Roma - A 28 giorni dalle elezioni americane dell'8 novembre Hillary Clinton vola nei sondaggi. Secondo l'ultimo realizzato Politico/Morning Consult dopo il secondo duello in tv, la candidata democratica alla Casa Bianca ha vinto nettamente il dibattito: 5 punti di vantaggio sul candidato repubblicano Donald Trump, con l'aggravante che gli elettori percepiscono i repubblicani profondamente divisi. E adesso per chiudere la partita scendono in campo il presidente Usa Barack Obama, per attirare il 'voto nero', e l'ex vicepresidente Al Gore al fianco di Hillary.
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In realtà è tutta la 'squadra' democratica che scenderà in campo oggi al fianco della Clinton, una dimostrazione di compattezza che stride con la divisione dei repubblicani. L'ex segretario di Stato e Al Gore si ritroveranno all'università Miami Dade, l'aspirante 'first husband' Bill sarà anche lui in Florida. E lo stesso Obama sarà in Carolina del Nord, a Greensboro. Sedici anni fa, Al Gore perse le elezioni presidenziali proprio in Florida per 537 voti, e il fattore determinante alla sua sconfitta fu il fatto che Ralph Nader, il candidato dei Verdi, aveva drenato oltre 97.421 preferenze. Non è chiaro se Gore farà riferimento esplicito a Nader, ma certo la sua sola presenza sarà un'allerta agli elettori che pensano di votare la candidata dei Verdi, Jill Stein, o il Libertario, Gary Johnson, entrambi che pescano voti nel bacino della Clinton. Dopo il bruciante fallimento del 2000, Gore si è dedicato alle battaglie ambientaliste e oggi torna proprio nello Stato che sancì la sua sconfitta: una 'carta' giocata per conquistare il voto dei giovanissimi, i 'millennials', quelli che erano bambini nell'anno in cui perse le elezioni; e che finora hanno preferito l'idealismo di Bernie Sanders rispetto al freddo pragmatismo della candidata democratica. La location scelta per la 'rentree' è tutt'altro che casuale. La Florida non e' solo lo Stato appena fustigato dall'uragano Matthew, ma è anche una delle zone del Paese più a rischio per la crescita del livello del mare.
Intanto Wikileaks ha diffuso un'altra ondata di e-mail - circa 2mila - partite dall'account di quello che oggi è il responsabile della campagna di Hillary Clinton, John Podesta: e-mail che in realtà non sembrano rivelare altro che il confronto, giorno dopo giorno, degli uomini che erano attorno all'allora segretario di Stato. Lo staff elettorale della Clinton si è limitata a liquidare Trump come il "cheerleader di Putin". "La tempistica dimostra che anche Putin sa che Trump ha avuto un brutto week-end e un brutto dibattito". Dopo l'uscita del contestatissimo video sessista di Trump, sono tanti i repubblicani, anche di alto livello, che lo hanno attaccato, prendendo le distanze. E proprio contro di loro il candidato Gop si è scagliato in un tweet, sparando a zero contro "i repubblicani sleali". Questi, ha sottolineato, "sono molto più difficili della disonesta Hillary. Ti attaccano da tutte le parti. Non sanno come si vince - glielo insegnerò io!".
Disloyal R's are far more difficult than Crooked Hillary. They come at you from all sides. They don’t know how to win - I will teach them!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 11 ottobre 2016
(AGI)