Houston - Il secondo faccia a faccia in tv tra la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump è stato il dibattito più twittato della storia. La società che cinguetta ha precisato che è stato superato il record di 17,1 milioni di tweet toccato durante il primo duello, lo scorso 26 settembre.
I tre momenti più twittati sono stati quando Trump ha detto di essere in disaccordo con il suo candidato vice presidente Mike Pence sulle politiche in Siria, quando si è definito un gentiluomo e quando il tycoon ha detto che Hillary sarebbe in galera sotto la sua amministrazione.
Tonight's #debate was the most Tweeted ever, with more than 17 million debate-related Tweets sent.
— Twitter (@twitter) 10 ottobre 2016
Particolarmente aspro lo scontro sull'utilizzo di e-mail private da parte di Hillary Clinton quando era Segretario di Stato. "Se vinco darò istruzione al ministro della Giustizia di nominare un procuratore speciale per far luce sulla vicenda, perché non ci sono mai state tante bugie, tante cose nascoste", ha detto il magnate. "E' una fortuna che qualcuno con il temperamento di Trump non sia al comando", ha replicato lei. E lui di rimando: "Perche' tu saresti in prigione". Immediata la sollevazione su Twitter.
L'ex ministro della Giustizia dell'amministrazione Obama, Eric Holder, ha definito il tycoon "pericoloso/inadeguato" ricordando che il consulente legale del presidente Richard Nixon si dimise dopo aver ordinato un'inchiesta su un avversario. Preoccupato, l'ex ambasciatore americano in Russia, Michael McFaul, ha tirato in ballo "le autocrazie oggetto dei miei studi. Imbarazzante - ha aggiunto - che accada in America". "I candidati vincitori non minacciano di mettere i loro oppositori in prigione", ha reagito l'ex portavoce del presidente George W. Bush, Ari Fleisher: "Un presidente non minaccia di perseguire qualcuno con un'azione penale". "Chi farebbe il ministro della Giustizia di un presidente che pensa di poter influenzare l'azione giudiziaria contro i suoi avversari politici"?", si e chiesto lo 'speechwriter' di George W.Bush. E il premio Nobel per l'economia, oggi editorialista del New York Times, Paul Krugman, ha reagito indignato: "Cerchiamo di essere chiari: un candidato alla presidenza ha promesso di mettere il suo avversario in carcere se vince. Tutto il resto e' secondario". (AGI)