Cia: hacker russi dietro la vittoria di Trump
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Cia: hacker russi dietro la vittoria di Trump
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  • L'accusa
    Secondo la Cia "emerge l'intervento di hacker legati a Mosca con l'obiettivo di favorire un candidato rispetto all'altro". Ovvero di "aiutare Trump a essere eletto", ha riferito un alto funzionario al corrente di quanto riferito dai responsabili dei servizi segreti ad alcuni senatori.
  • La replica di Trump
    Ad anticipare le conclusioni del rapporto sugli attacchi hacker pre-elezioni commissionato da Barack Obama è stato il Washington Post. Dura la replica dello staff del presidente eletto che in una nota non firmata si è chiesto se gli analisti che hanno redatto il rapporto "non siano gli stessi che dissero che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa", l'argomento poi rivelatosi falso che servì a George W. Bush per invadere l'Iraq nel 2003. "L'elezione si è conclusa molto tempo fa - continua la nota - in una delle più grandi vittorie elettorali della storia. E' giunto il momento di andare avanti e rendere l'America di nuovo grande".
  • Obama vuole verifica cyber attacchi
    La Cia ha condiviso la sua ultima valutazione con un gruppo di senatori in un briefing a porte chiuse a Capitol Hill la scorsa settimana, in cui i funzionari dell'agenzia avrebbero portato sul tavolo un massiccio carteggio proveniente da più fonti. Il 29 novembre sette senatori democratici della Commissione per i servizi segreti avevano infatti chiesto alla Casa Bianca di desecretare quanto scoperto sulle interferenze russe e i cyber attacchi sulle elezioni. Da parte sua Obama a inizio settimana aveva ordinato "un riesame completo di quanto accaduto durante il processo elettorale del 2016", come ha spiegato la consigliera per la sicurezza nazionale, Lisa Monaco. Il presidente uscente vuole il rapporto prima del 20 gennaio, data in cui lascerà la Casa Bianca. Il dossier, stilato da 17 agenzie di intelligence, sarà supervisionato dal direttore uscente del National Intelligence, James Clapper, il primo alto dirigente dell’amministrazione in carica a essersi dimesso dopo la vittoria di Donald Trump. Sembra comunque che al momento non vi siano prove che funzionari di Mosca abbiano ordinato agli hacker di consegnare a Wikileaks le mail dei democratici. Peraltro Julian Assange ha negato ogni relazione con Mosca. I servizi russi usano solitamente degli intermediari per questo tipo di operazioni così da poter negare alcun coinvolgimento.
  • I precedenti
    Già lo scorso 8 ottobre il Dipartimento della sicurezza nazionale e l'intelligence Usa avevano accusato Mosca di avere organizzato una campagna hacker su larga scala per interferire nelle elezioni presidenziali, incluse le incursioni nei server del Partito democratico e di altri esponenti politici. “La comunità dell'intelligence americana ritiene che il governo russo abbia diretto le recenti incursioni nelle email di alcune personalità e istituzioni, incluse organizzazioni politiche americane”, spiegarono allora le autorità Usa, puntando il dito contro i sicuri mandanti: "esponenti di alto rango del governo russo". Alla vigilia della convention democratica di Filadelfia (25-28 luglio), infatti, Wikileaks pubblicò quasi 20mila mail inviate e ricevute dall’allora presidente del Partito, Debbie Wasserman Schultz, da cui emergeva che i big democratici fossero tutti schierati compatti con Hillary Clinton, arrivando complottare per favorire la ex first lady a scapito dello sfidante Bernie Sanders. Rivelazione che costò il posto a Schultz.

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