Washington - Nel rush finale della campagna elettorale per le presidenziali Usa dell'8 novembre, è uscito a sorpresa il nuovo film del regista statunitense, Michael Moore, 'Michael Moore in TrumpLand'. Il regista celebrato per 'Farenheit 9/11' e Premio Oscar nel 2003 per 'Bowling for Columbine', ha presentato il film per la prima volta gratuitamente martedì notte in un cinema di Brooklyn, l'IFC Center di New York. E da oggi, riferisce la rivista The Hollywood Reporter', il documentario lungo 73 minuti comincia la sua 'corsa' nei cinema di tutto il Paese. "Il nostro obiettivo è che lo lo vedano quanti più americani possibile nei prossimi 5 o 10 giorni", ha spiegato il regista, che era presente in sala.
Il film-documentario è una performance del regista, noto per il suo attivismo politico di sinistra e acerrimo critico del candidato repubblicano Donald Trump: Moore parla dei due candidati e ipotizza cosa succederebbe nel caso in cui fossero eletti alla Casa Bianca. E' stato girato meno di due settimane fa, per due serate consecutive in un teatro di Wilmington, in Ohio, un luogo dove Trump ha avuto quattro volte i voti dell'avversaria, la democratica Hillary Clinton, nelle primarie. "Per noi, questa è TrumpLand", la Terra di Trump, ha spiegato ancora Moore. "Non ho voluto girarlo in un luogo sicuro, ma in un luogo dove abbiamo avuto bisogno di un sacco di sicurezza". Nel film, Moore dice che "le donne non creano tanti problemi quanto gli uomini". "Nessuna donna ha inventato la bomba a idrogeno o quella atomica e una ragazza non è mai andata in una scuola e si è messa a sparare. Siamo davvero al sicuro con il 51% della popolazione. Di qualunque cosa tu abbia paura, non indossa un abito o un tailleur".
Nel film anche alcuni segmenti immaginari di cosa accadrebbe con Trump alla Casa Bianca: bombardamenti aerei sulle città di frontiera messicane; Rosie O'Donnell, l'attivista per diritti dei gay, deportata alle isole Samoa. Moore, che alle primarie appoggiava il democratico Bernie Sanders, ha spiegato di aver voluto girare TrumpLand perché gli strateghi della Clinton non dovrebbero limitarsi a spaventare le persone pronte a votare per il magnate repubblicano. "Voglio dare ragioni positive per votare Clinton", ha osservato, al termine della proiezione. "Guardiamo al buono che c'è in lei. Non sto dicendo 'dimenticate il negativo', ma che c'è un sacco di buono". E poi ha aggiunto: "Non credo che convincerò molti a votare per Hillary. Uno dei miei obiettivi -ma non lo dovrei dire ad alta voce- è affossare il voto di Trump. Possono anche votarlo, ma non portare dieci persone a votare per lui". E Hillary Clinton, come papa Francesco per la Chiesa cattolica, può stimolare progressi che tirino fuori "il meglio del Paese". (AGI)