenza.
A fine 2014 si era posto il problema se, al di là della questione giuridica, il M5S fosse un movimento o un partito anche lo storico e saggista Aldo Giannuli. Secondo la definizione adottata da Giannuli, “un movimento è, per sua natura, un soggetto parziale ed “orizzontale”, cioè tende ad associare tutte le persone di una certa area sociale, anche molto ampia (studenti oppure operai, o contribuenti, donne, ecc.) per porre un determinato problema: la condizione della donna, il diritto allo studio, la condizione di vita in fabbrica, l’eccessivo carico fiscale, l’accoglienza agli immigrati o, vice versa, il bisogno di respingerli […]. Dove i movimenti sono parziali per la tematica, il partito è generalista e dove i movimenti sono potenzialmente universalisti (accogliendo tutti i possibili interessati alla sua tematica) i partiti sono “parziali” e “dividono” cioè sono rappresentanti di parte (appunto: partiti) […]. Quindi, cari amici del M5s, mettetevi l’anima in pace: siete già un partito, dovete solo scegliere che tipo di partito essere”.
La definizione di Giannuli sembra risentire fortemente di quella del grande filosofo americano Michael Walzer, secondo cui i movimenti “si focalizzano su un singolo traguardo raggiungibile o su un insieme di obiettivi strettamente connessi”, mentre un partito “mira a mettere assieme la coalizione più ampia possibile di organizzazioni, interessi, movimenti, fazioni e personalità”. Insomma, conclude Walzer, “i movimenti sono ‘cause’, mentre i partiti sono macchine”.
Si può dunque dire che, in base ad una definizione terminologica, il M5S è un partito e non un movimento, anche se la “macchina” M5S è sicuramente diversa da quella degli altri partiti italiani. Non c’è infatti uno “statuto” ma un “non-statuto”, e non ci sono tessere e congressi ma consultazioni on-line sulla piattaforma Rousseau. Si può comunque archiviare la questione partito-movimento riconoscendo che, da un punto di vista giuridico, la soluzione del dilemma è irrilevante.
Il M5S a confronto con gli altri partiti in Italia
Per valutare l’affermazione di Beppe Grillo, il confronto va dunque fatto con gli altri partiti. Già in Italia i Cinque Stelle non sono la prima comunità politica: alle ultime elezioni politiche del 2013 il Pd ha ottenuto quindi 148.116 voti in più del M5S alla Camera, e quasi 1.300.000 voti in più al Senato. In base agli ultimi sondaggi del 2016, anche nelle intenzioni di voto il M5S sarebbero dietro ai democratici. Quanto agli iscritti, secondo quanto sostenuto lo scorso ottobre dal blog di Grillo, quelli del M5S al primo gennaio 2016 erano 135.023. Gli iscritti del Pd – nel 2015, dati diffusi dal partito a febbraio 2016 – erano 385.320.
Il M5S a confronto con gli altri partiti in Europa
Allargando poi al resto d’Europa, il M5S finisce dietro a una molteplicità di forze politiche. Nel Regno Unito – Paese che come l’Italia ha ormai un sistema tripolare – nelle elezioni del 2015 sia i conservatori sia i laburisti hanno preso in assoluto più voti (più di 11 e 9 milioni, rispettivamente) e percentuali più alte (il 36,9% e il 30,4%). Ancora più lontane le forze politiche tedesche, anche se va considerato che la Germania ha una popolazione superiore di circa un terzo rispetto all’Italia. Qui nel 2013 la Csu di Angela Merkel ha raccolto più di 16 milioni di voti (37,2%) e i socialisti della Spd quasi 13 milioni di voti (29,4%).
In numeri assoluti il M5S sopravanza i partiti di Francia e Spagna, gli altri due Paesi con una popolazione paragonabile a quella dell’Italia. Qui però i partiti vincitori (socialisti in Francia nel 2012 e popolari in Spagna nel 2016) hanno conquistato percentuali più elevate del M5S alle ultime tornate elettorali, rispettivamente il 29,35% il Ps francese e il 33% il Pp spagnolo. E considerando l’intera Europa, sono decine i partiti che prendono percentuali superiori al movimento di Grillo.
A meno di non distorcere grandemente il significato letterale di quanto sostenuto da Grillo nel suo messaggio di Capodanno, si può dire con certezza che l’ex comico genovese abbia detto una falsità.
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