di Rita Lofano
Roma - Tra poco più di 48 ore si apriranno i primi seggi per le elezioni presidenziali dell'8 novembre, le più dure e senza esclusione di colpi che si ricordino. Un livello di scontro rappresentato dalla copertina del settimanale tedesco Der Spiegel con un fotomontaggio del candidato repubblicano Donald Trump e la rivale democratica Hillary Clinon coperti da fango incrostato e la scritta in inglese "The Next President".
RUSH FINALE, POI L'ATTESA DEL RISULTATO A NEW YORK
Con i sondaggi che, seppur con percentuali differenti, vedono Trump indietro ma sempre più vicino a Clinton, le ultime 48 ore saranno le più concitate. Entrambi i candidati inseguiranno l'ultimo voto utile. Impressionante il programma di Clinton, forte anche di una squadra senza pari: la candidata democratica sarà oggi in Ohio (Stato chiave quanto tradizionalmente in bilico dove è in leggero vantaggio Trump): l'Ohio assegna 18 grandi elettori sui 270 necessari per vincere. Non solo. Nelle ultime 13 elezioni presidenziali chi lo ha conquistato si è ritrovato sempre alla Casa Bianca. Clinton passerà poi in New Hampshire. In Wisconsin interverrà il candidato vicepresidente Tim Kaine. Nella decisiva Florida (29 grandi elettori) dove Hillary è stata co-protagonista con Trump nel fine settimana, sbarca il peso massimo Barack Obama. In Pennsylvanya (20 voti) giocherà le sue carte il vicepresidente Joe Biden e poi la ex First Daughter, Chelsea Clinton. Trump, che conta solo su se stesso, ha annullato un appuntamento in Wisconsin, per fare uno sgarbo al presidente (uscente) della Camera e leader del Grand Old Party (Gop) Paul Ryan - sostenitore riluttante se non recalcitrante del suo candidato - e si presenterà nel democraticissimo Minnesota. Prima sarà in Iowa, poi in Michigan e Pennsylvanya. Curiosità entrambi i candidati attenderanno l'esito del voto l'8 novembre sera nella loro città (d'adozione per Clinton): New York.
We face a serious choice on Tuesday: Will we act to protect the planet for our kids and grandkids, or do nothing? https://t.co/3TKJ4H68Kz pic.twitter.com/p75ZBNnzCx
— Hillary Clinton (@HillaryClinton) 6 novembre 2016
Great night in Denver, Colorado- thank you! Together, we will MAKE AMERICA GREAT AGAIN! #ICYMI watch rally here: https://t.co/B3hx04oeR7 pic.twitter.com/nGcRi3laqa
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 6 novembre 2016
Perché l'Fbi ce l'ha con Hillary Clinton
NUOVA TEGOLA SU CLINTON
Nel 2011 mentre Hillary era segretario di Stato (2009-2013), e quindi capo della diplomazia statunitense, il Qatar donò un milione di dollari alla Clinton Foundation per il 65esimo compleanno del marito, l'ex presidente Bill. Lo ha confermato - dopo le rivelazioni di WikiLeaks - la stessa Clinton Foundation, sentita da Reuters, di cui Hillary è stata membro dal 2013, non appena lasciò il dipartimento di Stato, fino a quando non si candidò alle presidenziali nel 2015. A parte l'opportunità di ricevere denaro da uno Stato straniero con cui Hillary Clinton, nella sua veste di capo della diplomazia americana, ha avuto costantemente occasione di trattare, la cosa grave è che violando gli stessi impegni assunti dall'attuale candidata democratica quando inizio' l'incarico, la donazione venne tenuta segreta. Clinton firmò un "ethic agreement", un impegno scritto con il presidente Barack Obama, per scongiurare possibili conflitti di interessi. Un portavoce della Clinton Foundation, che inizialmente si era trincerata dietro il più assoluto riserbo, dopo aver ammesso il fatto si è giustificato sottolineando che il milione di dollari ricevuto dal Qatar nel 2011 "non si discostava" dal sostegno garantito abitualmente dalla petrol-sultano sunnita del Golfo. No comment da Doha e dall'ambasciata a Washington. Così come il dipartimento di Stato ha confermato di essere all'oscuro della donazione del Qatar e che sarebbe comunque spettato alla Clinton Foundation notificarle la consegna del milione di dollari. Fondazione che ha annunciato che non accetterà più donazioni da Stati stranieri... se Hillary sarà eletta alla Casa Bianca.
QUARANTA MILIONI DI AMERICANI HANNO GIA' VOTATO
E sono gia' almeno 40 milioni gli americani che hanno votato: hanno approfittato dell'early voting, il voto anticipato, e sono già quasi un terzo del totale dei votanti nel 2012 (andarono alle urne circa 129 milioni di cittadini). Nessuno sa chi sono con precisione né tantomeno come hanno votato e dunque questi numeri vanno presi con estrema cautela. Ma qualche dato si può estrapolare e gli scenari che prefigurano sono in gran parte a favore della candidata democratica, Hillary Clinton. Si può per esempio dire che è cresciuta la corsa degli ispanici a votare e il loro massiccio afflusso, per esempio in Arizona, North Carolina, Colorado e Nevada (tutti Stati in cui la vittoria Democratica non è scontata) è un buon segno per l'ex segretario di Stato. Lo ha rilevato lei stessa visitando alcune comunità di immigrati cubani e portoricani sabato in Florida, uno Stato fondamentale per vincere le elezioni. "Stiamo vedendo una spinta enorme, un imponente numero di persone che vanno a votare, rompono record", ha detto parlando brevemente a Pembroke Pines, prima che la pioggia la costringesse a sospendere il comizio. Prima di salire sul palco, Clinton aveva ringraziato personalmente gli elettori in un centro allestito per il voto anticipato a West Miami. Secondo le stime di Daniel Smith, docente di scienze politiche presso la Florida University, qui l'aumento del voto anticipato tra gli ispanici è stato fino al 152 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2012. Non solo: secondo Steven Schale, che gestiva le operazioni della campagna di Barack Obama in Florida nel 2008, la maggioranza di questi ispanici sono persone con una scarsa propensione al voto (persone cioè che non hanno mai votato prima o che hanno votato solo in una delle ultime tre elezioni). Il che vuol dire che questi elettori non sono ben rappresentati nei sondaggi che circolano, i quali si concentrano sui probabili elettori.
ECCO COME FUNZIONA IL VOTO ANTICIPATO
Il voto anticipato viene incontro sia alle esigenze dei singoli Stati che, con modalità diverse l'uno dall'altro, possono in modo più ordinato l'enorme flusso degli elettori. Inoltre la procedura dà la possibilità di esprimere la propria preferenza anche a chi risulta difficile raggiungere le urne nell'Election Day. Pensiamo a chi abita o lavora lontano dal proprio seggio oppure a coloro che non hanno il tempo o la possibilità di mettersi in fila assieme a centinaia di altre persone. Le procedure di voto anticipato si chiudono domani e le schede saranno scrutinate tutte insieme l’8 novembre, alla chiusura dei seggi. Due le forme per esprimere il voto anticipato: di persona o per corrispondenza. Tornando agli scenari che si propettano con il voto anticipato di queste elezioni, da non sottovalutare il sesso dei votanti: in Michigan, North Carolina, Virginia, il voto anticipato ha attratto un gran numero di donne. Le donne sono più propense a votare Clinton di quanto non facciano gli uomini e dunque anche questo sembra un buon segno per Hillary. Il Michigan è uno Stato che premia di solito i democratici, ma in cui Trump stavolta annusa la vittoria. Quello che emerge e' anche una diminuzione del voto nero anticipato: in Georgia (favorevole ai repubblicani), North Carolina e Ohio (questi ultimi entrambi in bilico), i neri hanno partecipato all'early voting in maniera molto più bassa che nelle elezioni di quattro anni fa, quando erano galvanizzati dalla rielezione di Barack Obama, il primo presidente nero della storia americana. Il rovescio della medaglia di quel calo è il forte aumento del voto anticipato dei bianchi per esempio in Wisconsin, dove sono andati a votare in misura decisamente superiore che nel 2012: e questo invece suggerisce un vantaggio per Donald Trump (e infatti di solito il Wisconsin finisce nel bottino dei Democratici ma stavolta potrebbe sfuggire). (AGI)